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 2005  aprile 17 Domenica calendario

New York nel 1959. La Repubblica 17/04/2005. Signor Feltrinelli, potrebbe dire a me, che sono nel campo dell´editoria da poco tempo, quando ha iniziato a pubblicare libri e che tipo di libri pubblicava allora in Italia? "Abbiamo cominciato a pubblicare libri nel 1955

New York nel 1959. La Repubblica 17/04/2005. Signor Feltrinelli, potrebbe dire a me, che sono nel campo dell´editoria da poco tempo, quando ha iniziato a pubblicare libri e che tipo di libri pubblicava allora in Italia? "Abbiamo cominciato a pubblicare libri nel 1955. Con qualche eccezione, erano assai brutti". Perché è venuto in America questa volta? "Sono qui perché ora stiamo pubblicando libri migliori. E vogliamo pubblicarne ancora di miglior qualità. Ho pensato che questo contatto diretto e personale con gli editori americani fosse un passo importante per sviluppare la nostra attività, per aggiungere nuovi autori al nostro catalogo e per avere una conoscenza diretta della produzione letteraria negli Stati Uniti". Ci sono degli scrittori di cui lei ha sentito parlare, che l´hanno colpita e che le sono rimasti impressi nella memoria? Ci sono tre o quattro scrittori che potrebbero essere pubblicati in Italia? "Non ne ho trovati molti. Questo è un periodo di transizione. Ci sono alcuni nuovi autori che probabilmente saranno pubblicati tra qualche anno: James Purdy, Jack Kerouac, anche se non è più giovane. Mi auguro di poter includere diversi di questi libri nel nostro catalogo". Lei è una figura fuori del comune arrivata sulla scena pubblica soltanto da pochi anni. Non succede spesso che un editore attiri su di sé tutta l´attenzione che lei ha suscitato. Tutto ciò ha ruotato principalmente attorno alla pubblicazione del libro di Boris Pasternak, Il dottor Zivago. Ci racconta come è arrivato a pubblicare questo libro? "Il romanzo è arrivato nelle mie mani nel più semplice dei modi. Avevo un amico che stava a Mosca e che s´informava per me, mi diceva cosa c´era di nuovo". Mi scusi. Ma questo mi sembra un punto molto interessante. Com´è che uno ha un amico che sta a Mosca e s´informa per conto suo? una cosa che rende geloso e mi chiedo chi siano quelli che hanno questo tipo di possibilità. "Ci sono molti giovani italiani che studiano all´università di Mosca per due o tre anni. Uno di loro mi chiese prima di partire se ero interessato a ricevere con regolarità notizie sulla nuova letteratura russa e sulla saggistica. Io risposi: "Sì, naturalmente". Questa persona era a Mosca nel 1956 e aveva sentito parlare del romanzo che Pasternak stava scrivendo. Io gli dissi: "Ok, procedi". Lui si mise in contatto con l´autore e prese gli accordi necessari per la pubblicazione del libro in Italia. Il libro doveva ancora essere pubblicato nell´Unione Sovietica. Non c´erano problemi di censura. Questo amico mi portò il manoscritto originale. Io andai a prenderlo a Berlino. Era scritto a macchina con le correzioni e le cancellazioni dell´autore". In tutto questo tempo, ha saputo qualcosa di Pasternak? "Ho ricevuto diverse lettere sue e mi sembrava interessato alla pubblicazione del suo libro in Italia". In America abbiamo letto che a un certo punto le cose erano cambiate, lui o i sovietici avevano cambiato idea. "Dopo aver annunciato la pubblicazione, nell´autunno del 1956, a Mosca si verificò un cambiamento. Inizialmente mi fu chiesto di posticipare la pubblicazione fino all´ottobre 1957, cosa sulla quale fui d´accordo perché la mia traduzione non era pronta. Poi si rinunciò definitivamente a pubblicarlo (in Russia). Alcuni rappresentanti degli scrittori sovietici, in particolare Aleksei Surkov, che era il presidente dell´Unione degli scrittori sovietici, vennero a visitarmi. Parlammo del libro e lui era molto critico. Ne sconsigliava la pubblicazione". Che idea si fece di questi tentativi di dissuaderla dal pubblicarlo? "Pensai che i suoi giudizi fossero influenzati da una strana rigidità politica, direi. Non aveva niente a che fare con un giudizio obiettivo del libro, che io non considero un romanzo antisovietico o anticomunista. un romanzo sui tempi duri che attraversa un paese. Tratta di esseri umani e della loro lotta nella vita. Contiene una serie di lezioni fondamentali, valide per qualsiasi essere umano nella società moderna". L´avrebbe pensata diversamente se si fosse trattato di un romanzo antisovietico? "Per me è una questione di qualità. Non credo che l´arte letteraria possa esser giudicata rigidamente