Chi, 19/04/2005 pag.71-74, Flora Lepore, 19 aprile 2005
Moglie di Fassino. Chi, 19 aprile 2005. Col marito condivide la passione politica: lo stesso partito, le stesse idee, l’esperienza in Parlamento (è stata deputata dall’87 al 2001), il lavoro nel Direttivo nazionale dei Ds, dove lui è il "capo" supremo e lei si occupa della Consulta Ds per l’infanzia e l’adolescenza
Moglie di Fassino. Chi, 19 aprile 2005. Col marito condivide la passione politica: lo stesso partito, le stesse idee, l’esperienza in Parlamento (è stata deputata dall’87 al 2001), il lavoro nel Direttivo nazionale dei Ds, dove lui è il "capo" supremo e lei si occupa della Consulta Ds per l’infanzia e l’adolescenza. Ma essere sua moglie non le ha giovato. "Per questo ho pagato un prezzo alto", dice. Anna Serafini è una donna che brilla di luce propria, non solo per il suo lavoro. Eppure la sua riservatezza, la gentilezza schiva sono di ostacolo alla sua notorietà. Tanto che il grande pubblico generalmente ignora che lei è la moglie del leader dei Ds, Piero Fassino. Se aggiungiamo al quadro il fatto che lui è piemontese doc, e dunque riservato per nascita ed educazione, ecco che queste immagini che "Chi” pubblica hanno il sapore della prima volta in assoluto. La prima volta in cui i Fassino consentono l’ingresso nella loro casa alle spalle di Montecitorio, casa piena di libri, rallegrata dalle ceramiche che Anna ama collezionare, dalle tovagliette coi ricami indiani che scova nei mercatini, dalle marmellatine e le conserve che le arrivano dalla mamma dalla natia Toscana e che lei tiene in una cucina "vissuta" che sa di torte di mele e di melanzane alla parmigiana che prepara per il marito. Come mai ancora oggi non molti sanno che voi siete una coppia? "Un eccesso di prudenza che abbiamo avuto per il fatto che entrambi facevamo politica. C’è stato come un imbarazzo a mostrare la nostra vita privata che è stata privatissima a lungo". Quando vi siete incontrati lei era già in politica? "Facevo politica già da venti anni. Ero deputata, ero presidente delle cinquanta parlamentari del Pci-Pds, ero nel direttivo quando ancora Piero non aveva gli incarichi che ha ora. Lui è stato il primo politico che ho avuto come fidanzato". E prima di lui? "Filippo, era un fotografo e dìpingeva. Vede questi quadri? Li ha fatti lui. Son belli, no?". Se lei li tiene in casa, vuoi dire che suo marito non è geloso. " geloso, non del passato". E lei è mai stata gelosa? "Può accadere di tutto nella vita e le insidie ci sono, lo so. Non amo l’uso degli uomini di potere che fanno certe donne, ma purtroppo lo fanno. Mi piacerebbe che mio marito venisse rispettato sempre. Che non venisse usato. Per il resto, è normale che qualcuna possa innamorarsene. Non considero mio marito una mia proprietà". Appurato che la passione per la politica è precedente all’incontro con suo marito, ci può dire da dove è cominciata? "Dall’esempio dei miei. Vengo da una terra molto forte, da gente dell’Amiata in Toscana. Papà si chiamava Saturno Serafini ed era l’ottavo di nove figli, mamma si chiama Assunta Paradisi, due nomi "celesti" sui quali scherzavamo sempre in casa. Papà ha fatto il commerciante, vendeva di tutto, dall’olio ai mobili di antiquariato. Ma per potere far studiare i figli a un certo punto scelse il lavoro fisso e fece il minatore". Il sogno di suo padre si è poi avverato? "Sì. Gino e Claudio si sono laureati. Francesco è diventato sindaco dì Piancastagnaio a 21 anni, il più giovane sindaco d’Italia e poi assessore alla Regione. lo ho avuto una vita più complicata". Perché? "Le condizioni economiche erano tali che far studiare anche la figlia era un lusso. I miei sognavano per me un matrimonio. Allora presi la prima decisione veramente importante della mia vita". Che fece? "Dissi