Varie, 13 aprile 2005
CESCON
CESCON Michela Treviso 1971. Attrice. «Per fare l’attrice ha lasciato la sua città, Treviso, lo sport in cui credeva, il basket, e l’Università. Luca Ronconi è stato il primo maestro. Con la sua regia, uno spettacolo poco visto, Ruy Blas , di Victor Hugo, romantico e bellissimo. Poi, il lavoro con il ”Teatro di Dioniso”, sperimentazione, studio, ricerca. Ha familiarità con i classici greci, conosce a fondo il teatro contemporaneo. [...] Vincitrice del premio Ubu 2004 come miglior attrice, [...] di cose importanti ne ha fatte tante, con la sua faccia non strereotipata, il suo sguardo non da copertina, la sua sensibilità quasi estrema. Si è imposta nel film Primo amore, di Matteo Garrone, dove interpreta il ruolo di una donna che accetta di raggiungere incredibili livelli di magrezza per compiacere l’ossessione del fidanzato. stata molto ascetica (confessa di aver coltivato, durante l’avvicinamento alla figura dell’anoressica, il ritiro, la solitudine coatta, la lettura dei testi di Santa Teresa, la grande mistica del Castello interiore ) e forse, un poco, lo è ancora. Ma piano piano, con il passare del tempo, impara a dialogare da pari a pari con la vita, fermo restando l’autocompiacimento di essersi riconosciuta dentro, a suo tempo, ”una fiammella, un qualcosa da proteggere, specialmente all’inizio, altrimenti si può perdere”. In altre parole, il talento. [...] Sì all’impegno civile: ”Il mio essere politico si risolve nel compimento del mio impegno. Mi spiego: faccio l’attrice, ho dei doveri nei confronti del testo che ho scelto di rappresentare. Devo farlo bene, con convinzione, credendoci”. Sì al tempo: ”In questo periodo della vita, sentirmelo scorrere addosso mi è particolarmente caro, ne avverto la bellezza, l’importanza”. Sì alla casa: ”Amo restarci, assaporare gli ambienti, le cose di tutti i giorni”. Sì al silenzio: ” la mia dimensione privilegiata. La musica? Mi piace, e adesso so sceglierla, so dire ”voglio ascoltare quel brano, quella canzone...’. Ma nulla è più giusto e completo, per me, del silenzio. Fa parte del mio corpo, mi fa star bene. L’armonia, forse, è proprio questo: sentire le cose che, dall’esterno, entrano a far parte di te”. Infine: ”Sì alla passione, con i rischi e i pericoli che comporta”. E qualche no. No ”a come le istituzioni si comportano nei confronti del teatro. Viviamo nel ricordo di quello che, nel teatro istituzionale, hanno fatto i grandi, Strehler, Ronconi... però oggi le proposte interessanti sono fuori, bisogna cercarle lontano dai luoghi ufficiali, protetti”. No all’impreparazione: ”Dopo dieci anni di lavoro, solo ora comincio a sentirmi un po’ attrice. Ma esiste un sacco di gente che si autopromuove in molto meno tempo: non l’accetto facilmente”. No alla confusione: ”Troppa. Nella pratica e in teoria. Riceviamo troppi input , siamo immischiati in troppe questioni diverse, in molti casi oppositive”. No all’antica propensione ”a guastarmi le cose belle della vita: ero troppo ”monacale’, rovinavo il piccolo e il grande, mi ero poco amica. Ora è tutto diverso”» (Rita Sala, ”Il Messaggero” 12/4/2005).