Fonti varie., 4 aprile 2005
Anno II - Sessantatreesima settimanaDal 28 al 4 aprile 2005La morte. Giovanni Paolo II è morto sabato sera, 3 aprile 2005, alle 21 e 37
Anno II - Sessantatreesima settimana
Dal 28 al 4 aprile 2005
La morte. Giovanni Paolo II è morto sabato sera, 3 aprile 2005, alle 21 e 37. Un’agonia di tre giorni, preceduta, la mattina di mercoledì 31 marzo, dal tentativo disperato di affacciarsi alla finestra e benedire la folla, tentativo durato solo quattro minuti e immortalato dai fotografi della Reuters che hanno diffuso in tutto il mondo le immagini mai viste di un uomo vestito di bianco, le mani alzate nel gesto della benedizione, epperò incapace ormai di emettere alcun suono e perciò con la bocca distorta in una smorfia di dolore. Erano le ultime foto di Wojtyla. Poche ore dopo, il suo portavoce Navarro-Vals - sobrio e commosso - inaugurava la serie dei bollettini che doveva concludersi sabato sera. A quell’ora, decine di migliaia di persone sostavano nella piazza a pregare. Nella città si diffondevano - come sempre in questi casi - i rintocchi delle campane di bronzo che annunciavano ai romani la mesta notizia.
Il papato. Wojtyla è diventato papa il 16 ottobre del 1978, sconosciuto al punto che i giornali italiani credettero nei primissimi minuti che quel nome pressoché impronunciabile corrispondesse a un cardinale di colore. Lui si presentò con un italiano incerto e una frase subito famosa: "Se sbaglio, mi corrigerete". C’erano l’Unione sovietica (Breznev) e il muro di Berlino. Giovanni Paolo II diede un contributo decisivo a far crollare entrambi e, come si dice, a "sconfiggere il comunismo". Non fu tenero però neanche con la società liberale e con le logiche capitaliste, al punto che molti commentatori lo considerano, dal punto di vista sociale, un papa di sinistra. E’ certo che è stato incrollabile su certi capisaldi: no all’aborto, no alle tecniche più avanzate di fecondazione assistita. Grande rapporto con i giovani. Grandissimo viaggiatore. Le donne lo hanno in genere amato e capito, anche se egli ne ha esaltato soprattutto la "differenza" (vale a dire la capacità di esser madri). Giovanni Paolo II ha fortemente rallentato, per ciò che riguarda l’Italia, le intromissioni vaticane nella nostra politica interna.
Il futuro. Il conclave per eleggere il nuovo papa si riunirà tra il 17 e il 22 aprile: 117 cardinali (forse 118 se il nome del cardinale in pectore nominato nel 2003 sarà reso noto), provenienti da 46 paesi, nessuno dei quali ha ancora compiuto 80 anni. La comunità più numerosa è quella europea (58 porporati), ma i pronostici della vigilia (quelli dei cosiddetti esperti) dicono che il nuovo papa non sarà né italiano né europeo, ma sudamericano o asiatico. Nomi: il messicano Norberto Rivera Carrera, l’indiano Ivan Dias. Altri puntano sulla chiesa tedesca e il cardinale Ratzinger. I bookmakers inglesi continuano ad accreditare Tettamanzi e piazzano al secondo posto il nigeriano Arinze, che sarebbe il primo papa di colore. Si deve tenere presente che la lingua più parlata dai cattolici è lo spagnolo, che l’Europa è - da questo punto di vista - un continente fermo, che la comunità africana, benché assai fervente, è composta soltanto da 90 milioni di persone. D’altra parte è bene ricordare che, nei conclavi del dopoguerra, nessun eletto era mai stato neanche lontanamente indicato dai pronostici. Il nuovo pontefice deve essere eletto con due terzi dei voti, ma se dopo 15 giorni il nome non è ancora uscito, il conclave può ricorrere al ballottaggio tra i primi due, o abbassare il quorum al 50 per cento + 1.
Terremoto. Un nuovo terremoto in Indonesia, con epicentro nell’isola di Nias, troppo profondo per provocare un altro tsunami, ma comunque catastrofico (duemila morti e 8,7 gradi della scala Richter), ha riportato l’attenzione sugli aiuti stanziati per la tragedia del 26 dicembre. Si è saputo così che dei 6,28 miliardi di dollari erogati da Stati, organizzazioni varie e privati cittadini (gli sms italiani hanno fruttato 45 milioni), non ne è giunto a destinazione che il 40 per cento. Difficile dire che cosa stia succedendo con questi soldi, perché gli aiuti non hanno un centro di comando unico. I ritardi sarebbero provocati dalle burocrazie locali - molto lente - ma qualche volta anche dalla decisione di procedere con maggior calma nell’opera di ricostruzione, in modo da avere più tempo per riflettere e progettare, far così meno errori e opere durature.
Elezioni. E’ domenica, sono le 10 di mattina, non siamo in grado di dar conto del voto alle regionali. S’è votato in 13 regioni invece che in 14, perché in Basilicata è stata riammessa all’ultimo momento la lista di Unità popolare e bisogna consentirle un minimo di campagna elettorale (i lucani andranno alle urne il 17-18). Elezioni anche in due province (Viterbo e Caserta) e in 367 comuni, di cui 9 capoluoghi di provincia. Campagna elettorale caratterizzata dalle vicende della Mussolini e della sua formazione Alternativa sociale e, da ultimo, dall’agonia e morte del pontefice che praticamente ha fatto scomparire il voto dai media. Alla fine Prodi ha detto che, anche se vincerà, non chiederà le dimissioni del governo.
