Ennio Caretto, Corriere della Sera, 17/04/2005, 17 aprile 2005
Piano Usa contro la cultura ”rossa”, Corriere della Sera, 17/04/2005 L’obiettivo è "demolire la rispettabilità intellettuale del Pci " , soprattutto sottrargli il dominio del cine italiano, che è in mano a "sospetti comunisti come Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Remigio Paone "
Piano Usa contro la cultura ”rossa”, Corriere della Sera, 17/04/2005 L’obiettivo è "demolire la rispettabilità intellettuale del Pci " , soprattutto sottrargli il dominio del cine italiano, che è in mano a "sospetti comunisti come Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Remigio Paone " . E più in generale "sventare il pericolo del neutralismo " in Italia, o peggio ancora "il suo ingresso nell’orbita dell’Urss " . Per raggiungerlo, il 30 agosto del 1955 l’Usis ( United States information service) invia ai suoi uffici un " Piano d’azione " aggiornato. Si tratta di avvicinare e nel caso degli scettici di convertire alla democrazia e al libero mercato di stampo americano " ventunomila creatori d’opinione in Italia " , dallo scrittore Alberto Moravia, un altro " sospetto comunista " , al direttore del quotidiano romano Il Tempo Renato Angiolillo. il secondo fronte, dopo quello politico, aperto dall’ambasciata Usa a Roma nella guerra al comunismo e alla influenza sovietica sul nostro paese: gli intellettuali italiani, lamenta l’ambasciata, paiono in maggioranza schierati a sinistra. A mezzo secolo di distanza, la fitta corrispondenza della ambasciatrice Claire Booth Luce desecretata qualche mese fa dagli Archivi nazionali di Washington svela i retroscena del conflitto occulto. uno squarcio inedito su un’epoca in cui l’Italia costituiva la frontiera più importante dopo la Germania tra i due blocchi. I documenti indicano che la battaglia culturale viene combattuta senza esclusione di colpi: l’ambasciata chiede a esempio ai servizi segreti Usa d’indaga re non solo su De Sica e Visconti, bensì anche sui produttori cinematografici Carlo Ponti, il marito di Sophia Loren, e Dino De Laurentiis, il marito di Silvana Mangano, colpevoli di " collaborare col sindacato comunista " ( la Cgil) allo scopo, se possibile, di screditarli. Ma è il " Piano d’azione " Usis a illustrare la portata della offensiva per la conquista " del cuore e della mente dell’Italia " . Il piano prevede che vengano mobilitati oltre duemila uomini d’affari ed economisti " abbastanza giovani da essere malleabili ma in grado di esercitare un certo peso sul paese " , oltre duemila docenti universitari, professori di liceo, maestri e insegnanti d’inglese; oltre tremila leader dei sindacati liberi ( non comunisti); oltre tremila personalità dei media e la cultura, giornalisti, artisti e intellettuali, " in particolare quelli interessati ai temi sociali " ; oltre duemila liberi professionisti, avvocati, ingegneri, medici " all’avanguardia nelle comunità locali " ; oltre mille dei migliori studenti universitari; seimilacinquecento esponenti del governo e dei partiti a tutti i livelli; quattrocento " ufficiali chiave delle forze armate " . E poi i leader religiosi, delle minoranze e così via, per un totale di undici categorie. I dossier non fanno molti nomi. Ma uno sottolinea che " al rientro dagli Usa, Moravia, il più celebre ro manziere contemporaneo, ha immediatamente annunciato che vi tornerà in autunno, due mesi non bastano " e che i suoi reportage americani sul Corriere della Sera , " frequentemente critici, di vivace analisi sociologica, sono l’evento letterario dell’anno " . Un altro proclama che " con la direzione di Giovanni Spadolini, Il Resto del Carlino , il giornale più importante dell’area tra Milano e Roma, è diventato più filoamericano e antineutralista " . Un terzo evidenzia i buoni rapporti con " il commendatore Bernabei della Rai che è anche il segretario privato di Giulio Andreotti " . Un quarto elenca i " big " dell’industria che hanno accettato un invito negli Usa di due settimane, tra i quali " il conte Giancarlo Camerana, vicepresidente della Fiat, il conte Alfonso Gaetani capo della Confagricoltura, Carlo Pesenti della Italcementi, e il senatore Teresio Guglielmone " . Un quinto è molto meno cerimonioso. Riguar da un gruppo di quaranta giovani sindacalisti che studieranno alla Columbia University a New York per quattro mesi e lavoreranno per altri quattro coi sindacati americani: " Chiedono 12 