Il Sole 24 Ore 13/04/2005, pag.9 Mario Margiocco, 13 aprile 2005
I conti del Vaticano. Il Sole 24 Ore 13 aprile 2005. I conti del Vaticano sono stati al centro ieri dell’ottava Congregazione generale dei cardinali
I conti del Vaticano. Il Sole 24 Ore 13 aprile 2005. I conti del Vaticano sono stati al centro ieri dell’ottava Congregazione generale dei cardinali. Il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli affari economici della Santa sede, ha informato i porporati sul bilancio consuntivo 2004 con alcuni particolari anche del bilancio preventivo 2005. I conti definitivi saranno resi pubblici, come ogni anno, all’inizio dell’estate. Risanate a partire dal 1993 dopo 23 anni di conti in rosso, le finanze della Santa Sede sono dal 2001 nuovamente in deficit, questione molto terrena che difficilmente verrà del tutto ignorata in Conclave. Anche se la situazione finanziaria è più ordinata di 20 anni fa, il deficit più gestibile, e la capacità del mondo cattolico di venire incontro alle necessità della Santa Sede ripetutamente e positivamente messa alla prova. I tre uomini-chiave delle finanze sono il cardinal Sergio Sebastiani presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, che gestisce le finanze nel complesso; il cardinal Edmund Casimir Szoka, già primate di Detroit, che amministra ora la Città del Vaticano dopo aver diretto tutto il settore; e il cardinal Attilio Nicora, presidente dell’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (Apsa) che gestisce gli investimenti. Di questi non si hanno notizie precise e, secondo varie stime, hanno un valore che potrebbe variare da un minimo di uno a un massimo di cinque miliardi di euro, con la cifra inferiore probabilmente più vicina alla realtà. La Sezione straordinaria dell’Apsa, la gestione finanziaria più importante, registrava 32,9 milioni di attivo nel 2001 e 16,3 milioni di perdita nel 2002. Non sono pubblici i bilanci dello Ior, l’Istituto per le opere di religione che come noto aveva a suo tempo collegamenti con il Banco Ambrosiano, cosa che è costata una pesante multa pagata alle autorità italiane. L’indebolimento del dollaro (da oltre 40 anni molti investimenti mobiliari e immobiliari fanno riferimento alla valuta Usa), e il rallentamento dell’economia dalla seconda metà del 2000 si fanno sentire anche per il Vaticano. La Santa Sede pubblica da una decina di anni un bilancio consolidato. Nel 2001 presentando i conti dell’anno precedente poteva con soddisfazione vantare otto anni consecutivi di conti in attivo, con il cardinal Sebastiani che dichiarava: <Non siamo caduti nella trappola della new economy>. Con gli anni fiscali 2002 e 2003 invece sono tornati i conti in rosso, dopo che la situazione aveva beneficiato nel 2000 delle forti entrate per il Giubileo e dalla forza del dollaro archiviando quell’anno con un surplus di 9,14 milioni di euro. Finanziariamente la Chiesa cattolica ha un’organizzazione federale e non c’è una responsabilità centrale per assicurare i mezzi alle diocesi più povere - che pure ricevono molti aiuti - né contributi fissi in base alle disponibilità delle varie conferenze episcopali nazionali. Nel complesso arrivano a Roma circa 70-85 milioni di euro all’anno da tutto il mondo, con la Germania che è stata dagli anni 80 il più grande contribuente pur essendo circa la metà, come fedeli, rispetto a quella americana. Gli Stati Uniti, tradizionalmente primi, stavano riprendendo la leadership prima degli scandali esplosi nel 2002 per molestie sessuali da parte del clero e relativi risarcimenti; sono comunque molto in testa come aiuti diretti al mondo missionario. Nel 2003 la Santa Sede ha fatto fronte alle spese per i suoi 2.674 dipendenti (755 ecclesiatici, 344 religiosi, 1.575 laici) e per il mantenimento della Segreteria, di Congregazioni, Tribunali, Consigli e di 118 sedi diplomatiche in tutto il mondo spendendo 213 milioni di euro a fronte di entrate per 203,6 con un disavanzo di 9,5 milioni. L’amministrazione della Città del Vaticano, che è autonoma e si finanzia con gli spacci per tutti i dipendenti (i suoi sono 1.534 in totale) e altre operazioni commerciali, i biglietti per i musei vaticani e altro, ha fatto registrare un rosso di 8,8 milioni. Su un bilancio di circa 150 milioni, è dovuto essenzialmente alle sovvenzioni per la Radio vaticana. Dalla parte delle entrate l’Obolo di S. Pietro, cioè le offerte dei fedeli di tutto il mondo al Papa è stato di 55 milioni di dollari, in aumento del 5,7% sul 2002. Nei bilanci è compreso anche il contributo al sistema pensionistico del Vaticano. Non si tratta di bilanci enormi se si pensa che l’insieme delle circa 20mila parrocchie americane, nell’ultimo anno in cui sono stati fatti conti consolidati dell’intero sistema cattolico Usa, hanno avuto un bilancio di 6,6 miliardi di dollari. Mentre la chiesa tedesca grazia alla Kirchensteuer gode di una posizione finanziaria che è da alcuni anni in netto calo (crisi economica e diminuzione dei fedeli che scelgono di pagarla), ma garantisce comunque ancora forti possibilità e con un bilancio complessivo di circa quattro miliardi di euro. Al terzo posto come donazioni, da anni, la chiesa italiana. Per quanto in "rosso" in tutti i sensi, i cardinali che entrano in Conclave non hanno sul versante finanziario al preoccupazione maggiore. MARIO MARGIOCCO