ai miei: per pagami i libri, vado a lavorare. E così tutte le estati, a cominciare dai 14 fino ai 25 anni, ho lavorato alle colonie come assistente, gli ultimi due anni da direttrice. Nel frattempo facevo politica: a 19 anni ero nella direzione provinciale della federazíone comunista di Siena, la più importante d’Italia. Ma non era solo studio e politica la vita. Mi divertivo anche. Mi ricordo che vinsi il titolo di reginetta del ballo che avevano organizzato alla Casa del Popolo del mio paese. Il premio era un prosciutto che si presero i miei fratelli. E poi i begli anni di studio a Firenze...". E l’amore? "Il grande amore giovanile fu Filippo, cui ho già accennato. Ho di lui un buon ricordo. Mi ha aiutato a crescere, ad aprirmi alla vita. Finì fra noi perché decisí un’altra svolta. Senza sapere una parola di tedesco, senza conoscere nessuno, me ne andai a Berlino, dopo aver ottenuto una borsa di studio. Ci sono stata tre anni per studiare la socialdemocrazia tedesca e fare la tesi sul pensìero storico di Eduard Bernstein. Per mantenermì doppiavo dei film e a una radio facevo le radìocronache sportive per gli emigrati italiani. In quegli anni di calcio sapevo tutto". A quale punto di questa storia arriva Piero Fassino? "Proprio per i miei studi, il partito mi aveva affidato la responsabilità dei rapporti con la sinistra europea. Piero, che non era ancora deputato ma si occupava di organizzazione nel partito, mi chiamò per fare una relazione sullo Spd. Lui mi piaceva per la sua apertura mentale", Quando scoccò la scintilla? "Dopo la morte di mio padre, passai un periodo durissimo. Rintanata in casa, pensavo di non riprendermi da quel dolore, non reagivo. Piero mi mandò una lettera tenera: "Ho perso mio padre a 16 anni", mi scriveva. Mi toccò il cuore nel profondo. Quando decisi di tornare a Roma, la prima persona che ho avuto voglia di vedere era lui. Ma non sapevo ancora di essermi innamorata". E poi? "Alcune settimane dopo, per via che ero nella Commissione esteri, mi fu chiesto di andare a un congresso in Brasile, organizzato da Lula. Volevo rifiutare, stavo ancora male, ma nella delegazione c’era Piero e mi sentii più protetta. Partii. Quando fummo lì, Piero dovette assentarsi per un incontro con Cardoso e io mi ritrovai catapultata sul palco a sostituirlo, a leggere un discorso non mio, in una lingua non mia, il portoghese, davanti a una platea infuocata di trotzkisti assatanati che mi fischiavano, contestando il legame di Lula col Pds. Non mi arresi, tirai fuori la grinta e andai avanti mentre Lula, con un gesto che ricordo ancora, si mise dietro di me per proteggermi. A discorso finito, la prima cosa che feci fu correre in un bar a bere una tequila. Quell’intervento è stata la cosa più incosciente che abbia mai fatto in vita mia. A Piero dico sempre: non potevi non sposarmi dopo quel disastro". Quando decideste di sposarvi? "Dopo la cena prevista per tutta la delegazione, Piero mi invitò a ballare un valzer per farsi perdonare". Chi disse: sposiamoci? "Piero. Ci siamo accorti tutti e due che era successo qualcosa di molto bello fra noi. Una cosa che lui aveva capito prima di me e che io avevo ignorato. Siamo diversi come temperamento". Com’è lui? "Riservato, sensibile, è bello dentro. Mai si erge a giudice, giudica gli atti, non le persone". Qual è il cemento della vostra unione? "Oltre la tenerezza, ho molta simpatia per mio marito. Mi piace quando si abbandona alla leggerezza, cosa che non fa spesso e che io gli rimprovero. Mi è piaciuto quando, durante il primo viaggio insieme per il Portogallo, lui ha guidato per tutto il tempo allegro, fischiettando le opere liriche". "II fatto che lui fosse divorziato non la destabilizzava? "No. Il suo è stato uno di quei matrimoni che spesso non reggono