?, 8 aprile 2005
Ventura José Ignacio, argentino di anni 40, viveva a Firenze dal 1996. Lineamenti regolari e fronte spaziosa, a Buenos Aires faceva il cantante lirico come solista ma aveva scelto di entrare nel coro del Maggio musicale, dove s’esibiva come basso
Ventura José Ignacio, argentino di anni 40, viveva a Firenze dal 1996. Lineamenti regolari e fronte spaziosa, a Buenos Aires faceva il cantante lirico come solista ma aveva scelto di entrare nel coro del Maggio musicale, dove s’esibiva come basso. Aveva pure inciso un cd, la ”Tosca” con Bocelli: era uno dei carcerieri di Cavaradossi. L’ultimo concerto, il giorno prima di Pasqua, a Palazzo Vecchio. Omosessuale, la sera di Pasqua andò alla stazione, forse in cerca di amore: qui trovò un imbianchino marocchino, di anni 24, residente a Mirandola nel modenese. Insieme se ne andarono a tirar tardi in birreria, in casa del Ventura. Verso le sette e trenta del giorno di Pasquetta il vicino Rodolfo sentì Nacio che lo chiamava dal suo appartamento. La polizia che sfondò la porta, trovò il Ventura in mutande e maglietta, la gola tagliata, sul pavimento della camera da letto. Intorno quattro bottiglie di vodka vuote, un posacenere di vetro spaccato, due coltelli con le lame spezzate a metà. Sul divano del salotto giaceva l’imbianchino ubriaco e coperto da un lenzuolo, un taglio alla mano e uno alla coscia. Dopo le sette di lunedì 28 marzo, in una palazzina a due piani di via Silvani, al Galluzzo, nella periferia di Firenze.