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 2005  aprile 10 Domenica calendario

La profezia di Malachia. La Stampa, 10/05/2005 Dalla pelle olivastra o di origine ebrea. Pacifista, e forse spagnolo

La profezia di Malachia. La Stampa, 10/05/2005 Dalla pelle olivastra o di origine ebrea. Pacifista, e forse spagnolo. O magari di centrosinistra? Così potrebbe essere il successore di Wojtyla secondo la celebre profezia di Malachia: "Gloria olivae" è infatti il motto che il monaco cistercense vissuto nel XII secolo in Irlanda avrebbe dedicato al 112° papa della sua lista, che comincia con Celestino II (1143-1144) e si conclude, ahinoi, con il numero 113, quel "Petrus Romanus" o Pietro II che coinciderebbe con la fine dei tempi. "La gloria dell’olivo" potrebbe indicare un papato specialmente impegnato sui temi della pace (e la cosa certo non stupirebbe), o magari un’epoca di pace universale. Ma potrebbe altresì indicare che nello stemma cardinalizio o nel casato del futuro papa compare un’oliva o un ramoscello d’ulivo, o che l’origine è mediterranea, per esempio spagnola o italiana; o che il prescelto avrà la pelle olivastra, per esempio un indiano o un latinoamericano. Potrebbe anche essere un papa di origine ebraica, giacché il ramo d’ulivo è simbolo biblico del popolo d’Israele; oppure un benedettino, poiché i Benedettini sono anche detti Olivetani. In passato il papa "gloria olivae" è stato identificato con il cardinal Martini, e più recentemente con il cardinal Piovanelli, arcivescovo di Firenze (e dunque proveniente da una terra di ulivi). Nessuno ancora si è spinto a leggere in quel motto un segno per il centrosinistra italiano. Malachia, o per meglio dire Maolmhaodhog ua Morgair, monaco cistercense, fu vescovo e primate d’Irlanda. Visse tra il 1094 e 1148. Energico riformatore, soprattutto della vita monastica, morì a Clairvaux, assistito da san Bernardo, che aveva conosciuto durante un viaggio a Roma (1139), da dove era rientrato in patria come legato della Santa Sede. Fu canonizzato da Clemente III. Si diceva di lui che predicesse il futuro, e probabilmente è per questo che il benedettino Arnold de Wion attribuisce proprio a san Malachia la paternità di "una certa profezia sui Sovrani Pontefici" che decide di inserire nel suo "Lignum Vitae", pubblicato a Venezia nel 1595. Secondo altri, la profezia sarebbe stata in realtà diffusa dai partigiani del cardinal Simoncelli durante il conclave nel quale fu invece eletto il cardinal Sfrondati (Gregorio XIV, 1590-91). In ogni caso, il successo fu immediato e grandissimo. Tanto più che le profezie risultavano azzeccate almeno fino alla fine del Cinquecento: per esempio, Eugenio III (1145-53) è "Ex magnitudine montis", ossia "dalla grandezza del monte": era nato nel castello di Grammont e il suo cognome era Montemagno; Gregorio IX (1227-41) è "Avis Ostiensis", l’"uccello di Ostia": fu cardinale di Ostia. Urbano IV (1261-64) è "Hyerusalem Campaniae": nacque a Troyes, nella Champagne, e fu patriarca di Gerusalemme. E Callisto III (1455-58), il cui stemma di famiglia recava un bue dorato che pascola, è per l’appunto "Bos pascens". D’altra parte, nella lista dello pseudo-Malachia sono presenti sì tutti i papi, ma soltanto due antipapi su otto, proprio come nell’elenco preparato dallo storico Panvinio, contemporaneo di Wion, che certamente ne conosceva l’opera. Non solo: il motto di alcuni papi risulta elaborato sulla base di indicazioni biografiche erronee fornite proprio da Panvinio. Difficile insomma che un monaco del XII secolo abbia non solo profetizzato i papi futuri, ma addirittura anticipato gli errori di uno storico vissuto quattrocento anni dopo di lui. Dopo il