alla distanza per la giovane età in cui sono decisi. Ma Piero mi ha sempre parlato bene della ex moglie". Com’è Fassino in casa? "Lui si occupa delle cose che odio: le bollette, i conti, l’amministrazione di casa. Si mette li e ordina, classifica con sabauda precisione. Apparecchia e sparecchia sempre. Poi carica la lavastoviglie come fosse un computer: tutti i piattini in fila, i bicchieri allineati a sinistra, le tazzine a destra. Ma la sua specialità è fare le valigie e rifare i letti, due cose che ha imparato dai gesuiti, dove andava a scuola. Se abbiamo ospiti mi aiuta pure a servire a tavola". Chi cucina? "Io, e sono brava. La mia torta di mele è famosa fra gli amici". Quando vuole farlo contento, cosa gli prepara? "Le melanzane alla parmigiana. 0 il coniglio come lo faccio io, alla toscana, coi carciofi. Il menù del nostro pranzo di nozze fu un compromesso tosco-piemontese: bagna cauda per iniziare, ma i vini erano di Montalcino". Sicura che suo marito mangi abbastanza? "Ama mangiare. Pesa 65 chili per 1 metro e 92 di altezza. magro di costituzione. Mi ricordo il primo periodo insieme in cui mi era presa la fissa per la cucina macrobiotica, per le zuppe "sane". Lui mi stoppò dicendomi: "Ma cos’è questa roba schifosa? Lei è di quelle mogli che al marito comprano i vestiti, scelgono la cravatta? " stato single per troppi anni e dunque mio marito è indipendente anche in questo. Ogni tanto gli compro un golf, una cravatta, ma niente di più". C’entra lei nel fatto che lui si sia deciso a prendere la laurea a cinquant’anni? "Quando l’ho conosciuto gli mancavano un paio di esami per Scienze politiche. Da tempo aveva iniziato una ricerca sugli anni della Fiat per fame un libro. Gli ho detto: "Se devi fare un libro, farne una tesi!"". Non avete pensato a un figlio? "L’avrei voluto, ma ci siamo conosciuti tardi. Un figlio non l’ho escluso perché non precludo nulla". Quale è stato il momento più difficile per voi due in politica? "Per lui quando è diventato ministro della Giustizia in un momento difficile; per me quando mi fu affidato alle ultime elezioni politiche un collegio, quello di Teramo, dove non avevo alcuna chance di vincere. E infatti non sono stata rieletta". Sembra una punizione: per che cosa? "Fui mandata allo sbaraglio perché sono una che dice le cose che non piacciono. Pensare che quando ancora non conoscevo Piero, con la preferenza unica, fui la donna che prese più voti in tutta la circoscrizione di Siena-Grosseto. Anche a Teramo ho fatto aumentare i voti del partito, ma il risultato era segnato". D. Però quando poi suo marito è diventato leader del partito e l’ha nominata nel direttivo e le ha affidato la Consulta per l’infanzia, molti hanno gridato al conflitto d’interessi. R. "Ho avuto un momento di imbarazzo, ma poi mi son detta: quando ho conosciuto Piero avevo più incarichi di lui e un ruolo di guida nel partito, quindi sono tranquilla. Perché è successo invece questo ”scandalo?”. Perché in Italia non si accetta che un uomo e una donna che fanno politica siano uniti anche fuori dalla politica. Per un periodo sono stata additata solo come ”la moglie di Fassino”, dimenticando chi sono io, cosa ho fatto, le leggi che ho promosso. Dal fatto di essere ”moglie di” ho avuto solo svantaggi, sono regredita nella carriera, ho pagato un prezzo alto. Per dimostrarsi libero, Fassino avrebbe dovuto cacciarmi dal partito. Ma chiedere a una persona, per ”colpa” dell’amore, di rinunciare a quello che è, è giusto?". D. Vuole dire che se anche alle politiche dell’anno prossimo lei ottenesse un collegio e vincesse, se la sinistra diventasse maggioranza, se suo marito, poniamo, fosse nominato ministro degli Esteri, lei non avrebbe comunque alcuna chance di stare nel governo? R. "Non credo proprio". Flora Lepore