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 2005  aprile 17 Domenica calendario

Previsioni sul prossimo papa per Vanity Fair Alla morte di Pio IX (1878) tutti pronosticavano come papa il cardinal Gioacchino Pecci

Previsioni sul prossimo papa per Vanity Fair Alla morte di Pio IX (1878) tutti pronosticavano come papa il cardinal Gioacchino Pecci. E Gioacchino Pecci, in soli due giorni, fu effettivamente eletto. Prese il nome di Leone XIII e portò la Chiesa nel Novecento, essendo morto nel 1903. Ma dopo di lui i conclavi hanno sempre riservato delle grandi sorprese. Almeno stando ai giornali, i papabili di questa volta sono Ratzinger, Arinze, Tettamanzi, Hummes, Mandariaga. Qui di seguito li presentiamo in ordine di età, avvertendo che in teoria chiunque (persino un laico) può diventare papa e che, come abbiamo già detto, da almeno cent’anni i giornali non l’hanno più indovinata. Joseph Ratzinger, Germania, 77 anni, prefetto per la Congregazione delle Dottrina. Gran teologo. Frase che lo descrive meglio: "La bontà implica anche la capacità di dire no" La stampa tedesca dice che sarebbe un papa di transizione (anche questa espressione lascia alla fine il tempo che trova: doveva essere un papa di transizione anche Giovanni XXIII). Quella italiana (Tosatti sulla Stampa e Tornielli sul Giornale) sostiene che le sue quotazioni sono in ascesa. Chi non conta affatto sull’elezione è il fratello Georg: "Joseph non ha alcuna chance. Non riesco a immaginare un tedesco papa". Vanta ben due fan club online (non ufficiali). Francis Arinze, nigeriano, 73 anni, prefetto della Congregazione per il culto divino, lavora da vent’anni in Vaticano. Il primo papa nero? "Nonostante le sue prese di posizione in favore dei diritti umani e della cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo, è universalmente ritenuto un conservatore" (Fontana sull’Unità). Il New York Times lo sponsorizza: "Una personalità vincente, un’incredibile storia di conversione e una lunga militanza in Vaticano dove ha gestito i rapporti con i leader delle altre religioni, incluso l’Islam. Un’esperienza che potrebbe tornargli utile una volta Papa". Paolo Conti sul Corriere della Sera: "Comunicatore, vescovo, poi uomo di curia, conoscitore del mondo, tradizionalista senza eccessi. I numeri per un papato capace di immergersi nel nuovo millennio ci sarebbero tutti". Quotazioni in crescita. Dionigi Tettamanzi, 71 anni, arcivescovo di Milano. Autore di alcune encicliche sui temi morali di Giovanni Paolo II, che secondo voci del Palazzo Apostolico lo trattava con favore vedendo in lui un possibile successore. L’etichetta di riformista potrebbe nuocergli. "Conservatore, innovatore o terzista? Un mediano tra Ruini e Martini", dicono i bookmaker inglesi. Senza nemici, almeno per ora (Schiavi sul Corriere della Sera). Le Monde e France Press lo danno in testa al borsino, ma per quest’ultima "il suo handicap è che non sa padroneggiare alcuna lingua straniera e non è del tutto un ”personaggio mediatico”", Quotazioni con tendenza al ribasso. Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo del Brasile, 71 anni, guida la congregazione episcopale del paese con il maggior numero di cattolici. Il programma: "La Chiesa non censura, ma tenta di guidare i fedeli attraverso il catechismo". "Il nuovo papa dovrebbe continuare il dialogo con le scienze", soprattutto sui temi della bioetica. Le sue posizioni però sono consevatrici. "Sudamericano, africano o altro, non è questo il criterio principale: siamo tutti davanti a Dio", ha detto appena sbarcato a Roma. Tra gli outsider, va messo Oscar André Rodriguez Madariaga, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), 62 anni. Il Financial Times, che lo considera tra i favoriti, ricorda che il 44 per cento dei cattolici vive in America Latina. Salesiano, è una delle voci della ”Chiesa degli ultimi” che lotta contro le privatizzazioni selvagge, il neoliberismo senza controllo e il recupero di "brandelli di ideologia marxista, un prodotto scaduto della storia". Altri possibili candidati: il vicario di Roma, Camillo Ruini, l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, l’arcivescovo di Vienna, Cristoph Schönborn, il patriarca di Venezia, Angelo Scola, il primate del Belgio, Godfried Danneels, l’arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli, Ivan Dias, arcivescovo di Bombay. Nessuno statunitense. "Nel bene o nel male non andiamo a genio a molta gente" (Francis Eugene George, cardinale di Chicago). L’Italia ha molti papabili, forse troppi. Marco Politi su Repubblica: "Potrebbero bloccarsi a vicenda. Successe nell’ottobre 1978 (il conclave di Wojtyla)". Le scommesse sul papa sono un vizio antico. In una bolla del 1562 Pio V le aveva tassativamente proibite di fare intorno all’elezione del papa qualunque scommessa o promessa. Gregorio XIV, nel 1590, rinnovò la proibizione minacciando scomuniche. Tutto inutile. Ci sono pervenute le quotazioni del conclave in cui venne eletto Sisto V: fra i 22 cardinali papabili il Montalto era quotato a 6 e mezzo, il Farnese a 18 e mezzo, il Savelli a 11 e mezzo, il Paletto a 8 e l’Albani a 7 e mezzo. Dopo pochi giorni il Farnese, considerato il gran cardinale, oscillava tra il 20 e il 19 e mezzo e il Montalto era rapidamente salito a 18 superando tutti i suoi competitori. Alla fine, però, fu eletto il cardinal Peretti, sul quale all’inizio non aveva scommesso nessuno. Anche allora indovinarla era dura. (ha collaborato Marco Burini)