Naief Yehya, Homo cyborg. Il corpo postumano tra realtà e fantascienza, Elèuthera editrice, 2004, 7 aprile 2005
Cyborg. Termine coniato nel 1960 da Manfred E. Clynes per indicare un ”complesso organizzativo esogeno esteso che funziona come un sistema omeostatico” , cioè un organismo capace di integrare componenti esterne per espandere le funzioni che autoregolano il corpo, adattandosi a nuovi ambienti
Cyborg. Termine coniato nel 1960 da Manfred E. Clynes per indicare un ”complesso organizzativo esogeno esteso che funziona come un sistema omeostatico” , cioè un organismo capace di integrare componenti esterne per espandere le funzioni che autoregolano il corpo, adattandosi a nuovi ambienti. Clynes, in particolare, insieme a Nathan S. Kline, aveva a cuore i problemi fisiologici e psicologici degli astronauti in missione nello spazio: i due per migliorarne le prestazioni prospettavano soluzioni cyborghiane. Per esempio: somministrare farmaci per consentire la veglia dell’astronauta per settimane; ibernare l’astronauta per ridurre il consumo di combustibile diminuendo la temperatura corporea e contenendo il metabolismo; mantenere il tono muscolare compromesso dall’inattività e dal sonno; mantenere l’equilibrio dei fluidi collegando l’uscita dell’uretra con le vene attraverso un filtro per le tossine. Oggi è chiamata ”cyborg” la tecnologia bionica che prevede l’inserimento di dispositivi e strumenti di controllo meccanici ed elettronici nel corpo.