13 aprile 2005
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Borsa Giorgio
• Nato a Milano il 19 gennaio 1912, morto a Milano il 18 giugno 2002. Storico. «La modernizzazione dell’Asia Orientale sotto l’influenza dell’Occidente era la sua specializzazione, e di questo tipo di studi era stato in Italia l’iniziatore: nel 2000 ne aveva pubblicato un ponderoso consuntivo, in inglese, sulla rivista Politico, organo della facoltà di Scienze politiche dell’università di Pavia, dove per trenta anni - dal 1977 - aveva insegnato Storia politica e diplomatica. ”In quel saggio - disse durante un’intervista in occasione del suo ultimo compleanno - non usavo la parola ’globalizzazione’, tuttavia la descrivevo perfettamente parlando delle varie reazioni indotte sulle civiltà dei Paesi dell’Asia, specialmente sulla loro evoluzione economico-sociale, dai complicati processi dell’influsso delle civiltà occidentali”. Su questo argomento, fondamentali, tra le sue numerose opere, restano La nascita del mondo moderno in Asia Orientale (Rizzoli 1977), che gli valse il premio D’Annunzio per la saggistica e il premio Okano per il miglior libro sul Giappone e Gandhi (Bompiani, prima edizione 1942, ultima 1990) per cui ottenne, oltre al premio ”Comisso”, la Laurea Honoris causa dell’Università di Benares; e ancora, L’Estremo Oriente tra due mondi (Laterza 1962), Dieci anni che cambiarono il mondo: 1941-1951 (Corbaccio 1995, premio Acqui Storia) e Introduzione alla storia (Marzorati 1988). Per i suoi studi aveva avuto una onorificenza giapponese, di cui aveva scordato il nome ”perché non so il giapponese”: era il prestigioso Ordine del Tesoro Sacro. Figlio di Mario Borsa che fu il primo direttore del ”Corriere della sera” dopo la Liberazione, aveva studiato a Milano (laurea in Filosofia con Antonio Banfi) dove aveva sempre vissuto insegnando, dirigendo il settore Asia Orientale dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e scrivendo. Dal 1946 al 1976 era stato corrispondente del ”Times” di Londra. A questo proposito gli piaceva ricordare un aneddoto: ”Una volta accompagnai il direttore a far visita a Montini, il futuro papa Paolo VI. Dopo soli tre minuti di anticamera mi disse: ’Andiamo via: lui sarà anche l’arcivescovo di Milano, ma io sono il direttore del Times’. E mi trascinò fuori”. Alto e asciutto con gli occhi celesti e il volto sorridente, vestito all’inglese con un’eleganza che rispecchiava il suo passato in cavalleria, lo si incontrava nel suo amato quartiere di Brera, dove ogni sabato pranzava al ristorante Rigolo con i figli, quando erano a Milano: Ferdinando, che insegna Fisica tra Pavia e gli Stati Uniti, e Paolo. E coi nipoti, due americani e quattro milanesi: i più piccoli, Virginia e Pietro, sono i figli di Marco, stimato giornalista economico che è morto nel 1994» (Giulia Borgese, ”Corriere della Sera” 19/6/2002).