Michele Serra, ཿla Repubblica 8/4/2005;, 8 aprile 2005
«Non ha portato fortuna all´Inter, nel derby dell´altra sera, la coreografia fascista della sua curva: un enorme "Vincere, e vinceremo!" sontuosamente disegnato dalle maglie nere, blù e gialle di almeno quindicimila tifosi
«Non ha portato fortuna all´Inter, nel derby dell´altra sera, la coreografia fascista della sua curva: un enorme "Vincere, e vinceremo!" sontuosamente disegnato dalle maglie nere, blù e gialle di almeno quindicimila tifosi. La maggior parte dei quali, probabilmente, non sapeva che quello slogan appartiene a Benito Mussolini, è una delle sue frasi più celebri e (alla luce della storia) più ridicole. Lo sapevano certamente capi e capetti ultras, suggeritori e manipolatori delle curve da stadio, non la folla acefala che, nell´ambizione di fare branco, non ritiene mai necessario chiedersi che cosa sta dicendo e che cosa sta facendo. In ogni modo, ammesso e concesso che la massima parte dei tifosi nerazzurri ignorasse il significato storico e politico di quella frase, e dato per scontato che di politica e storia l´uomo massificato (e dunque oscurato, e dunque non libero) se ne frega altamente, va detto che per sfilarsi da quella gigantesca gaffe sarebbe bastato il minimo supporto del buon senso: nessuno sportivo serio, prima di una gara, dichiara di essere sicuro di vincere, anche se lo pensa. Primo perché è da smargiassi, secondo perché porta male, come dimostrò autorevolmente il Duce smargiasso (e menegramo) perdendo la guerra e mandando al massacro il suo paese» (Michele Serra).