Varie, 12 aprile 2005
ADINOLFI Mario
ADINOLFI Mario Roma 15 agosto 1971. Giornalista. «giornalista, blogger e Falstaff televisivo» (Filippo Ceccarelli, «la Repubblica” 30/3/2007) • «[...] Barba alla Guccini, 120 chili di stazza, è una macchina da polemica [...] ha sfidato il segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti, ha definito il ministro Bianco “dottor morte” dopo il decreto pulisci-liste, ha candidato D’Antoni a premier, ha chiesto ai popolari di non votare il governo Amato, è stato corteggiato da Silvio Berlusconi [...] direttore di una rivista on-line [...] è un centrista convinto che però dice: “Sono uno smodato. Aborro la parola affidabilità”. Rappresenta la generazione nata dopo il ’68: “Ero bambino quando Moro fu rapito e ucciso. Da cattolico scoprii che andare controcorrente significava restare normali. E a 14 anni mi sono iscritto alla Dc”. Ama Camus e L’uomo in rivolta, Nanni Moretti (“quello intransigente di Bianca, però”) [...] Ma dove vuole arrivare? “Voglio cambiare il mondo. Questo non è che l’inizio”» (Marco Damilano, “Sette” n. 27/2000) • Nel 2007 candidato segretario del Pd: «Dei 300 deputati ulivisti nessuno è nato dopo il ’70, e molti quarantenni giocano con le figurine. Così la bandiera della generazione X finisce al blogger Mario Adinolfi» (Jacopo Iacoboni, “La Stampa” 23/7/2007) • «Non che non sia in grado, naturalmente. Anzi, MarioAdinolfi.com sarebbe senz’altro un magnifico segretario, un perfetto rivoluzionario, un vero democratico e un leader indubbiamente carismatico. Se non fosse che i Ds non lo invitano alle feste dell’Unità, se non fosse che il suo ex numero uno – Franco Marini – non si può proprio dire che lo ami, se non fosse che un giovane che da circa dieci anni si presenta sempre come “outsider” dovrebbe iniziare a farsi delle domande (e a darsi delle risposte), se non fosse che Adinolfi crede di poter salire sul trenino del Piddì ispirandosi un po’ al populismo beppegrillesco e un po’ a quel noioso giovanilismo che, più che Blair o Milliband, ricorda per ora i film di Silvio Muccino, chissà: magari qualcuno lo prenderebbe sul serio, visto che come dicono i suoi ex compagni del Ppi (Adinolfi è stato segretario dei giovani popolari: lui si considera un mariniano, Marini non lo sopporta) in fondo in fondo tra le tante cose fatte negli ultimi anni, “questa è certamente la più sensata”. [...] sempre più investito dalla pericolosissima deriva beppegrillesca (siamo “altresì convinti che ‘il vaffanculo day’ possa essere non il punto d’arrivo della grande mobilitazione, ma quello di partenza per condurre la politica nel suo alveo naturale”, scrive il candidato alla segreteria regionale toscana del Pd della adinolfiana Generazione U), di “giovane”, di “outsider”, di “nuovo” o di “generation pride” non sembra avere granché, purtroppo. È vero, Adinolfi ci sa fare: ha fatto cose magnifiche, è stato consigliere del ministro Zecchino, è stato portavoce di Willer Bordon e tra le redazioni della Rai, del Popolo, di Radio Vaticana, di Nessuno Tv, di Europa, e di Avvenire (dove non ha lasciato un gran ricordo e della cui esperienza si ricorda più che altro un suo epico litigio con Dino Boffo, da cui fu licenziato), sono comunque [...] anni che fa parlare di sé. Soltanto che sentire Adinolfi parlare di “ventata di novità” e di “nuove forme di democrazia” fa quantomeno sorridere, dato che sarà anche il più grande blogger d’Italia, magari uno dei migliori al mondo, ma chissà perché, tra il Popolo, la Rai e la tv, Marione si dimentica spesso di ricordare che lui, rivoluzionario “uomo nuovo” di centrosinistra, è già stato candidato a sindaco di Roma nel 2001, ha già fondato (con Sergio D’Antoni e con Pippo Baudo) Democrazia europea ed è stato proprio lui a scrivere nel 2003, ai tempi delle elezioni provinciali romane, di “non volersi candidare per dar spazio ai giovani” [...] Ecco: è anche per questo che proprio non funziona l’ingegnosa retorica “dell’outsider” giovane – che canta, gioca, pensa e parla – che combatte contro la vecchia politica, che si lamenta contro i finti giovani del piddì, che non vuol sentir parlare di flat tax capezzoniana e fa di tutto perché almeno nei mesi di sostituzioni estive ci sia una sua idea o una sua parola più apprezzata delle “invasioni delle meduse”, dei “compleanni del Big Mac” e degli istrici “che emigrano al nord”. E se solo ci pensasse un attimo, basterebbe una grande idea, basterebbe una vera provocazione e basterebbe parlare un po’ meno di Grillo, di vaffa, di proud e di generation pride per riuscirci davvero o per finire più spesso sul tiggì, come comprensibilmente chiede. E non che non sia in grado, naturalmente. Solo che per ora se Adinolfi fa meno scalpore di una medusa o di un Big Mac, siamo sicuri che la colpa sia tutta di quei terribili “apparati” e di quei malefici “tiggì”?» (Claudio Cerasa, “Il Foglio” 30/8/2007) • «Adinolfi è buono come un piatto con la cotica, non perché sia grasso per carità... È un po’ come Platinette, le spara grosse e il più delle volte a casaccio» (Una Barbara Caputo sul suo sito internet; M. Gu., “Corriere della Sera” 22/7/2007) • «“Il mio sogno e anche la mia sfida è diventare, almeno una volta nella vita, campione del mondo” [...] Entra in politica giovanissimo, a 22 anni, nella Dc. Poi il Partito popolare e quindi il Pd. Nella sfida per la segreteria, era il 2007, ottenne lo 0,15%, pari a 5.906 voti. Di diritto, come tutti gli altri candidati, entrò dunque a far parte dell’Assemblea costituente. Da anni, però, ha intrapreso inziative in radio, in televisione, e ha mantenuto collaborazioni con vari giornali (tra questi “Europa”, il quotidiano della Margherita), ha lavorato tanto con internet, la sua vera passione. Che oggi sembra essere stata sostituita dal tavolo verde. [...] Mario gioca da sempre, è da anni un patito delle carte. Un gioco, il poker, che secondo l’ex candidato alla leadership del Pd non si allontana tanto dall’agone politico. “Gioco da quando avevo 18 anni. Da due anni competo a livello mondiale. Meglio il poker alla politica? Diciamo che è lo stesso impasto. È necessaria una grande concentrazione mentale e bisogna essere in grado di saper affrontare le sfide. È un lavoro duro [...] Con la determinazione che ti dà il poker puoi ottenere il massimo. Dopo aver sfidato alle primarie Veltroni, ora mi aspetta il tavolo verde. Voglio giocare al meglio e riuscire a vincere il campionato. Questo è il mio vero sogno. Spero che diventi realtà”» (“Il Messaggero” 1/7/2008).