Terry Schiavo. Terry Schiavo è morta alle 9,05 del 31 marzo, al Woodside Hospice di Pinellas Park (Florida). Tredici giorni prima il magistrato, su richiesta del marito Michael, aveva ordinato di staccare il tubo che, alimentandola, la teneva in vita. Si trovava in quella condizione, detta "stato vegetativo", dal 25 febbraio del 1990: un infarto, lasciandole troppo tempo il cervello senza ossigeno, le aveva procurato danni irreparabili. Il marito adesso aveva chiesto e ottenuto dai giudici americani di staccare la spina e farla morire di fame e di sete. I giudici avevano acconsentito. Sul destino dell’infelice e inconsapevole donna s’erano così scatenate polemiche enormi e sollevate formidabili questioni morali e politiche. Bush, emanando una legge apposta, ha tentato di salvarla. Invano: i giudici hanno respinto tutti i ricorsi. Il Vaticano ha parlato di "atto contro la vita".
Riccardo Muti. Sabato 2 aprile Riccardo Muti, direttore musicale della Scala dal 1986, si è dimesso. Inutili i tentativi di mediazione del prefetto di Milano, Ferrante. Nella lettera indirizzata al sindaco Albertini nella sua veste di presidente della Fondazione del Teatro, il maestro parla di "una scelta obbligata", dovuta all’"ostilità manifestata in modo così plateale da persone con le quali ho lavorato per quasi vent’anni". Il 16 marzo l’assemblea dei lavoratori della Scala lo aveva sfiduciato all’unanimità (3 contrari e 2 astenuti su 800 votanti).
Gea. L’Antitrust, da pochi giorni guidata da Antonio Catricalà, ha avviato un’indagine conoscitiva sul calcio. Scopo: verificare l’esistenza di barriere competitive o di accordi collusivi che mettano a rischio "la libertà di circolazione dei giocatori e il funzionamento dei campionati professionistici". I giornali dicono che nel mirino c’è soprattutto la Gea, società che gestisce 200 tra calciatori e allenatori, posseduta direttamente dai potenti del calcio e degli affari attraverso i loro figli.
Ranieri. Essendo Ranieri di Monaco in fin di vita e ormai non più in grado di intendere e di volere, il 31 marzo il consiglio della Corona ha designato Alberto nuovo reggente del principato. Il testamento, secondo l’ultima versione del febbraio 2004, prevede che ai figli vadano le proprietà immobiliari e 400 milioni di euro in depositi bancari e azioni. Inoltre Alberto, in qualità di erede al trono, ha un appannaggio mensile di 500 mila euro (Stéphanie di 35 mila, Carolina niente: col suo secondo matrimonio è entrata nella casa reale degli Hannover, cui spetta di mantenerla). Ranieri III, che ora ha 80 anni, salì al trono nel 1946, tre anni prima della regina Elisabetta II.
Banche. Mercoledì 30 marzo l’olandese Abn Amro ha precisato i termini dell’Opa (Offerta di pubblico acquisto), già ampiamente preannunciata, sul cento per cento di Antonveneta: 25 euro per azione, 6,3 miliardi di esborso. E’ molto, sarà difficile per gli azionisti attuali resistere alla tentazione di vendere. Il governatore Fazio, che non vuole stranieri in Italia, sta cercando di mettere insieme una cordata che si metta in gara con gli olandesi. Non semplice neanche la resistenza sull’altro fronte, quello dell’Offerta di pubblico scambio (Ops) lanciata dagli spagnoli del Banco di Bilbao (in sigla: Bbva) per il 100 per cento della Banca Nazionale del Lavoro. Le Assicurazioni Generali, che detengono l’8 e passa per cento di Bnl, hanno fatto capire che accetteranno di scambiare le loro azioni con quelle degli spagnoli, diventando tra l’altro così il primo azionista del Bilbao. Su questo fronte Fazio ha chiesto aiuto soprattutto a Caltagirone.
Manager. Il manager italiano più pagato nel 2004 è stato Riccardo Ruggiero, amministratore delegato di Telecom Italia: 7,2 milioni di euro al lordo di tasse e altre ritenute. Subito dopo, Luca Cordero di Montezemolo (7,06 milioni) e Giampiero Pesenti (6,95), azionista di maggioranza di Italmobiliare e Italcementi. Nel 2004 ci sono state anche due maxi-liquidazioni: quella di Giovanni Ferrario, che guadagnava 17,3 milioni ed è stato liquidato dalla Pirelli con 15, e Maurizio Romiti, ex amministratore delegato di Rcs, da cui se n’è andato mettendosi in tasca 11,7 milioni di euro (7,4 milioni per il patto di non concorrenza e 4,3 come gratifica finale).
Statali. L’ultima scaramuccia prima delle elezioni ha riguardato il contratto degli statali, scaduto da 15 mesi. Siccome questa è una di quelle faccende su cui i partiti di governo litigano, Berlusconi ha tentato di sbarazzarsene proponendo di parlarne dopo le elezioni ("non sarebbe elegante fare l’accordo a ridosso delle elezioni"). Mossa inutile: l’Udc e An hanno detto che bisognava concedere 105 euro al mese o comunque non meno di 100, la Lega - che identifica "statali" e "romani" - è insorta annunciando che mai e poi mai bisognava superare i 95 euro al mese, Berlusconi s’è detto d’accordo con la Lega, ecc. Paradossalmente i più defilati sono stati in definitiva i sindacati.
Auto. Si vendono sempre meno automibili: meno 3,2 per cento a gennaio, 5,5 a febbraio e - dato reso noto questa settimana - addirittura meno 8,63 per cento a marzo. La Fiat il mese scorso ha venduto il 9,24 per cento di vetture in meno rispetto a marzo 2004. Gli esperti dicono che benzina e assicurazioni costano troppo.