Corriere della Sera 14/04/2005, pag.27 Mario Gerevini, 14 aprile 2005
Gesuiti-Banca d’Italia, Corriere della Sera 14/04/2005. I Gesuiti hanno fatto causa alla Banca d’Italia e alla Consob chiedendo il risarcimento per i milioni di euro andati in fumo nell’acquisto di obbligazioni di una società che poi è fallita
Gesuiti-Banca d’Italia, Corriere della Sera 14/04/2005. I Gesuiti hanno fatto causa alla Banca d’Italia e alla Consob chiedendo il risarcimento per i milioni di euro andati in fumo nell’acquisto di obbligazioni di una società che poi è fallita. Non è Cirio, non è Parmalat e nemmeno Giacomelli. E’ una storia vecchia e nuova allo stesso tempo. Vecchia perché per risalire all’operazione finanziaria ( piuttosto azzardata) bisogna scendere in Puglia all’epoca, metà anni Novanta, delle scorribande di Alfredo Bonvino ( 48 anni) e del suo gruppo di aziende: Parfin, Saif, Holding Europea, Credito Commerciale Tirreno. Ma è anche nuova perché la Compagnia di Gesù nei prossimi giorni riavvierà la causa al Tribunale civile di Bari dopo che il Tar ha dichiarato la propria incompetenza giurisdizionale. Dal sito ufficiale dei gesuiti: " La nostra missione di Gesuiti è oggi definita come servizio della fede, di cui la promozione della giustizia costituisce un’esigenza assoluta " . Giustizia divina o giustizia terrena che sia, i " figli " di Sant’Ignazio di Loyola ( 19.850 in tutto il mondo, età media 53 anni) non mollano. Vogliono indietro cinque miliardi di lire e li pretendono da Bankitalia ( soprattutto) e Consob che non avrebbero garantito a sufficienza i risparmiatori. Vediamo come andò, dieci anni fa. L’astro nascente della finanza pugliese, il barese Bonvino, crea un gruppo imperniato su una banca di Cava dei Tirreni ( Sa), il Credito Commerciale. Con la sua holding a un certo punto piazza sul mercato almeno 30 milioni di euro di obbligazioni e i gesuiti, consigliati dai loro consulenti finanziari, ne sottoscrivono una bella fetta. Poi con Saif ( che è sempre del finanziere di Bari) mettono in piedi una rilevante operazione di pronti contro termine. A firmare i contratti sono la Provincia di Napoli della Compa gnia di Gesù, la Comunità dei Padri Gesuiti di Bari, il Convitto Pontano, l’Istituto Superiore di Scienze Umane e Religiose, l’Ente Provincia di Sicilia, il Collegio di Sant’Ignazio, la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. A tutti l’investimento " garantisce " guadagni molto interessanti. Solo che, dopo un po’, il Credito Commerciale va in crisi e il gruppo fa crac. Fallimenti e inchieste penali. Per i poveri gesuiti oltre al danno la beffa: il curatore fallimentare fa scattare la revocatoria chiedendo indietro i soldi delle cedole pagate prima del crac. Passano gli anni. E adesso? " Andiamo avanti – dice l’avvocato Raffaele Gargano che difende i gesuiti – causa civile, vogliamo il risarcimento da Bankitalia e dalla Consob " . Perché la Banca centrale? Perché, secondo il legale, non avrebbe vigilato a sufficienza sul Credito Commerciale ( crollato per la scoperta che un Cct trentennale di notevole importo non esisteva) e la banca era di fatto la vera garanzia degli obbligazionisti del gruppo. E la Consob? Perché avrebbe dovuto controllare la finanziaria Saif, iscritta in uno degli elenchi speciali tenuti dalla Consob. La Commissione, che giudica infondate le accuse, aveva sanzionato a suo tempo la Saif per sollecitazione abusiva del risparmio. " Tutti acclamavano Bonvino allora " , sostiene un ex rappresentante degli obbligazionisti. Ecco Bonvino: " La Holding Europea? Mai avuto gestione diretta. I bond? Sono cose a me totalmente ignote. I Gesuiti investitori? Non ne so nulla " . Il falso Cct, il buco in banca da 100 miliardi di lire, il crac a catena, i risparmiatori inchiodati, i gesuiti che chiedono i soldi a Banca d’Italia e Consob. Potrebbe essere un film della Loyola Productions di Los Angeles, la società di produzione cinematografica dei gesuiti. Mauro Gerevini