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 2005  aprile 15 Venerdì calendario

GELMETTI

GELMETTI Gianluigi Roma 11 settembre 1945. Direttore d’orchestra • «[...] non è solo un grande direttore: è anche un direttore intelligente, non necessariamente le due qualità coincidendo. [...]» (Paolo Isotta, ”Corriere della Sera” 15/4/2005) • «[...] Mia madre è sempre stata decisa e determinata, ma mai un carabiniere. capace di grandi dolcezze, e con mio padre, che aveva un negozio di articoli sportivi, ha avuto momenti di devozione assoluta quando l’aiutava nel lavoro. Sono nato a Roma nel 1945, appena finita la guerra, e loro fornivano la squadra di calcio della Lazio... Mi vedevano come un traditore, perché io sono romanista. Le colpe dei padri non ricadono sui figli [...] mia madre è un poeta. E ha vinto un sacco di premi. Finge che non le importi niente, ma le fa piacere. Ha la fissazione della sobrietà, anche a tavola. Arriva il piatto: ”Eh, quanta roba’. Poi, zitta, zitta... [...] Se non ci fosse stata la sua spinta, frequentavo il corso di composizione a Santa Cecilia, non avrei affrontato e superato, a Siena, avevo 16 anni, gli esami difficilissimi con Celibidache, che poi mi ha preso come effettivo. Era una tiranna [...] Ha desiderato fortemente che lo facessi. Mi ha fatto studiare musica perché aveva capito, prima di tutti, che ero portato. Avevo cominciato a tre anni, con mio padre, per gioco. A quattro-cinque ho fatto sul serio. E quello che impari a quell’età è basilare. Mia madre è stata decisiva [...] Abbiamo avuto un momento di dissenso quando ho voluto lasciare il Conservatorio, nel quale non mi identificavo più, per andare per conto mio [...] Un’altra crisi ha coinciso con il mio primo matrimonio: non voleva che mi sposassi perché ero troppo giovane. Poi ha visto che avevo fatto bene: è durato 20 anni ed è stato bellissimo. Ha avuto la stessa reazione quando mi sono risposato: non voleva che lasciassi la prima moglie, che ha addirittura beatificato, e non nascondeva un po’ di ostilità per la seconda. [...] Meglio uno schiaffo che dire: ”Mi hai deluso’. Me le dava quando disubbidivo. Usava anche il castigo, che era peggio delle botte: ”Non vai al cinema’, ”Non prendi la paga’, ”Stasera non esci’, ”Niente gelato’” [...]» (Luigi Vaccari, ”Il Messaggero” 30/5/2005).