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 2005  aprile 12 Martedì calendario

Hitler e beni degli ebrei, La Repubblica, 12/04/2005 pag. 45 Non siamo ancora alla Historikerstreit, come fu chiamata la celebre disputa degli anni 80 sul "passato che non passa" (e che secondo lo storico Ernst Nolte avrebbe dovuto invece passare, per la Germania, come per tutti gli altri paesi), ma il nuovo libro dello storico Goetz Aly ha tutte le qualità per provocarla

Hitler e beni degli ebrei, La Repubblica, 12/04/2005 pag. 45 Non siamo ancora alla Historikerstreit, come fu chiamata la celebre disputa degli anni 80 sul "passato che non passa" (e che secondo lo storico Ernst Nolte avrebbe dovuto invece passare, per la Germania, come per tutti gli altri paesi), ma il nuovo libro dello storico Goetz Aly ha tutte le qualità per provocarla. Uscendo per di più mentre i tedeschi si apprestano a commemorare il sessantesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale pensando in buona coscienza di aver fatto un lavoro esemplare di autoriflessione sul nazismo: l´Olocausto, come ha detto il presidente Koehler, "è ormai parte dell´identità tedesca". Aly sostiene invece che questa riflessione è lontana dall´essere compiuta: "L´Olocausto resta inspiegabile finché non lo si analizza come la più grande rapina di massa della storia moderna". E precisa: "dal 1939 al 1945 due terzi del bilancio del Terzo Reich furono coperti attraverso l´esproprio degli ebrei e il saccheggio dai paesi occupati". Il libro documenta meticolosamente le tecniche inventate dai giovani esperti finanziari della Banca centrale del Reich (che nel dopoguerra rimasero intoccati dall´epurazione e continuarono a lavorare per la Bundesbank) per mimetizzare la grande rapina. Di cui beneficiarono milioni di tedeschi. "Così si creò il consenso. Al costo del diritto alla vita di milioni di persone, considerate di razza inferiore. Questa è la connessione cruciale che il mio libro dimostra". Goetz Aly è uno storico pluripremiato per le sue ricerche che tuttavia è rimasto sempre un po´ ai margini dell´accademia (anche se ora insegna al Fritz Bauer Institut dell´Università di Francoforte). Fu lui a rivelare - nel libro Precursori della liquidazione - che alcuni suoi colleghi rispettati e ascoltati nel dopoguerra avevano dato una mano a Hitler elaborando teorie sullo sterminio. Provocatorio Aly lo è fin dal titolo del libro: Hitler´s Volksstaat. Raub, Rassenkrieg und nationaler Sozialismus (Lo Stato popolare di Hitler. Rapina, guerra razziale e socialismo nazionale). Di lui i colleghi dicono che è "bravo ma arrogante", ma nulla di quest´arroganza si manifesta durante il nostro incontro. Ha strappato un po´ di tempo, di domenica pomeriggio, alla festa di compleanno della figlia: l´intervista sarà breve, aveva annunciato, e invece parla appassionatamente delle sue ricerche per due ore e mezzo. Stato del popolo, dunque, Volksstaat. L´accento è sul consenso popolare. Come si declina la banalità del male? I tedeschi come volenterosi profittatori invece dei volenterosi carnefici di Goldhagen? "A me interessava capire fino in fondo che cosa ha tenuto insieme la Germania nazista, a che cosa fosse dovuto quell´enorme grado di integrazione popolare che non ha uguali nella storia tedesca. La risposta è: l´interesse economico. Non voglio dire che le finanze spieghino tutto, ma non fu l´ideologia - quell´antisemitismo eliminatorio di cui parla Goldhagen appunto - a sedurre i tedeschi. E nemmeno fu il terrore a costringerli: dopo i primi due anni, dopo la fase di consolidamento, il numero dei prigionieri politici era meno di quanto ci si immagini, 2500 persone. Il terrore ricominciò solo alla fine della guerra: il 94 per cento delle 30.000 condanne a morte contro tedeschi furono pronunciate allora". Lei dice: assistiamo a una simbiosi tra crimine e "Stato popolare". "Le condizioni economiche dei tedeschi, parlo degli "ariani" naturalmente, migliorarono durante il nazismo. Hitler, memore della miseria in cui era crollato il Reich nel 1918, mise in atto misure di appeasement sociale: assegni familiari, perequazione degli oneri familiari, mutui alle coppie, tagli fiscali. E non smise durante la guerra, anzi. La paga dei militari era ottima, e in più le famiglie a casa ricevevano l´85 per cento netto dell´ultimo salario. Spesso vivevano meglio che in tempo di pace. Operai e impiegati statali non pagavano tasse. Esattamente il contrario di quanto era successo nella prima guerra mondiale. Per esempio subito dopo la sconfitta di Mosca Hitler aumentò le pensioni del 15 per cento, e estese la cassa malattie ai pensionati. I quadri del Nsdap erano per lo