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 2005  aprile 09 Sabato calendario

Schuster Bernd

• Augusta (Germania) 22 dicembre 1959. Ex calciatore. Con la nazionale vinse gli europei 1980, col Barcellona la coppa delle Coppe 1982 (finalista nella coppa Campioni 1986), giocò anche nel Real Madrid. Secondo nella classifica del Pallone d’Oro 1980, terzo nel 1981 e nel 1985, decimo nel 1982, undicesimo nel 1983 e nel 1984. Allenatore, nel 2008 vinse col Real Madrid la Liga • «Lo chiamavano l’’Angelo biondo”, per i capelli fluenti e un viso dolce che faceva innamorare le tifose delle moltissime squadre che ha cambiato in una lunga carriera. A centrocampo, però, con gli avversari era diabolico. Dotato di grande forza fisica, buona tecnica e ottima visione di gioco, ha giocato i suoi anni migliori nella Liga spagnola, dove è stato protagonista di grandi ”tradimenti”. Dal Barcellona è passato infatti ai tradizionali rivali del Real Madrid, causando una sollevazione di piazza, e ha indossato poi la maglia dell’Atlético, il nemico cittadino del Real [...]» (Enciclopedia dello Sport, Treccani). «Bravo ma rissoso ha litigato con tutti. E dovunque. Con allenatori, compagni, giornalisti, fotografi. Non è riuscito mai a resistere per più di qualche mese. Al Barcellona, Schuster era arrivato con una solida fama di piantagrane. Cominciata prestissimo, di pari passo con la sua ascesa professionale. E si era presentato con un paio di episodi, direttamente o indirettamente ispirati da lui. Prima una rissa con Migueli, bravo, esperto, nazionale spagnolo, suo compagno nel Barca. Pugni e insulti. Risultato: una fuga in Germania, ”coperta” da un comunicato ipocrita della società (’Il signor Schuster ha ottenuto un permesso di tre giorni per curarsi un acciacco alla caviglia destra”). Poi, la vendetta degli altri giocatori, tutti apertamente dalla parte di Migueli. Entrando negli spogliatoi, un giorno, Schuster li vide tappezzati di foto di Gaby, sua moglie. Un omaggio? Macchè, le foto erano quelle pubblicate qualche anno prima da Playboy. Nudo integrale, ovviamente. Qualche passo indietro. Schuster, in Germania, era quasi un bambino prodigio. Aveva esordito in campionato prima di compiere 19 anni, in nazionale sette mesi dopo (22 maggio ”79). Era già stato al centro di un caso, firmando due contratti: uno per il Colonia, l’altro per il Borussia Moenchengladbach. L’aveva spuntata il Colonia, ma c’era voluto il tribunale per dirimere la questione. Il McEnroe del calcio mise presto nei guai anche Derwall, allenatore della nazionale. Una volta tanto per troppo amore. Il Colonia aveva messo Schuster fuori rosa. ”Ho tre stranieri: Woodcock, Okudera e Schuster” disse Weisweiler. Derwall lo convocò ugualmente. Grandi proteste dell’associazione allenatori, schierata contro il c.t. I tempi erano maturi per cambiare. Spunta Helenio Herrera, uno dei pochi, pochissimi di cui Schuster abbia parlato bene. Anche se per poco. ”Vale Pelè e Crujiff, prendiamolo”. Detto, fatto. Due miliardi al Colonia, 200 milioni per un anno a Schuster. Che arriva in Spagna portandosi dietro, ovviamente, la bella Gaby. Bella e un po’ più vecchia di lui, anche se sull’età dell’ex playgirl non si è mai saputo qualcosa di preciso. [...] L’ idillio con Herrera dura poco. Schuster impone un cambio: arriva Udo Lattek, tedesco di ferro. Altri litigi. ” peggio di un bambino” dice l’allenatore. ”E lui è un ubriacone” risponde Bernd. Schuster e la nazionale, un’altra telenovela. Con lui, la Germania aveva vinto gli Europei dell’80. Con lui, sperava di fare altrettanto ai mondiali dell’82. Ma il biondo centrocampista inizia a saltare partite con scuse tremende (’ho mal di stomaco”) e dice di non voler disputare i mondiali. A eliminare ogni dubbio, ci pensa il famigerato Goicoechea, che il 13 dicembre ”81 gli rompe i legamenti del ginocchio destro (qualche tempo dopo, lo stopper basco farà altrettanto con Maradona). Otto mesi di stop, due operazioni. La prima del professor Schneider (’non ho mai incontrato un paziente così arrogante”), l’altra del prof. Gonzalez Adrio. Di quei tempi è anche un bruttissimo incidente con la jeep (mentre Gaby, la moglie, aveva distrutto una Porsche...). L’addio alla nazionale a Bruxelles, nel febbraio ”84. Se ne va Menotti, che era subentrato a Lattek; arriva dal Queens Park Rangers l’allenatore inglese Venables, e arriva anche lo scudetto (il primo, per il Barcellona, dopo 11 anni) che sana temporaneamente i rapporti tra Schuster, compagni e tifosi. [...] Schuster gioca quando gli va; resta fermo da gennaio a marzo; non si presenta agli allenamenti dicendo che è brutto tempo, mentre un compagno che abita a 200 metri da lui arriva regolarmente al campo. In Coppa Campioni, non c’è contro la Juve e il Barca passa. Ricompare, e la squadra spagnola perde ai rigori la finale con la Steaua Bucarest. La società si guarda intorno, prende prima Hughes, poi Lineker. Archibald non fa storie per andare in serie B alla squadra satellite del Barcellona. Lui no, ha un contratto fino al 30 giugno ”88 (845 milioni a stagione) e intende onorarlo. La Schuster-story ancora non è finita» (’la Repubblica” 17/8/1986).