Agostino Paravicini Bagliani, La Repubblica, 12/04/2005, 12 aprile 2005
Cardinali durante il conclave, La Repubblica, 12/04/2005 Il termine conclave designa il luogo "chiuso a chiave" (cum clave) in cui si riunisce il Collegio dei cardinali per eleggere il papa
Cardinali durante il conclave, La Repubblica, 12/04/2005 Il termine conclave designa il luogo "chiuso a chiave" (cum clave) in cui si riunisce il Collegio dei cardinali per eleggere il papa. Per estensione, tale parola definisce l´elezione stessa. Come tale, il conclave esiste soltanto dal 1274, quando Gregorio X decretò che la rigorosa clausura dei cardinali era modalità irrinunciabile di validità dell´elezione papale. La storia del conclave è dunque legata al ruolo esclusivo affidato ai cardinali di eleggere il papa, un diritto che risale al decreto di elezione In nomine Domini promulgato da Niccolò II il 13 aprile 1059 nella basilica di S. Giovanni in Laterano. La nuova procedura doveva svolgersi in tre fasi: i cardinali vescovi iniziavano la discussione, associando in seguito i cardinali preti; il clero e il popolo di Roma acclamavano, secondo la tradizione. Il decreto stipulava un´altra grande novità: il papa così eletto possiede immediatamente tutti i poteri della carica. Niccolò II si riferiva all´antico diritto di conferma dell´imperatore soltanto con una frase sibillina ("salvi i dovuti onore e reverenza..."). Affidando un ruolo così nuovo ai cardinali, il decreto sottraeva di fatto l´elezione del papa al potere dei signori laici, limitava al massimo il protagonismo dell´imperatore e poneva le premesse per evitare ogni ingerenza romana. Nei decenni successivi tutti e tre gli ordini dei cardinali (vescovi, preti, diaconi) furono progressivamente associati all´elezione del papa, con assoluta parità di diritti. Nessuna norma precisava come si dovesse costituire una maggioranza valida, che per tradizione era "la parte migliore" (o come si usava anche dire, "la parte più sana". Un criterio numerico fu stabilito per la prima volta dal terzo Concilio lateranense (1179): l´elezione doveva essere presa alla maggioranza dei due terzi dei cardinali presenti. Era un modo difficile di ottenere la maggioranza, ma è rimasto immutato per secoli. Giovanni Paolo II lo ha confermato per gli scrutini dei primi giorni del conclave. Ancora alla fine del secolo XII, secondo i cerimoniali, i cardinali erano tenuti a riunirsi in un "luogo conosciuto" tre giorni dopo la sepoltura del papa, il che significa che nessuna norma esigeva allora che i cardinali si dovessero riunire in clausura per eleggere il papa. Un primo passo verso il "conclave" fu compiuto nel 1241, dopo la morte di Gregorio IX, non però per volontà dei cardinali. Stanco di vedere che i cardinali non avevano ancora eletto un papa dopo mesi di trattative, il senatore di Roma Matteo Rosso Orsini li rinchiuse nel palazzo romano Septizonium. La situazione divenne insostenibile durante la Vacanza apertasi con la morte di Clemente IV (1268). Nessuno dei diciotto cardinali, divisi in potenti fazioni, poteva ottenere la maggioranza dei due terzi. Il cardinale Giovanni da Toledo consigliò polemicamente ai suoi colleghi di scegliere il papa giocando ai dadi! Dopo diciotto mesi di attesa, il podestà e il capitano del popolo di Viterbo - dove i cardinali risiedettero anche dopo la morte del papa - rinchiusero i cardinali nel palazzo del vescovo, ne scoprirono il tetto e lasciarono passare soltanto pane, vino e acqua. I cardinali reagirono ordinando (6 giugno) di ricoprire il palazzo e minacciando di lasciare la città "e di non tornarvi più". Il cardinale da Toledo suggerì invece ironicamente ai suoi colleghi: "scopriamo il tetto per lasciare passare lo Spirito Santo"! Gregorio X fu finalmente eletto il 1° settembre 1271, quasi dopo tre anni di Vacanza, la più lunga nella storia del papato. La situazione era drammatica e il nuovo pontefice tentò di porvi rimedio facendo adottare, dal II Concilio di Lione (1274), una costituzione (Ubi periculum) che imponeva ai cardinali di riunirsi "in un conclave" per eleggere il papa, nel palazzo in cui era morto il papa ed attendere i cardinali assenti non più di dieci giorni. Le regole di clausura erano severe. Nessuno poteva né entrare né uscire. Contatti diretti erano vietati anche per iscritto. Gli alimenti dovevano passare tramite un´unica apertura che doveva essere così stretta da impedire a qualsiasi persona di penetrare nel conclave e di avvicinarsi ai cardinali! Dopo tre giorni, e per altri cinque, ai cardinali si doveva concedere un solo piatto al giorno; fino ad elezione avvenuta, i cardinali si dovevano poi accontentare di pane ed acqua. Per le forti resistenze dei cardinali, la costituzione di Gregorio X fu dapprima sospesa (Adriano V e Giovanni XXI, 1276), poi rimessa in vigore da Celestino V (1294), anche in caso di dimissioni del papa. Il papa del "gran rifiuto" aveva allora già deciso di rinunciare al papato. Dieci giorni dopo la solenne cerimonia di rinuncia (13 dicembre), i cardinali entrarono in conclave in Castelnuovo, a Napoli, ed elessero Bonifacio VIII la sera stessa (24 dicembre). Già durante il conclave di Perugia (1304), la sua austerità fu allentata: i cardinali decisero di farsi accompagnare dai loro medici, confessori e barbieri. Gli ambasciatori del re d´Aragona raccontarono che i cardinali ebbero "i primi tre giorni tutti gli alimenti che volevano", cinque giorni dopo fu dato loro "abbondantemente" un solo pranzo, poi "soltanto pane, vino e acqua". Dopo otto giorni ebbero soltanto pane e vino, ma "segretamente si portarono diversi alimenti ai loro familiari". I cardinali potevano "uscire per la ricreazione da un portico". A ottobre, i cardinali si costruirono "piccole case di legno coperte da tele cerate" perché "ciascuno potesse dormire senza essere visto". Nel palazzo entrò vino, legna, paglia e "ciò che era necessario per passare l´inverno", il che non era di buon augurio: "il papa non sarà certamente eletto così rapidamente". E fu così. Clemente V diventò papa un anno dopo, il 5 giugno 1305. Clemente VI (1351) abolirà l´obbligo del dormitorio comune, permettendo ai cardinali di disporre di cellette separate da tende. Dovevano accontentarsi di una sola portata, a pranzo come a cena. Potevano nutrirsi "di carne o di pesce o d´uova", ed anche di carne salata, erbaggi e frutta, ma senza "prendere cosa alcuna da un altro cardinale"! Nel 1378 si tenne a Roma il primo conclave dopo la lunga residenza dei papi a Avignone. I cardinali erano terrorizzati dal tumulto dei Romani che volevano conoscere il nome dell´eletto. Il cardinale Orsini si presentò a una delle finestre del conclave e gridò alla folla: "Tacete, perché avete un papa". "Chi dunque?" gli risposero. L´Orsini: "Andate a San Pietro". Molti dei Romani "compresero che il nuovo papa era il cardinale di San Pietro e accorsero alla casa del cardinale Tebaldeschi per predarla". Anche il 17 ottobre 1404, appena saputa l´elezione di Innocenzo VII, "i Romani tutta gl´invasero la casa, e, secondo l´usanza loro rapace, tutta la spogliarono niente altro lasciando fuorché le sbarre delle finestre". Anche la cella di un cardinale poteva essere oggetto di saccheggio. Pio II (Enea Silvio Piccolomini) racconterà che all´annuncio della sua elezione (19 agosto 1464), la sua cella fu spogliata dell´argento e dei libri "secondo una turpe consuetudine". La "plebaglia vile e infame fece addirittura a pezzi la sua casa di Roma, asportando persino le pietre". I saccheggi dilagarono fino al Settecento, investendo anche il palazzo che il cardinale eletto papa possedeva nella sua città natale. Il rito segnalava che il neo eletto pontefice "era salito al culmine delle ricchezze", come si espresse il Concilio di Costanza (1415), ma anche il desiderio del popolo di partecipare all´elezione di un nuovo pontefice, oltre che, preventivamente, alla magnificenza del suo pontificato. Agostino Paravicini Bagliani