dollari al giorno, non 8 come proposto. Saremo gli angeli custodi. Ma se i cari fratelli protesteranno troppo li rispediremo indietro alla vecchia cara Italia " . Il " Piano d’azione " dell’Usis è stato suggerito alla ambasciatrice Luce da un rapporto del premier italiano Mario Scelba del 27 marzo 1955. La Luce è già allarmata dal fatto che artisti come Giorgio de Chirico e Renato Guttuso compaiano all’ambasciata sovietica o alle manifestazioni del Pci, e scende in campo. Scelba ha scritto che " nel cinema si so no registrate infiltrazioni socialcomuniste, ma la situazione è stata corretta dal governo tramite la censura e la ripartizione dei fondi " , e lo stesso è avvenuto alla Rai, dove nell’aprile del 1954 " sono entrati nuovi manager con istruzioni appropriate per difendere la democrazia " . Per neutralizzare la propaganda russa e comunista nel mondo dello spettacolo e dell’editoria, l’ambasciatrice fa di tutto: organizza una tournée del musical Porgy and Bess e una del New York City Ballet prenotando i massimi teatri, da La Scala a Milano al Teatro Comunale a Firenze; preme sulla Einaudi, " fino all’anno scorso solidamente col Pci " , perché traduca libri americani; chiede al presidente della Confindustria Alighiero De Micheli di persuadere la stampa italiana a " pubblicare il nostro materiale contro l’Urss " ; finanzia corsi ad alcune università, e riviste e club culturali. Avanza la tesi che " il capitalismo popolare Usa è libertà " mentre " la congiura co munista minaccia lo stile italiano di vita " . L’ambasciatrice interviene in prima persona nel cinema, il medium che fa più presa sul pubblico. Ha uno strumento cruciale nella " Operation enterprise " del Dipartimento di Stato, che vieta la stipula di contratti con ditte italiane " controllate dalla Cgil " . Il nostro cinema è passato dal neorealismo alle coproduzioni di " kolossal " – Quo vadis ne è il simbolo – e coi suoi eccellenti studi e tecnici Cinecittà è divenuta un’attrattiva per Hollywood. Ma quando il regista King Vidor incomincia a girare Guerra e pace con Henry Fonda e Audrey Hepburn, per conto di Ponti, De Laurentiis e la Paramount, la Luce viene informata che " il 90 95 per cento delle maestranze è iscritto alla Cgil " . Per tutto l’agosto 1955 è un duro braccio di ferro. In un memorandum, Edward Long, un suo fidato funzionario, esorta l’ambasciatrice a ordinare " una indagine sui trascorsi e sulla reputazione di Ponti, De Laurentiis, Paride Levi ed Eitel Monaco " ( Levi è il rappresentante della Paramount, Monaco il presidente della Associazione nazionale industrie cinematografiche e affini). In un altro, l’ammonisce che " una percentuale delle paghe va al Pci " . Per ottenere una purga delle maestranze, la Luce minaccia di bloccare la distribuzione del film da parte Paramount nonché un’altra coproduzione, quella di Ben Hur da parte della Mgm, che in Italia ha già girato Vacanze romane . Il braccio di ferro si concluderà con l’assunzione a Guerra e pace di iscritti anche ai sindacati " liberi " , la Cisl e la Uil. Ma prima l’ambasciatrice investirà della questione addirittura il miliardario Nelson Rockefeller, consigliere personale del presidente Ike Eisenhower: Ponti e De Laurentiis dovranno dare garanzie contro la " commie infiltration " , l’infiltrazione comunista a Cinecittà. l’episodio forse più paradossale del conflitto culturale tra l’Urss e gli Usa in Italia a metà degli anni Cinquanta. Un conflitto che l’ambasciata crederà di riuscire a vincere a partire dal 1956, dopo che a Mosca Nikita Kruscev denuncerà gli orrori dello stalinismo al XX Congresso del Pcus, il Partito comunista sovietico. Esultante, Claire Luce comunicherà al Dipartimento di Stato che la tiratura de l’Unità , organo del Pci, " è scesa del 20 25 per cento " ; che la Rai " in contrasto con la sua cosiddetta obbiettività precedente, ha adesso pienamente sfruttato la smitizzazione di Stalin " ; che il direttore de l’ Avanti!, organo del Psi, " ha chiesto a Vittorio Valletta, il capo della Fiat, se voglia acquistare il giornale " ; e infine che " case editrici autorevoli come il Mulino pubblicano il nostro materiale " . Conclude l’ambasciatrice: " Non ultimo, grandi compagnie ostracizzano il sindacato comunista " . Più che merito suo è demerito del Pcus, ma la Luce preferisce non ricordarlo. PRIMI EFFETTI " Case editrici autorevoli come il Mulino pubblicano il nostro materiale " Ennio Caretto