con questioni politiche o schemi politici". Sono certamente d´accordo con lei. Ma la posizione di Surkov, che il libro non doveva essere pubblicato a causa di quel che lui considerava una natura antisovietica, suscitò in lei nuove considerazioni rispetto all´Unione Sovietica? "Mi sorprese il fatto che in un paese che aveva alle spalle quaranta anni di rivoluzione vittoriosa, dove i sovietici erano ancora al potere, questi stessi sovietici fossero tanto preoccupati per un romanzo come questo. Pensai che era assolutamente ridicolo. Quelle esperienze umane possono darsi sotto qualsiasi governo, in qualsiasi paese". Personalmente, come editore, mi ha sempre interessato la censura. stato sempre un problema rilevante negli Stati Uniti: la libertà della stampa. Lei deve aver avuto esperienze di prima mano al riguardo pubblicando Il dottor Zivago. Ritiene che la censura debba esserci, per esempio, da parte della Chiesa o dello Stato sulla base di argomentazioni morali, politiche o che riguardino la pornografia? In altre parole, pensa che in una libera società ci debba essere la censura? "Non credo che in una libera società possa esistere la censura. Penso invece che se qualcuno decide di pubblicare lavori, libri o altre forme di espressione che non hanno alcun valore artistico ma che perseguono soltanto l´oscenità in quanto tale, questo qualcuno dovrebbe risponderne davanti a un tribunale, dove si discuterebbe se a causa di questa oscenità chi le ha pubblicate sia o meno perseguibile". Lei ritiene che ci siano delle persone qualificate per stabilire dove finisce il merito artistico e si oltrepassa la linea dell´oscenità? "Questa è una domanda molto difficile. Non credo che uno possa definire chi è chi, ma il fatto che l´autore e la casa editrice o il giornale possano essere chiamati a rispondere davanti alla giustizia, soltanto dopo la pubblicazione di un´opera, permette che al riguardo si crei, si formi, un´opinione generale. La discussione sarà allora più estesa di quella che si potrebbe avere in un tribunale. Per questo motivo, quando su un argomento si è creata un´opinione più generale si può arrivare a un giudizio non corretto in qualche caso. Ma l´opinione pubblica, se coinvolta, e quando è coinvolta, può gradualmente esercitare un´influenza sul legislatore e sui giudici riguardo a cosa è cosa". Naturalmente, se l´opinione pubblica influenzerà il legislatore e i giudici nella direzione giusta è una questione aperta. Ma possiamo essere d´accordo che alla fine uno potrebbe decidere su cos´è osceno e cosa non lo è. Quale danno pensa che la cosiddetta letteratura oscena potrebbe cagionare alle persone? Le pongo questa domanda così impegnativa perché personalmente sono dell´avviso che per avere una società libera, o una replica ragionevole di una tale società, occorra assumersi una serie di rischi. Uno di questi è la completa libertà di espressione. "Sono abbastanza d´accordo. In effetti, mi lasci dire che io non concepisco un paese dove esista la censura. Ciò che ho detto e ribadito è che, dopo l´uscita, se questa pubblicazione oltrepassa certi limiti (e certamente è sempre molto difficile decidere quali siano questi limiti, lo so bene), allora il responsabile dovrebbe essere perseguito. In una società libera ci sono sempre le persone irresponsabili che vogliono approfittarne e oltrepassare i limiti. Io dico: niente censura, ma dopo la pubblicazione se ne deve discutere". C´è sempre stata una qualche forma di censura, in tutte le società. Da ragazzo cresciuto sotto il regime mussoliniano in Italia, quale era la censura in quegli anni? "Veramente ero troppo giovane per saperne qualcosa. Sapevo sì che si censuravano le notizie, la politica, i libri e la letteratura, e qualsiasi espressione che potesse essere considerata critica dello stato fascista". Questo è certamente qualcosa che si sarebbe potuto aspettare. Sono curioso invece di sapere quali erano le leggi o l´atteggiamento in quel periodo rispetto alla pubblicazione di materiali che potevano essere considerati osceni. "Non saprei dirle. Quando scoppiò la guerra avevo quattordici anni e di pornografia non sapevo niente". Oggi in Italia, che tipo di censura esiste, se esiste, da parte della Chiesa o del Governo, e che forma assume? Chi dice che la pubblicazione non è consentita? "Nessuno. Non c´è alcuna forma di censura oggi in Italia. Dopo che un libro è stato pubblicato, se il procuratore generale lo ritiene sovversivo o pornografico, può chiamare l´editore e l´autore a rispondere davanti a un