Varie, 15 aprile 2005
Tags : Magda Szabó
Szabo Magda
• Debrecen (Ungheria) 5 ottobre 1917, 19 novembre 2007. Scrittrice • «[...] Nella sua lunga vita ha attraversato una successione di tappe che hanno più volte segnato la storia, non solo del suo paese: è nata mentre l’impero asburgico crollava, aveva due anni quando i Soviet di Bela Kun tentavano il loro breve esperimento rivoluzionario, poi la reazione del nazionalista Miklos Horthy si tradusse in una sistematica persecuzione degli intellettuali, Budapest venne occupata dai Rumeni, l’anno dopo con la Pace di Trianon il territorio dell’Ungheria venne ridotto di un terzo, e l’economia crollò; ma il peggio doveva arrivare e Magda Szabó sussulta non appena il discorso sfiora gli anni ’50. Fa fatica persino a nominarli [...] “[...] il periodo più difficile della storia ungherese. Non mi feci convincere a entrare nel partito, e per questo persi il lavoro. Ero stata il punto di riferimento del ministero della cultura per quel che riguarda il cinema, mentre mio marito lo era per gli spettacoli televisivi... questo mio matrimonio è stato un miracolo, ma non poteva prolungarsi all’infinito, ho perso mio marito [...]. Me lo aveva predetto una veggente dalla quale andai quando ero ancora una ragazzina, indovinò tutto, anche che sarei via via approdata al successo. Ci andai insieme alla mia sorellina acquisita, che mio padre raccolse alla frontiera dopo che i genitori furono ammazzati in uno dei tanti conflitti scoppiati in seguito allo spostamento delle frontiere ungheresi, dopo il trattato di Trianon”. Le sue parole, la scelta degli aneddoti da ricordare, il rigore della sua educazione protestante, tutto rimanda a un tempo perduto che Magda Szabó preferisce lasciare sospeso [...] “è difficile ricostruire l’atmosfera di un paese in mano ai sovietici, si erano impadroniti delle nostre case e si accanivano in particolare contro chiunque coltivasse un pensiero religioso. Io portavo i bambini a battezzare coperti in grandi ceste da fornaio, ma spesso mi fermavano e mi chiedevano come mai il mio pane piangesse; allora avevo davvero paura. Il partito comunista che abbiamo ereditato dall’Unione sovietica non è paragonabile a quelli occidentali, a me ha dato solo motivi di sofferenza” [...] Herman Hesse ricevette clandestinamente un romanzo di Magda Szabò che aveva varcato le frontiere grazie a una amica comune: “Sì, il libro si intitolava L’affresco e aveva per protagonista una giovane donna destinata a diventare pittrice, in fuga da una famiglia protestante con la quale era in contrasto. In Ungheria c’era bisogno di fare conoscere i propri scrittori all’estero, ma la casa editrice Corvina, che pubblicava i miei libri, non osava proporre altro che narrativa per ragazzi. Poi, per fortuna, capitai nelle mani di Hesse, che segnalò anche gli altri miei libri perché venissero tradotti. E da allora vissi meno nascosta”» (Francesca Borelli, “il manifesto” 14/4/2005).