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 2005  aprile 06 Mercoledì calendario

Storie dei conclavi(3): Innocenzo IV. Alberto Melloni, ”Corriere della Sera” mercoledì 6/4/2005

Storie dei conclavi(3): Innocenzo IV. Alberto Melloni, ”Corriere della Sera” mercoledì 6/4/2005. Nell’immaginario collettivo l’elezione del papa è sempre avvenuta in una stretta clausura, quasi che tale situazione sia condizione e garanzia per una efficace azione dello Spirito Santo. In realtà questa è una figura tutta " moderna " , rispetto alla fede cristiana che ritiene lo Spirito all’opera sempre e in tutta la Chiesa, là dove la confessione di fede e il ministero prendono forma. I formulari medievali preferivano dire " Pietro ha eletto papa... " , mentre nel rituale odierno si continuerà ad usare il semplicissimo " Habemus papam... " , perché l’elezione del vescovo di Roma è garantita dalla osservanza dei canoni, dalla trasparenza delle procedure, dalla capacità degli elettori di intuire il bene della Chiesa e chi possa esserne presto il pastore. Se in questa procedura elettorale ( un tempo condivi sa con molte altre chiese locali) è entrata la reclusione degli elettori, ciò è dovuto proprio all’esigenza di abbreviare la vacanza della sede apostolica. Primo ad imprigionare i cardinali per costringerli a decidere, fu il senatore romano Matteo Rosso Orsini, che nel 1241 li rinchiuse fra i ruderi divenuti celle dell’antico palazzo di Settimio Severo sul Palatino. Il contesto è quello della lotta di e contro Federico II, il pupillo di Innocenzo III che unificando la corona di Sicilia con quella di Germania sarebbe riuscito a circondare il patrimonio di Pietro e a soffocare sul piano politico e militare la Chiesa di Roma e il suo sistema d’alleanze. Renitente ad adempiere il voto di fare la crociata, Federico II sta per subire nel 1241 una terza scomunica, comminata solennemente da parte di un concilio che Gregorio IX vuole adunare a Roma. Per evitarlo l’imperatore dà l’assalto ai primi di maggio al convoglio di prelati che i genove si stanno portando verso Civitavecchia e fa prigionieri tutti, inclusi due cardinali. Portato l’esercito all’assedio di Roma per chiudere la partita, Federico rimane però paralizzato dalla notizia che il papa è morto, il 22 agosto. Da anni l’imperatore sosteneva di non essere avverso al papato, ma a " quel " papa – che aveva canonizzato san Francesco d’As sisi, sant’Antonio da Padova, san Domenico e sant’Elisabetta, ma che aveva scomunicato due volte lui, lo stupor mundi : e alla sua morte deve attendere un nuovo nemico. Anche i cardinali sono incerti perché l’assenza di ben due membri li rende ostaggi delle promesse e delle minacce dell’imperatore. Così l’autorità politica dell’Ur be decide di rinchiudere questi porporati ( ai quali da meno di 200 anni era stata riservata l’elezione del papa, prima affidata al clero e al popolo di Roma). La detenzione degli otto elettori – che secondo alcuni era stata suggerita dallo stesso Gregorio IX morente – è ben peggiore di quella dei due ostaggi dello Svevo, portati a Tivoli. Le privazioni, il cal do dell’agosto romano, la lunghezza della reclusione sono micidiali e la pressione di Matteo Rosso decisa: i cardinali pareva avessero stabilito di eleggere papa il generale del giovane ordine domenicano, ma vennero ributtati dentro. Nella clausura il cardinal Roberto di Somercotes muore per le pessime condizioni il 26 settembre; il genovese Sinibaldo Fieschi sembra in fin di vita, finché il 25 ottobre, dopo 70 giorni ( caso unico dopo che per 123 anni i conclavi erano durati pochissimo), 4 voti fanno papa il milanese Goffredo Castiglioni. Nipote di Urbano III, il nuovo papa prende il nome di Celestino IV. Ma dopo 17 giorni muore, a causa degli stenti ( naturalmente c’è chi pensa ad un avvelenamento da parte di sicari imperiali), prima ancora di essere consacrato e di aver celebrato i riti di insediamento che proprio in quei decenni prendono forma in analogia con i rituali dell’imperatore bizantino. Terrorizzati dall’idea di essere nuovamente incarcerati, alcuni dei superstiti fuggono ad Anagni: da lì scrivono a quelli rimasti a Roma con il cardinal Giovanni Colonna, trattenuto agli arresti da Matteo Rosso, perché non osino procedere ad una nuova elezione, e minacciano in caso contrario l’appello " alla Chiesa generale o un generale concilio " ; scrivono anche a Pier delle Vigne, funzionario di Federico II, per chiedere la liberazione dei prigionieri. Due anni di negoziato portano alla liberazione del cardinal Ottone da Tonengo nel 1242 e poi di Giacomo da Pecorara, rilasciato ad aprile del 1243. Coi loro voti si arriva il 25 giugno 1243 all’elezione di Sinibaldo Fieschi, che dopo tre giorni viene consacrato vescovo e incoronato col nome di Innocenzo IV, il papa che scomunicherà l’imperatore nel primo concilio di Lione. La sua elezione a porte aperte è solo una pausa nella pratica della reclusione dei cardinali che nel 1274 verrà formalizzata in via definitiva e rimarrà per secoli lo strumento con cui costringere i cardinali a far presto il loro dovere.