più di origini umili, sapevano per esperienza personale che cosa significa quando un ufficiale giudiziario ti butta fuori di casa perché non hai i soldi per pagare la pigione. Questa politica fu messa in atto consapevolmente per tranquillizzare i tedeschi, far sentire che lo Stato si occupava di loro. L´appeasement sociale creò molto più consenso delle parole d´ordine razziste. Per esempio, se legge i giornali dell´epoca vedrà che la cosiddetta Judenbusse fatta pagare agli ebrei nel 38/39 trovò - diversamente dalla notte dei cristalli - il consenso generale della popolazione. Quei tributi estorti agli ebrei bloccarono una acuta crisi finanziaria, coprendo il 9,5 per cento delle entrate del Reich. I giornali scrissero che il denaro che affluiva nelle casse dello Stato era destinato al benessere sociale, al Volkswohl come si diceva allora, il bene del popolo. E questo bastò. Lo stesso accadde con l´entrata in guerra: i tedeschi erano scettici, ma Hitler anestetizzò lo scetticismo con i benefici economici. Le misure sociali naturalmente costavano, le casse del Reich si svuotarono e cominciò la rapina. Gli storici non hanno preso abbastanza sul serio parole chiave del nazismo come Volkswohl". E´ famosa la frase di Horkheimer: "chi non vuol parlare di capitalismo taccia sul fascismo". Lei la trasforma dicendo: chi non vuol parlare dei vantaggi per i milioni di tedeschi normali deve tacere sull´Olocausto. "Dove sono finite le proprietà degli ebrei europei? Per capirlo bisogna aver chiaro come i tedeschi finanziarono la guerra. In ogni paese occupato fu messa in atto una vera e propria operazione di riciclaggio a beneficio della Germania. In ogni paese in modo diverso, con tecniche creative che gratificavano l´ambizione e il senso di onnipotenza dei giovani funzionari della Reichsbank e degli addetti economici nei diversi paesi. Nel libro sono documentati gli esempi della Grecia, dell´Ungheria, ma anche dell´Italia (che pagava come gli altri i "costi dell´occupazione" solo che in Italia venivano chiamati "contributi ai costi di guerra". Già dopo il saccheggio dell´economia della Cecoslovacchia Goering calcolava le nuove entrate che sarebbero venute nel corso della campagna militare dai successivi territori occupati. Nacque e crebbe una bolla speculativa, ed era evidente che sarebbe scoppiata al momento in cui l´espansione territoriale si fosse fermata. Dopo la resa della Francia Hitler non si è fermato anche perché il Reich si sarebbe trovato alla bancarotta. La guerra è continuata, il debito cresceva e la rapina diventò sempre più brutale". Finora si è parlato unicamente dei vantaggi ricavati dalle grandi banche o dalle grandi imprese. Invece lei vede l´esproprio, seguito dal massacro, come un calcolato disegno finanziario. "Due terzi del bilancio di guerra furono coperti per cinque anni e mezzo dai tributi dei paesi stranieri, dai beni confiscati agli ebrei e dal lavoro forzato. I soldati al fronte furono istruiti al saccheggio di materie prime, beni industriali e cibo. Ci sono dossier segreti che dimostrano che dal ’41 al ’43 i tedeschi rubarono nell´Unione sovietica cibo sufficiente per sfamare 21 milioni di persone, mentre i prigionieri di guerra sovietici venivano sistematicamente fatti morire di fame. Nei primi tre mesi del ’43 i tedeschi dal fronte di Leningrado mandarono a casa tre milioni di pacchi. Continuarono a mandarli dalla Francia poco prima dello sbarco in Normandia. Perfino soldati che nazisti non erano, come il cattolico Heinrich Boell, di cui cito alcune lettere alla famiglia a cui mandava burro e altri generi alimentari". Com´è che nessuno storico si è occupato prima di questo tema? Ha trovato dati nuovi che finora non erano accessibili? "Io penso che sia normale che la storiografia si sia occupata in primo luogo dell´immenso trauma provocato dalla politica dello sterminio. Il passo successivo sono stati gli aspetti strutturale. La finanza criminale viene per ultima, tanto più che la materia finanziaria è complicata. Ma i dati non sono nuovi, erano accessibili anche dieci o venti anni fa. Anzi molti dati della Reichsbank sono stati distrutti dalla Bundesbank ancora alla fine degli anni 70. La Bundesbank non era l´erede legale della Banca del Reich ma di fatto continuò ad impiegare molte delle stesse persone che vi avevano lavorato durante il nazismo. Gli esperti finanziari del Reich avevano elaborato abili manovre finanziarie, messe in atto nei diversi paesi con l´aiuto della Wehrmacht, per dare una patina legale al saccheggio. Molte cose che non c´erano più nell´archivio della Bundesbank le ho trovate in quello eccellente della Banca d´Italia". Vanna Vannuccini