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 2005  aprile 12 Martedì calendario

Chiossone, l’artista italiano che inventò lo yen, Corriere della Sera, 12/04/2005 Sono stato molto incuriosito da un articolo di Marco Belpoliti apparso su La Stampa del 26 marzo

Chiossone, l’artista italiano che inventò lo yen, Corriere della Sera, 12/04/2005 Sono stato molto incuriosito da un articolo di Marco Belpoliti apparso su La Stampa del 26 marzo. Vi si racconta la storia del ritratto che l’imperatore giapponese Meiji regalò nel 1890 alla scuola elementare di Yokusuka e che venne solennemente trasportato in processione attraverso la città come un’immagine sacra. Secondo uno studio giapponese che ricostruisce l’avvenimento il ritratto dell’imperatore in uniforme militare era stato realizzato con una tecnica fotografica da un artista italiano, Edoardo Chiossone, che passò buona parte della sua vita in Giappone. Ma chi era dunque questo Chiossone? Dario Parodi Alessandria Caro Parodi, è la stessa domanda che mi posi quando visitai molti anni fa il museo Chiossone in cima al piccolo parco della Villetta Di Negro nel centro di Genova. una costruzione moderna realizzata nel 1971 dall’architetto Mario Labò per ospitare la collezione orientale di Chiossone: circa 15.000 pezzi fra sculture di bronzo, armi, maschere per rappresentazioni teatrali, vasi smaltati e di porcellana, armature di samurai, corredi tombali e stampe. La storia dell’uomo che raccolse questi oggetti e ne fece dono all’Accademia Ligustica comincia qualche anno prima del suo arrivo in Giappone il 12 gennaio 1875. Nel 1871 l’imperatore aveva inviato negli Stati Uniti e in Europa una missione composta da politici, diplomatici, funzionari governativi, studenti: centosette persone fra cui cinque ragazze che avrebbero completato gli studi frequentando all’estero le scuole superiori. La missione doveva studiare l’organizzazione della giustizia, il sistema finanziario e assicurativo, il regime dei cambi e delle dogane, la rete dei trasporti e delle comunicazioni, le istituzioni scolastiche, l’apparato militare e industriale. Il Giappone dell’epoca Meiji voleva diventare un Paese moderno, aveva biso gno di tutto ed era fermamente deciso a scegliere il meglio di ciò che l’Occidente offriva al mondo. Il risultato, negli anni seguenti, fu un nuovo Giappone, straordinario mosaico di modelli amministrativi e istituzionali. L’organizzazione dell’esercito fu presa a prestito dalla Germania, la flotta e la banca centrale dalla Gran Bretagna, il sistema prefettizio dalla Francia. E dall’Occidente nel suo insieme arrivarono alla rinfusa il sistema metrico decimale, il calendario gregoriano, la coscrizione obbligatoria, i censimenti, lo standard aureo e il sistema postale. Fra le molte cose necessarie al rinnovamento dello Stato alcune richiedevano una certa abilità artistica: banconote, francobolli, obbligazioni, titoli azionari. I giapponesi furono molto colpiti dall’abilità di un artista ge novese, nato nel 1833, che aveva lavorato alla Banca nazionale del Regno e fatto pratica di incisore presso due grandi aziende europee, fornitrici di banconote a mezzo mondo: la Dondorf & Naumann di Francoforte e la De La Rue di Londra. Lo invitarono in Giappone, gli fecero un contratto attraente e lo nominarono direttore dell’Officina carte valori. L’ammirazione e la fiducia furono totalmente ricambiate. Chiossone si innamorò del Giappone, creò un laboratorio e una tipografia moderni, formò una generazione di tecnici. Fu lui che nel 1877 progettò e stampò la prima banconota orizzontale giapponese: un biglietto da 1 yen a cui ne seguì, poco tempo dopo, uno da 5. Più tardi, quando fu costituita la Banca del Giappone, l’officina di Chiossone completò la serie con banconote da 10 e da 100 yen. Nel frattempo, mescolando disegni al carboncino e tecnica fotografica, era diventato ritrattista. E fu così che con qualche difficoltà ( l’imperatore non amava farsi fotografare) realizzò il grande ritratto del sovrano in uniforme militare a cui Marco Belpoliti ha dedicato il suo articolo. Chiossone andò a riposo nel 1891, ma non volle abbandonare il Giappone. Continuò a lavorare e a collezionare oggetti d’arte fino alla morte nell’aprile 1898. E’ sepolto nel cimitero degli stranieri di Aoyama in una tomba su cui è scritto « Alla sacra memoria del professore Edoardo Chiossone » e su cui sono scolpiti i simboli dei maestri incisori: un martello e uno scalpello incrociati. Ma regalò a Genova la sua collezione con un testamento firmato qualche mese prima della morte. Una studiosa italiana, Lia Beretta, per molti anni addetto culturale a Tokyo e a Kyoto, lo ha ritrovato e lo ha riprodotto in un libro ( Chiossone inedito) pubblicato a Tokyo nel 2004 dall’Associazione Insatsu Choyokai. Se mai le capita di dare un’occhiata al valore dello yen sulla pagina finanziaria del suo giornale, caro Parodi, rivolga un pensiero a Edoardo Chiossone. Sergio Romano