tribunale". Credo che stiamo confondendo un po´ il significato della parola "censura". A me sembra che lei consideri censura qualcosa che accade prima dell´atto della pubblicazione. In altre parole, un libro o uno scritto che è letto dai funzionari prima di essere dato alle stampe e di cui forse si cancellano alcune parti. Secondo me, qui negli Stati Uniti, dopo che un libro è stato pubblicato, se l´autore o l´editore o il libraio o l´editore della rivista fossero arrestati perché hanno venduto un certo libro o rivista, questo sarebbe considerato censura. Come si svolgono le cose in Italia, accade mai qualcosa del genere dopo la pubblicazione? "Lei ha colto il senso di come intendo la parola "censura". Ciò che io considero censura viene prima della pubblicazione. In Italia non accade niente prima della pubblicazione. Può accadere qualcosa dopo la pubblicazione, e per altri motivi. Per esempio, la stampa "di sinistra" può essere perseguita perché attacca qualcuno, avendo scoperto che questa persona ha delle attività o dei traffici più o meno loschi; in questo caso può accadere che i responsabili siano perseguiti con l´accusa di aver disturbato l´ordine pubblico. successo spesso che degli autori importanti siano stati attaccati con l´accusa di pornografia, ma devo dire che di solito i tribunali italiani non vanno avanti sulla strada del procuratore generale, vale a dire di un processo. In tutti i casi di cui sono a conoscenza, di autori o di editori che sono stati portati davanti ai tribunali dal procuratore generale, questi tribunali hanno deciso contro la posizione del procuratore generale". E cosa succede se il pubblico ritiene che l´intenzione dell´editore è stata di pubblicare un libro che all´apparenza ha finalità artistiche ma che nella sostanza è semplice pornografia, una pubblicazione oscena? Cosa accade se l´opinione pubblica arriva a questa conclusione o se il tribunale arriva anch´esso a questa conclusione? Confischerebbero il libro sulla base dell´unanimità di quest´opinione? Lei riterrebbe ciò la cosa giusta da farsi? "No, perché la vita è un continuo sviluppo. Le forze affermate oggi potrebbero essere scavalcate da altre forze domani. Voglio dire che la maggioranza non dovrebbe mai ignorare la possibilità che la minoranza diventi la maggioranza". Un momento fa, tuttavia, mi è sembrato di capire che lei ritenga che dopo la pubblicazione di un´opera, il pubblico, tramite le varie forme di dibattito pubblico costruirebbe una propria opinione su un libro o su una rivista arrivando più o meno alla soluzione corretta. Ora, consideriamo qualcuno che, in questo secolo, come me, sta per pubblicare L´amante di Lady Chatterly. Questo libro è stato proibito in questo paese da subito, fin da quando è stato pubblicato inizialmente in Italia, nel 1928, credo. A ogni tentativo di pubblicarlo in questo paese è stato dichiarato osceno da varie autorità. Che devo pensare? Sto pubblicando un libro osceno in quanto tale, se mi baso sulle decisioni giudiziarie prese precedentemente? O devo lasciarmi guidare dal mio giudizio personale che mi dice che si tratta di un libro che voglio offrire ai lettori? "Penso che lei abbia ragione quando decide di seguire il suo giudizio personale. Le esperienze degli uomini e delle donne sono esperienze di esseri umani, e io non vedo perché non si dovrebbe scrivere sulle loro vite intime, sulle loro vite amorose, sulle loro vite sessuali. Sono tutte questioni estremamente controverse. Nessuno ha una risposta definitiva. Non credo che ci sia una risposta definitiva a queste questioni". Un´ultima domanda. Penso che in linea generale siamo entrambi d´accordo che la censura sia una cosa negativa. Lei può pensare che ci siano delle circostanze in cui occorra appellarsi alla censura. Io non credo che ci siano tali circostanze. Quale pensa sia il modo migliore, oppure, ci sono oggi delle istanze nella società fondamentali per una stampa libera? "Non so se ho una risposta da darle. Direi che la libertà, il parlamento, il governo decentralizzato, e la decentralizzazione delle responsabilità, la possibilità per le persone di riunirsi, di parlare, di discutere, di pubblicare le loro parole, costituiscano l´unica strada vera contro la censura. La censura è in molti casi la lotta delle forze nuove contro le vecchie. Accade in continuazione. una lotta quotidiana che esisterà sempre e che deve essere portata avanti con tutte l´energia possibile. un problema ancora irrisolto dei paesi moderni e avanzati". Barney Rosset (traduzione di Guiomar Parada).