Varie, 11 aprile 2005
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Mcqueen Steve
• Londra (Gran Bretagna) 1969. Artista • «[...] videoartista [...] vincitore di un Turner Prize (1999) [...] è, tra i giovani artisti contemporanei, uno dei più noti. Ha cominciato a lavorare agli inizi degli anni Novanta usando in maniera sofisticata il linguaggio cinematografico con un diretto riferimento al cinema-verité, alla Novelle Vague, a Jean Rouch, che tra i primi evidenziò il potenziale dell’uso ”libero” della camera. Su queste basi McQueen ha sviluppato una narrativa filmica che inevitabilmente lo ha portato ad allontanarsi dal cinema classico e ad adottare un approccio più libero, che fa della casualità e dell´aleatorietà i suoi punti di forza. [...] ha cominciato con la pittura: ”Prima usavo le matite e il pennello, poi questa cosa si è trasformata e ho cominciato a usare la telecamera. E un’evoluzione, è solo un altro modo per creare delle immagini. La telecamera è solo un altro strumento, un altro mezzo di espressione che si accosta molto alla pittura. In entrambi i casi, in un modo o nell’altro, si usa il format, la struttura della tela” [...] la telecamera ha le funzioni di un pennello o di uno scalpello? ”Penso che sia entrambe le cose, pittura e scultura insieme. Però c’è un altro elemento: il movimento. Quindi ci sono questi due elementi ma anche qualcosa di più. Mi muovo nel mondo delle illusioni mentre la pittura è una cosa estremamente fisica rispetto a un filmato. Comunque un video - anzi preferisco usare il termine ’film’ - un film possiede un suo rapporto con il tempo, che costituisce un elemento piuttosto interessante [...] nell’ambiente dell’arte la cosa più importante sono gli strumenti dei quali puoi avvalerti. Se al tempo di Leonardo da Vinci ci fossero state le videocamere lui avrebbe usato anche queste per fare arte [...] Credo che qualsiasi artista si ispiri ad altri artisti. Se non è Duchamp è Van Gogh, se non è Van Gogh è Mondrian. Non credo che sia una questione di mezzi di espressione. Io non mi sento maggiormente influenzato da Bruce Nauman perché usa il mio stesso mezzo espressivo. Anzi, per me contano artisti che fanno cose diverse dalle mie, come David Hammons. Non mi interessa con quale mezzo o materia si esprimano, che si tratti di pittura o scultura o altro, non ha alcuna importanza per me [...] Ogni opera è diversa. Per alcune scrivo le scene, per altre vado in giro con la telecamera, altre ancora sono frutto di coincidenze. Non esiste un unico processo di creazione, ogni singolo lavoro ha la sua storia [...] No, assolutamente. La pittura e la scultura saranno sempre qui, come tutti i modi ’tradizionali’ di fare arte. Nel passato però la pittura non era considerata ’tradizionale’ e neanche la scultura, allora erano avanguardia, la gente diceva ’wow, e questo che cos’è?!’. Questa magari è la reazione di qualcuno che oggi vede i video. Domani non sarà così”» (’la Repubblica” 11/4/2005).