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 2005  aprile 13 Mercoledì calendario

Miller Reggie

• Riverside (Stati Uniti) 24 agosto 1965. Giocatore di basket • «[...] il più prolifico tiratore da tre punti della storia della Nba [...] la cosa di cui va più orgoglioso è di non aver mai cambiato squadra in 18 anni di Nba. Indianapolis non era un bel posto quando Miller ci arrivò, da giovane, da Los Angeles. Una piazza, quattro strade, il Campidoglio e un Dome formavano il centro di una città nota per la 500 miglia, lo scrittore Kurt Vonegut e il basket universitario e scolastico. David Letterman sarebbe arrivato più tardi. I Pacers vincevano e interessavano poco dopo i primi anni ruggenti nella scomparsa Aba. ”Sono arrivato nel 1987 e non c’era molta eccitazione qua attorno per noi - racconta Reggie - . Adesso questa organizzazione è stabilmente nelle Top 10 della Nba. [...]” [...] fino a 4 anni, camminava solo con le stampelle per dei problemi a un’anca, diventato l’uomo del ”Miller Time”, la zona Cesarini della Nba, per aver segnato 25 punti nell’ultimo quarto delle finali dell’Est contro New York nel 1994 o 13 nei 4’30’’ conclusivi contro Jordan nel 1998 (con una caviglia distorta) [...]» (Luca Chiabotti, ”La Gazzetta dello Sport” 13/4/2005). «[...] la carriera di Reggie Miller è finita [...] alla soglia dei 40 anni, dopo 18 stagioni e 1533 partite in una sola squadra, i Pacers. [...] Esce di scena come il più grande tiratore da tre punti della storia della Nba: ne ha segnati 2560, alcuni rimasti nella leggenda. Se ne va dalla porta principale, ma senza il titolo di campione Nba che per tanti anni ha inseguito senza riuscire mai ad ottenerlo. Ci è andato vicino nel Duemila, quando disputò la finale contro i Lakers, in quell’anno imbattibili. [...] Olimpionico ad Atlanta, campione del mondo nel 1994 a Toronto, Miller è un giocatore sopravvissuto a due epoche, con una grinta nata fin dai primi passi, quando doveva competere con i fratelli maggiori, Darrell, giocatore di baseball negli Angels, e Cheryl, olimpionica a Los Angeles, per molto tempo considerata la vera star della famiglia su un campo di basket. Magrolino ma cattivo, non particolarmente esplosivo (nei primi 4 anni di vita camminava con le stampelle per un problema all’anca: i dottori si chiedevano se sarebbe mai stato in grado di muoversi senza assistenza) ma dai grandi fondamentali, è stato uno dei protagonisti dell’era Jordan trasbordando il talento e la professionalità anche nel terzo millennio. [...]» (Luca Chiabotti, ”La Gazzetta dello Sport” 21/5/2005).