Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  aprile 12 Martedì calendario

Pio XII. Corriere della Sera, 12/04/2005. Quando il 2 febbraio 1922 inizia il conclave che deve eleggere il successore di Benedetto XV tutto sembra fermo

Pio XII. Corriere della Sera, 12/04/2005. Quando il 2 febbraio 1922 inizia il conclave che deve eleggere il successore di Benedetto XV tutto sembra fermo. Non ci sono variazioni normative rispetto al 1914; il collegio cardinalizio è fatto per due terzi da "creature" (così si chiamano i cardinali) dei predecessori; e nemmeno stavolta i porporati americani arrivano a Roma in tempo. Le previsioni giornalistiche, che iniziano a guardare al conclave con maggior attenzione, avanzano i nomi del patriarca di Venezia La Fontaine e dell’arcivescovo di Pisa Maffi: il che è plausibile, ma lascia oscura la dinamica interna, su cui filtra solo qualche indiscrezione. Ciò che è certo è che il conclave risulta essere "lungo", nel senso tutto particolare che assume il termine nel Novecento. All’arcivescovo di Milano Achille Ratti servono 14 scrutini per superare i 35 voti necessari all’elezione. Così un outsider diventa Pio XI e inaugura una abitudine rimasta invalsa, cioè confermare il segretario di Stato, Gasparri, secondo alcuni violando una richiesta del cardinale Merry del Val, che gli aveva portato i propri voti in cambio di qualche certezza sulla decapitazione di quello che sta diventando il cuore e il problema del governo papale. Per secoli, infatti, l’organo più centrale della curia romana creata da Sisto V nel 1588 era stato il Sant’Ufficio: il suo stesso nome (Suprema Sacra Congregazione del Sant’Ufficio, dell’Universale Inquisizione e dell’Indice dei Libri Proibiti) e il fatto di essere presieduto personalmente dal Papa ne marcavano il ruolo apicale. Ma dopo la fine del potere temporale e l’esaurimento della campagna repressiva contro i modernisti dei tempi di Pio X, il papato trova in un’altra figura di spessore tutto politico - quella del segretario di Stato - lo snodo essenziale: nel 1903 era il segretario di Stato Rampolla ad ambire al papato e trent’anni dopo un giovane minutante bresciano, monsignor Giovanni Battista Montini, era già convinto che quella dovesse diventare l’ipofisi politica della Santa Sede. un disegno che è anticipato dalla apparente naturalezza con cui Eugenio Pacelli, il segretario di Stato chiamato a sostituire Gasparri, negoziatore della Conciliazione del 1929, prosegue la sua carriera, salendo sul trono di Pietro nel 1939. Il conclave si apre il 1° marzo di quell’anno, dopo aver vanamente atteso per 18 giorni l’arrivo dei cardinali americani. In quelle settimane si affacciano ipotesi, disegni, candidature. Il cardinale Celso Costantini, conoscitore del mondo asiatico, tenta nei giorni di conclave di fissare i punti problematici della Chiesa di domani come filtro per la scelta degli uomini: un memorandum lucido, che però non produrrà nulla. L’arcivescovo fiorentino Elia Dalla Costa e quello milanese Ildefonso Schuster sono le figure auspicate da chi aspetta invano una papato "pastore", da un collegio cardinalizio dove il 44% dei membri fa parte della curia. Sono dunque loro, i curiali, che devono accordarsi e l’accordo lo trovano, in appena un giorno, sul segretario di Stato cardinale Pacelli, che prende il nome di Pio XII. La rapidità è notata addirittura da Hitler che immagina un conclave per designare il suo successore... La realtà è un po’ più complessa: una voce incontrollabile e maligna, infatti, sostiene che Pacelli abbia raggiunto il quorum votando se stesso. Cosa non proibita, fra l’altro: ma che il nuovo Papa considera evidentemente sconveniente, tant’è che nella costituzione per il conclave che detta nel 1945 stabilisce che la maggioranza si alzi ai 2/3 ? 1 dei voti, proprio per mettere il successore al riparo da ogni diceria. Prima di quella data, però, Pio XII doveva aver dato disposizioni per un eventuale conclave d’emergenza: c’è infatti chi crede che per assicurare la guida della Chiesa anche in caso di un suo rapimento politico per mano nazista o fascista, egli avesse affidato a un porporato (forse il cardinal Ruffini di Palermo) il compito di annunciare la sua rinuncia e l’apertura di una procedura elettorale a Papa dimissionario; non ci sono (com’è ovvio, vien da dire) evidenze documentarie. C’è invece una testimonianza sulla sua preoccupazione di trovarsi a occupare la sede petrina "nelle condizioni di una cariatide" e sul suo impegno per organizzare la sua libera rinuncia all’ufficio nell’incombere di questa evenienza. Dopo il 1945 Pio XII rimane senza segretario di Stato per 13 anni, diventando in prima persona il capo della macchina curiale: una scelta difficile, specie nel momento in cui il suo degrado fisico e l’addensarsi di immagini cupe sullo stato del mondo lo consegnano a quel circolo ristretto di cardinali che i giornali chiamano "il Pentagono". L’ipotesi d’una successione rapida e indolore fra un papa e il suo segretario di Stato utilizzata nel 1939 si rompe radicalmente, dando il via a una fase nella quale il più alto grado della curia romana che il Papa affida in piena libertà diventa ipso facto un fattore di bilanciamento, se non un freno, non certo un delfino: e nel conclave del secondo Novecento il segretario di Stato è solo un cardinale. (Le precedenti puntate, dedicate ai conclavi che terminarono con l’elezione di Leone XIII, Innocenzo IV, Pio X, Gregorio VII, Benedetto XV e Paolo V sono state pubblicate il 5, 6, 7, 8, 9 e 10 aprile). ALBERTO MELLONI