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 2005  marzo 24 Giovedì calendario

Poco prima della mezzanotte di venerdì 25 marzo, l’ex campione del mondo di scacchi Bobby Fischer è arrivato in Islanda, dopo essere stato trattenuto in un centro per immigrati irregolari nei pressi di Tokyo dal 13 luglio scorso

Poco prima della mezzanotte di venerdì 25 marzo, l’ex campione del mondo di scacchi Bobby Fischer è arrivato in Islanda, dopo essere stato trattenuto in un centro per immigrati irregolari nei pressi di Tokyo dal 13 luglio scorso. Tenuto in assoluto isolamento, con quindici minuti di aria al giorno e la luce accesa 24 ore su 24 per quasi otto mesi, era stato fermato all’aereoporto della capitale giapponese: al momento dell’arresto gli fu comunicato che il suo passaporto non era stato rinnovato dagli Stati Uniti (in realtà pare che un funzionario dell’ambasciata americana a Tokyo, tale «Peter», dopo avergli chiesto il passaporto glielo abbia strappato davanti agli occhi). Motivo: nel 1992 giocò il «match di rivincita» con Boris Spassky in Serbia, paese all’epoca sotto embargo degli Stati Uniti, contestando platealmente una precisa disposizione dell’allora presidente degli Stati Uniti, George Bush senior. Dopo un mese passato nella cella dell’aereoporto, Fischer era stato poi portato nel centro di detenzione di Ushiku, 50 chilometri dalla capitale, dove è rimasto in attesa di una decisione del governo nipponico. Per farsi rilasciare, nel frattempo s’è pure sposato con Miyoko Watai, la presidente della Federazione Scacchistica giapponese. Ma nei primi giorni di marzo, gli Stati Uniti hanno cercato di ottenere l’estradizione accusandolo di evasione fiscale, fino a quando il governo finlandese gli ha concesso il passaporto dandogli la possibilità di lasciare il Giappone. I suoi avvocati infatti hanno sfruttato un cavillo legale: lo scacchista infatti era un cittadino straniero senza titolo di viaggio e, come tale, avrebbe dovuto essere deportato, a meno che non avesse indicato un altro paese palesemente disposto ad accoglierlo. E Reykiavik s’è fatta trovare pronta concedendogli la cittadinanza. Motivo: in Islanda è ancora vivo il ricordo della finale mondiale che Fischer giocò contro Spassky nel 1972.