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 2005  aprile 05 Martedì calendario

Il conclave che elesse Leone XIII

Storie dei conclavi(2): Leone XIII di Alberto Melloni ”Corriere della Sera” 5/4/2005 Il passaggio di pontificato è per i cattolici il transito fisiologico dal lutto alla rigenerazione, scandito da forme rigorose e tempi severi, le cui origini sono disseminate nei tempi lunghi della Chiesa. Riti che oggi affascinano un’opinione pubblica orfana di mistero, ma che hanno ragioni diverse, tese a garantire solidità ad un processo elettorale che, un tempo, riguardava la quasi totalità dei vescovi. Norme d’origine antica e per lo più medievale, riplasmate in vari frangenti. infatti noto che nell’ 800 le norme per l’elezione del Papa avevano subito adattamenti d’emergenza, volti a sventare una intromissione degli Stati rivoluzionari e moderni. Pio IX ( l’ultimo Papa eletto al Quirinale) dispone con varie bolle che anche la sola maggioranza dei cardinali romani regoli sede e forme dell’elezione con libertà, purché gli odiati Savoia, dal 1870 padroni " perfino " di Roma, non possano condizionare l’elezione del successore. Il Papa, infatti, rifiuta le garanzie offerte dal governo e attribuisce al camerlengo tutti quei poteri di controllo che in precedenza appartenevano al le autorità di polizia: è il camerlengo che dovrà sigillare gli appartamenti e chiudere i portoni, non più per impedire la rapina del palazzo o l’invasione del popolino inferocito, ma per escludere ogni intromissione degli " usurpatori di Roma " , anche se essi ricevono dai cardinali assicurazioni che passerà un italiano e sarà Gioacchino Pecci. Il 7 febbraio 1878, alla morte di Pio IX, il collegio deve dunque decidere molte cose e sperimenta quel rapido mutare del clima che segna la sede vacante: infatti alla loro prima riunione 23 cardinali, incluso Pecci, il camerlengo, votano per spostare il conclave in luogo più sicuro, 8 per restare a Roma e 3 nulla; ma già l’indomani uno vota per andare a Monaco, due a Malta, cinque in Spagna, e 32 per rimanere in Vaticano... Anche perché più dell’Italia sono le corone cattoliche che hanno ed esercitano l’antico diritto di veto, o almeno ci provano. I cardinali di Budapest e Vienna entrano con l’ordine di opporsi a nome dell’Imperatore all’elezione del gesuita atesino Giovanni Battista Franzelin o del polacco Mieczyslaw Lédochowski; la Francia vuol sbarrare la via a Luigi Bilio: ma nessuno di questi veti scatta, perché i candidati non decollano. Il conclave si svolge dal 18 e ( a differenza di ciò che accadrà nel ’ 900) se ne conservano le carte, oltre a diari e resoconti, dai quali emerge la franchezza responsabile dei principi della Chiesa. Così, quando si fa il nome del pio cardinale Martinelli, Domenico Bartolini insorge per dire che è uno " zotico; per strada se vede le donne fa le corna. Voi avete sbagliato a farlo cardinale e lo volete far Papa? [...] Deh! non introduciamo il fatalismo nella Chiesa! " . Tommaso Maria Martinelli è malvisto anche da altri, che il 19 febbraio 1878, a sentir padre Calenzio, il conclavista ( l’accompagnatore) del cardinale Pecci, sentono " una paura [...], più che paura era una indignazione universale per la voce che si era sparsa quel dì per tutto il conclave, cioè che si voleva far papa il card. Martinelli sotto colore che essendo in tempi sì tristi si doveva placare Iddio con eleggere un cardinale di vita santa, il quale per l’unione dell’anima sua con Dio potesse attirare su la Chiesa il divino lume ed il celeste favore " . I conclavisti hanno una loro parte: Monsignor Cretoni, che accompagna Alessandro Franchi dice ai suoi omologhi che " il Papa che deve eleggersi a me pare che debba superare gli anni 65; deve essere il Papa il padre di tutti e la provetta età congiunta a santità di vita ed a buona intelligenza piacciono a tutti. Badasi che prima i Papi non passavano gli anni di Pietro: ogni sbaglio potevasi tra pochi lustri correggere; i pentimenti erano più emendabili: ma oggi far un Papa giovine, eccetto una divina ispirazione, non mi pare secondo la prudenza. I lunghi governi furono sempre la ruina delle repubbliche " . Il candidato Pecci, 68 anni ( regnerà per altri 25...), emerge presto nelle votazioni: dopo uno scrutinio annullato, sale presto a 34 voti, in parte per accesso ( meccanismo di voto poi abolito). Calenzio capisce che il " suo " cardinale, pieno di dubbi ( " io non sono in età provetta " ) , di paure ( " non il papato, ma la morte mi si vuol dare " ) e di fiuto ( " i voti non sono ancora tutti " ) sarà Papa l’indomani: e in effetti la mattina del 20 febbraio arrivano 44 voti al cardinale Pecci che viene eletto. Contrariamente al proverbio secondo cui chi entra al conclave da Papa ne esce cardinale. Accetta e prende il nome di Leone XIII. Quando gli scalpellini demoliscono il muro che isolava i cardinali il corridoio commenta: " Regnum indoctorum transit! " , il regno degli indotti è finito.