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 2005  aprile 11 Lunedì calendario

Pare che, contrariamente a quanto si pensava finora, l’alfabeto più antico del mondo non sia il tamudico primitivo, scoperto nelle zone tra la Mezza Luna Fertile e il Sahara

Pare che, contrariamente a quanto si pensava finora, l’alfabeto più antico del mondo non sia il tamudico primitivo, scoperto nelle zone tra la Mezza Luna Fertile e il Sahara. Il paleontologo settantenne Edoardo Borzatti von Lowestern, infatti, avrebbe trovato ideogrammi ancora più vecchi incisi sulle pareti rocciose che circondano il deserto di Isma, nel comprensorio di Wadi Ram (Giordania), dove si ebbero gli scontri tra Lawrence d’Arabia e le truppe turche nella Prima guerra mondiale. Dal 1974, con sempre maggiore interesse, Borzatti osserva queste incisioni: riquadri, cerchi, semicerchi che si presentano con variazioni e aggiunte ricorrenti in tutto il territorio esplorato («In circa 3.000 chilometri quadrati di deserto ho individuato 240 siti con oltre 1.600 siti di diverse tipologie», dice). Borzatti non ha dubbi che si tratti del più antico alfabeto del mondo: «L’assiro compare nel 3500 avanti Cristo e si estingue due millenni e mezzo dopo. I geroglifici più antichi non vanno oltre il 3.200 avanti Cristo e spariscono con la fine delle ultime dinastie faraoniche. Gli ideogrammi che ha individuato qui invece risalgono al 4.800 avanti Cristo e sono perciò di mille anni più vecchi del tamudico. Rappresentano inoltre uno dei sistemi alfabetici più longevi perché in questa regione furono soppiantati dall’arabo solo nel sesto secolo dopo Cristo». La teoria però è guardata con sospetto dagli altri studiosi, anche perché Borzatti, perennemente vestito di bianco con tanto di cappello a tese larghe e foulard azzurro al collo, è visto come un eccentrico dai suoi colleghi (anche se il governo giordano gli ha da poco offerto la direzione culturale del museo archeologico che sta sorgendo in quell’area). L’archeologo israeliano Uzi Avner riassume le critiche alla teoria: «Prima di tutto non convince la datazione tanto antica che lui dà alle sue scoperte. Inoltre: come può dire che si tratti di un alfabeto? Lo studio comparato delle incisioni rupestri trovate nei diversi angoli della Terra, senza alcun contatto tra le differenti civiltà, ha rivelato che i nostri antenati tendevano a esprimersi per simboli e disegni astratti all’apparenza molto simili. Ciò non significa che esistesse un unico alfabeto, ma piuttosto che la mente dell’uomo lavora e si esprime in modo omogeneo indipendentemente dalle circostanze». Ma Borzatti non si scoraggia e come ulteriore prova porta una lastra di pietra nera di cinque metri quadrati trovata tra i resti di una frana ai piedi della montagna di Jebel Hamud. Per lo studioso si tratta di una «mappa preistorica»: «Oltre 5.000 anni fa questa mappa serviva ai guerrieri beduini per verificare i pagamenti delle tasse delle località sotto la loro protezione contro le razzie dei predoni. Riporta le località di 149 villaggi. La cultura agricola stanziale favorisce il diffondersi dell’alfabeto. Ho seguito pedissequamente le indicazioni della mappa e ho trovato i resti di ben 136 dei 149 villaggi riportati».