15 aprile 2005
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Puerta Mariano
• Nato a Buenos Aires (Argentina) il 19 settembre 1978. Tennista. «[...] un vigoroso regolarista [...] un tipo diseguale se ce n’è uno. Squalificato per doping dopo aver raggiunto i Primi Venti nel 2000, si era poi inabissato nel profondo della classifica, mendicando negli oscuri tornei dei poveri. Mancino, è tuttavia in grado di praticare un gioco che parrebbe ambizioso in un tennista meno dotato. Ha grandi colpi di controbalzo [...]» (Gianni Clerici, ”la Repubblica” 15/4/2005). «[...] una squalifica causata dall’incauta assunzione di clenbuterolo, un medicinale adattissimo nella cura dell’asma ma ingiustamente rubricato tra i prodotti dopanti. La presenza dell’anabolizzante avrebbe non solo procurato al povero innocente una squalifica di nove mesi, ma una discesa negli inferi della classifica che l’avrebbe trascinato al n° 400. [...] A non abbandonare lo sventurato sarebbe rimasto - unico tra gli amici dei giorni felici - il suo allenatore Andres Schneiter, determinato non solo a guarirlo dall’asma, ma a fargli perdere una decina di chili, facili da accumulare, come tutti sanno, nelle fasi di smarrimento. Pian piano, Puerta sarebbe risalito sino a classifiche più confacenti al suo indubbio talento di audace mancino, uno che spacca la palla e mira al punto, e non certo alla regolarità» (Gianni Clerici, ”la Repubblica” 2/6/2005). «Dopo analisi e controanalisi, gli specialisti francesi del laboratorio di Chatenay Malabry affermano che il tennista argentino Mariano Puerta si è dopato, usando etilefrina, che i medici raccomandano agli ipotesi, più che ai tennisti. Il Laboratorio è lo stesso che [...] aveva osato parlar di doping per il divo Armstrong, che si era vivamente indignato. Indignatissimo anche Mariano Puerta [...] ”Questa storia è completamente falsa”. Con tutta la buona volontà, sembra più facile credere agli specialisti che al giocatore, poiché questo aveva già fatto uso di sostanze proibite nel 2003, era stato squalificato, e si era invano appellato ai giudici di secondo grado. [...] Puerta aveva compiuto un’impresa notevole. Partito da peon, senza il conforto di una testina di serie, aveva raggiunto la finale di Roland Garros, perdendovi alfine con Rafael Nadal, il primo specialista mondiale sul rosso. Nel seguire i suoi match, lo scriba era stato attraversato - carta canta - da sentimenti contrastanti. Da un lato, l’ammirazione per la sua capacità di battersi, e la sua lucidità tattica. Dall’altro, qualche riserva riguardo ad un talento podistico che pareva eccessivo in un giovanotto non proprio simile a quelli che il Gioan Brera chiamava Dei degli Stadi. Grassottello, anzi, con una sorprendente capacità di mini-sprint, e soprattutto di allungo laterale. Nell’ammirare le sue imprese, i più scettici tra noi spalancavano le braccia, levavano gli occhi al cielo, tra l’indignazione dei più creduli, e soprattutto della tribù dei colleghi argentini. Partito con il numero 37, Puerta aveva fatto fuori in primo turno un tennista in gran progresso quale Ivan Ljubicic, in tre soli set. Sempre in tre set aveva dominato il belga Vliegen, per poi lasciare un set di mancia allo svizzero Wawrinka. E, sin qui, poteva andare, così come era credibilissimo un suo successo sul connazionale Acasuso in quarto turno. I miracoli, per chiamarli così, erano inziati nei quarti, e nella battaglia di 3 ore e 35 minuti contro il suo amico del cuore - in senso buono - Guillermo Canas [...] anche lui squalificato. Altra maratona, di soli cinque minuti più breve, col russo Davidenko e, in finale altre tre orette e mezzo prima di arrendersi a quella umana centrifuga di Rafa Nadal. Totale, 18 ore e 36 minuti di corsa. Si era, l’ho già detto, perplessi. Anche perché tra i tennisti argentini, l’inclinazione all’aiuto chimico era una costante storica. Dei nove tennisti squalificati dai giorni di Wilander - cocaina da night - nel 1996 , quattro avevano passaporto argentino, e non erano certo degli sconosciuti: Chela, poi addirittura Coria che lo scriba osò ribattezzare affettuosamente Nandrolino, Martin Rodriguez e, nel 2003, lo stesso Puerta. Un caso, questo degli argentini, o una tendenza? [...]» (Gianni Clerici, ”la Repubblica” 6/10/2005).