Cinquecento, ad ogni modo, le profezie si fanno decisamente più vaghe, e potrebbero riguardare chiunque: per dire, "Religio depopulata" indica Benedetto XV perché nella Grande guerra morirono molti cattolici, ma si adatterebbe altrettanto bene a molti altri papi del secolo scorso; se Giovanni XXIII è "pastor et nauta" in quanto ex patriarca di Venezia, è anche vero che tutti i papi sono insieme pastori (dei fedeli) e marinai (al timone della Chiesa); molti papi, e non soltanto Pio XI, hanno avuto una "fides intrepida", e se è vero che Paolo VI aveva tre gigli nel suo stemma, è altrettanto vero che ogni papa può esser detto un "flos florum", perché è un cardinale scelto dai cardinali, cioè un fiore tra i fiori. Il motto attribuito dallo pseudo-Malachia a Giovanni Paolo II, "De labore solis" ("la fatica del sole"), sarebbe un riferimento alla sua instancabile attività, o all’aver viaggiato intorno al mondo come il sole, o al suo universalismo; ma potrebbe anche alludere al giorno natale di Wojtyla, segnato da un’eclisse parziale di sole (visibile tuttavia soltanto nell’emisfero meridionale), oppure al suo venire dall’Est (là dove cioè sorge il sole), o infine - è stata sostenuta anche questa interpretazione - alla riabilitazione di Galileo e all’accettazione formale del sistema eliocentrico. Dell’ultimo papa, che Malachia chiama "Petrus Romanus", non abbiamo nessun motto che ci aiuti a individuarlo. A lui è però dedicata una profezia inquietante: "Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il Romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia". Secondo alcuni interpreti, l’avvento di Pietro II, immediatamente precedente la fine dei tempi e il ritorno di Cristo, dovrebbe avvenire nel 2026; altri invece sostengono che la profezia si arresta in realtà al 111° papa ("Gloria olivae", il successore di Wojtyla), dopodiché non si parla di "centododicesimo" ma di "ultimo papa". Insomma, potrebbero ben esserci altri papi dopo il prossimo. Altri interpreti ancora ritengono che con Pietro II non ci sarà la fine del mondo né del cristianesimo, ma la fine del cattolicesimo romano. Un’altra, meno nota cronologia dei papi futuri si trova nel "De Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae" pubblicato a Venezia nel 1527 da un generico Monaco di Padova: non è molto diversa da quella, posteriore di settant’anni, di Malachia-Wion: qui Giovanni XXIII sarebbe "uomo di grande umanità e dalla parlata francese" (il "Papa buono" fu anche nunzio apostolico a Parigi); con Paolo VI "l’ombra dell’Anticristo inizierà a oscurare la Città Eterna" (qualcuno vi ha trovato un’allusione all’assassinio di Moro, cui Montini era fortemente legato); di Giovanni Paolo I si dice invece che "passerà rapido come una stella cadente, il pastore della laguna" e infatti Luciani, patriarca di Venezia, ebbe un pontificato di soli 31 giorni. Di Giovanni Paolo II, infine, si dice che "verrà da lontano e macchierà col suo sangue la pietra e verrà strappato alla vita": Wojtyla non è morto assassinato, ma ha certo subito un grave attentato. Dopo di lui, anche qui, due soli pontefici: il primo sarà un "seminatore di pace e di speranza, in un mondo che vive l’ultima speranza", mentre il secondo verrà a Roma da terre lontane "per incontrare la tribolazione e la morte": "Quando l’uomo salirà sulla luna Roma verrà abbandonata, come gli uomini abbandonano una vecchia megera, e del Colosseo non rimarrà che una montagna di pietre avvelenate". Profezia fortunatamente andata a vuoto ma emblematica, come quella dello pseudo-Malachia, di una certa insofferenza per Roma e le sue gerarchie che ha attraversato e attraversa spesso la libellistica apocalittica. Fabrizio Rondolino