Varie, 5 aprile 2005
CERRI
CERRI Pierluigi Orta San Giulio (Novara) 21 marzo 1939. Architetto. Famoso autori di marchi (e.Biscom, la striscia rossa di Prada) • «[...] architetto minimalista, amico d’artisti e intellettuali, frequentatore di salotti radical-chic, apprezzato inventore di calembour, cantante versatile, cuoco con vezzi retrò [...] I suoi molti estimatori sostengono che ha modernizzato la professione spaziando disinvolto da progetti come il Centro culturale Belem e l’Expo di Lisbona e ristrutturazioni come il Marino alla Scala, dal design (Unifor, B&VB Italia) agli impianti scenici per trasmissioni tv (Quelli che il calcio), dalla cura dell’immagine (Ferrari Auto, Palazzo Grassi, Lingotto) agli arredi su tre navi da crociera Costa. I pochi perplessi obbiettano invece che è stato il fiammante logo pradesco, spinto da venti neozelandesi, a fargli fare bingo [...] Prima d’aprire [...] con Ivana Porfiri e Alessandro Colombo un proprio studio associato, aveva lavorato per un quarto di secolo al fianco di Vittorio Gregotti, incontrato da studente nei primi anni ’60 al Politecnico quando Gregotti era un giovane assistente. Un pezzo di vita e un solido feeling professionale che a un certo punto ha scricchiolato provocando il divorzio e lasciando un lungo, ragguardevole elenco di cose firmate sotto lo stesso tetto. Fra queste la collaborazione con un’altra importante griffe nel mondo della moda: Trussardi. [...] Un architetto eclettico come Cerri non può prescindere da un’esperienza televisiva e infatti, chiamato da Angelo Guglielmi ai tempi d’oro di Raitre, ha sigliato il falso cantiere che faceva da sfondo a Milano, Italia, la scenografia di Servizi segreti con Chiambretti (’scatenato e simpatico”) e il ventre balena in cui Fazio (’forse l’uomo più gentile che abbia mai conosciuto”) con la sua bizzarra compagnia ambienta Quelli che il calcio [...] Ma la vera specializzazione non professionale di Cerri è improvvisare canzoni in un Grammelot napoletano [...] Parole inventate su musiche famose» (Gian Luigi Paracchini, ”Sette” n. 22/2000).