Piero Coda, La Repubblica, 12/04/2005 pag. 43, 12 aprile 2005
Ruolo dello spirito santo, La Repubblica, 12/04/2005 pag. 43 Il conclave per l´elezione del Papa inizia con la solenne processione dei cardinali elettori che si recano alla Cappella Sistina invocando col canto del "Veni Creator" l´assistenza dello Spirito Santo
Ruolo dello spirito santo, La Repubblica, 12/04/2005 pag. 43 Il conclave per l´elezione del Papa inizia con la solenne processione dei cardinali elettori che si recano alla Cappella Sistina invocando col canto del "Veni Creator" l´assistenza dello Spirito Santo. "Vieni o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato... sii luce all´intelletto, fiamma ardente nel cuore". La Chiesa di Gesù Cristo, sin dall´inizio, chiede a Dio, sulla parola di Gesù, l´ausilio dello Spirito Santo perché i passi che deve compiere e le decisioni ch´è chiamata via via ad assumere siano ispirati dall´alto e obbediscano sempre alla legge evangelica dell´amore. "Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi...": così, ad esempio, vengono comunicate le decisioni degli apostoli e della comunità nel libro degli Atti, che ne racconta le prime vicende. Ed è perciò senz´altro significativo che la scelta di colui ch´è destinato a succedere all´apostolo Pietro nella guida della Chiesa di Roma, "che presiede nella carità" alla comunione universale, sia compiuta in ascolto di "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,7). Lo Spirito Santo, infatti, è per la coscienza cristiana quel soffio divino che visita il cuore e la mente degli uomini e li sintonizza sulla lunghezza d´onda del pensiero di Dio. In ciò, l´ebraismo e il cristianesimo sono eredi di quell´universale esperienza religiosa per cui Dio, essendo infinitamente altro dall´uomo e dal mondo, è al tempo stesso misteriosamente ed efficacemente presente ad esso: "Intimior intimo meo, superior summo meo", scrive Agostino d´Ippona - più intimo a noi della nostra più segreta interiorità e insieme infinitamente trascendente rispetto allo slancio più ardito del nostro desiderio. Tutte le tradizioni religiose conoscono, del resto, la figura di colui che, ispirato dall´alto, si fa portavoce del Divino e guida religiosa degli uomini lungo i sentieri della storia. Tanto che anche in una cultura largamente secolarizzata come quella occidentale, è comune parlare di "ispirazione" per descrivere quella luce o spinta interiore che, con inaspettata gratuità, non solo accende lo spirito del poeta e del saggio ma di tanto in tanto fa irruzione nella vita quotidiana, specie nei momenti delle scelte cruciali. Se c´è una peculiarità nella storia d´Israele, che trova poi singolare riscontro nell´avventura di Gesù di Nazareth, essa va individuata in una promessa che, come un filo d´oro, attraversa la storia della salvezza. Lo Spirito (ruah in ebraico, pneuma in greco, spiritus in latino), vi si dice, scenderà in misura sovrabbondante su colui che chiamerà a raccolta le genti per annunciare che il Dio della pace e della giustizia viene infine ad abitare tra gli uomini. Anzi, per bocca dei profeti, Dio stesso promette: "Effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie" (Gioele 3,1). ciò che, secondo la fede cristiana, sperimenta la comunità dei discepoli di Gesù dopo la sua pasqua di morte e risurrezione, quando riconosce in lui il Cristo, e cioè l´unto dello Spirito ch´era stato promesso, e da lui riceve il Soffio di quella vita nuova che "grida: Abbà, Padre!" (Gal 4,6) e s´esprime nella forza e nella dolcezza dell´amore verso i fratelli. Quest´originaria e fondante esperienza dello Spirito è descritta plasticamente dall´evangelista Luca nella scena di Pentecoste: sugli apostoli, raccolti nel cenacolo con Maria, scendono allora "delle lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro" (Atti 2,3). Da questa divina sorgente scaturisce la forza con cui gli apostoli, subito dopo e come conseguenza di quest´investitura, si danno ad annunciare senza più timore l´evento di salvezza accaduto in Gesù, facendosene garanti sino all´effusione del sangue. In forma paradigmatica, l´evento di Pentecoste diventa perciò, lungo i secoli, il principio e il modello dell´identità e della missione della Chiesa. Essa è, come popolo da Dio convocato, il luogo in cui Gesù Cristo crocifisso e risorto continua a rendersi presente effondendo i doni del suo Spirito: perdono, pace, amore, fortezza, luce, amore. Ogni discepolo ne è destinatario, nessuno escluso, di tanto in quanto, però, egli apre il cuore all´avvento di Dio in sincera e radicale solidarietà con i fratelli. Né, d´altra parte, lo Spirito promesso e donato "senza misura" dal Cristo è requisito nel recinto della Chiesa. Lo Spirito, infatti, secondo l´efficace immagine usata da Gesù, è come il vento "che soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va" (Gv 3,8). Lo sperimenta in prima persona l´apostolo Pietro nella casa del centurione Cornelio, constatando l´azione dello Spirito anche tra i pagani, tanto da dover confessare: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto" (Atti 10,34-35). Se, dunque, il discepolo di Cristo è colui che, nella sequela del Maestro, "cammina secondo lo Spirito" cercando di far spazio dentro di sé alla sua voce interiore; la comunità cristiana è l´assemblea adunata nel nome di Cristo per l´ascolto della sua parola, la celebrazione dei divini misteri, l´esperienza condivisa dei doni dello Spirito. Ogni decisione di particolare importanza per la sua vita e la sua missione dovrà esser frutto di un discernimento attento e partecipato che, avendo come suo decisivo criterio il vangelo, si ponga per ciò stesso in ascolto delle suggestioni dello Spirito di Cristo che parla alle coscienze e agisce nella storia degli uomini. Così avviene, sin dai primi secoli, nella celebrazione dei Sinodi o Concili, assemblee qualificate dei pastori della Chiesa chiamati a esprimere decisioni autorevoli e vincolanti in materia di fede e di morale, a livello locale e a livello universale. Così avviene anche in quella peculiare assemblea che è il conclave, in cui il collegio dei cardinali elettori è chiamato a scegliere il nuovo Papa. Le leggi che ne regolano il funzionamento obbediscono in fin dei conti a questa precisa finalità: quella - come recita la Costituzione apostolica emanata da Giovanni Paolo II nel 1996 - di "preparare l´anima ad accogliere le interiori mozioni dello Spirito Santo", in modo che la scelta espressa dal singolo e dal collegio nel suo insieme sia il più possibile interpretazione fedele del volere di Dio Padre manifestato in pienezza da Gesù e reso attuale oggi, per noi, dallo Spirito Santo. Piero Coda