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 2005  aprile 04 Lunedì calendario

Corpo del papa, La Repubblica 04/04/2005 «Glorificate Dio per mezzo del vostro corpo» dice San Paolo (1 Corinzi 6,20)

Corpo del papa, La Repubblica 04/04/2005 «Glorificate Dio per mezzo del vostro corpo» dice San Paolo (1 Corinzi 6,20). Ma per nessuno come per il Papa il passaggio da corpo a cadavere è questione di un attimo, e di eternità. Mai certificato medico suona più impegnativo di quello distribuito ieri in sala stampa vaticana. Perché la morte di un Pontefice annulla un potere, ma al tempo stesso lo preserva per la persona, in carne e ossa, del successore. C´è un sonetto di Giuseppe Gioachino Belli, un piccolo gioiello di teologia e antropologia culturale che dà conto di questo inusitato transito di autorità, ruolo, missione, ma anche di corpo. Si intitola «Er passa-mano» e recita così: «Er Papa, er Viceddio, Nostro Siggnore,/ è un Padre eterno com´er Padr´Eterno./ Ciovè nun more, o, pe dì mejo, more,/ ma more solamente in ne l´isterno./ Ché quanno er corpo suo lassa er governo,/ l´anima, ferma in ne l´antico onore,/ nun va né in paradiso né all´inferno,/ passa subbito in corpo al zuccessore./ Accusì ppò variasse un po´ er cervello,/ lo stommico, l´orecchie, er naso, er pelo;/ ma er Papa, in quant´a Ppapa, è ssempre quello». Ma proprio a causa di questo passaggio di mano, appunto, la salma per così dire uscente perde di valore. Ieri SkyTv è arrivata per prima a mostrare quella di Wojtyla sul catafalco. C´è qualcosa di inevitabilmente cannibalesco nel dare in pasto agli sguardi del pubblico quell´entità inanimata dalle mani troppo bianche. Eppure, nell´era dei media elettronici lo scrutinio necrofilo delle telecamere è servito pur sempre a ribadire il contrasto insanabile fra quel corpo caduco e la perennità dell´istituzione. Così la salma di Giovanni Paolo II sarà esposta per tre giorni e dovutamente venerata, ma questo non impedirà di apparire non solo sempre meno sacra, ma irrimediabilmente corruttibile, e quindi già adeguatamente «trattata», «preparata», come si dice con termini asettici. In realtà più o meno imbalsamata, secondo gli schemi antichi della mummificazione. «Mum è termine di farmacia - scrive Guido Ceronetti ne "Il silenzio del corpo"(Adelphi, 1979) - cera, balsamo, volume d´asfalto e di sostanze resinose pietrificate ma ancora attive».  facile scivolare sul macabro. E tuttavia, nel tentativo di recuperare forse un minimo di rispettoso equilibrio, si ricorda che nel Medioevo la mancata putrefazione di un corpo era considerata prova (odore) di santità. Da tempo immemorabile i medici pontifici tentano di imbalsamare i cadaveri dei papi - con alterne fortune, c´è da dire. Ieri i media si sono lungamente concentrati su coloriti, tessuti, formaldeide, siringhe ipodermiche e soprattutto sulla dinastia obitoriale dei Signoracci. Figlio di Renato e nipote di Cesare, è toccato a Massimo, 48 anni, tecnico di anatomia patologica, lavorare sulla salma di Giovanni Paolo II. «Per noi è sempre stato un onore» ha spiegato con la dovuta riservatezza. E tuttavia la richiesta del cuore da parte polacca rischia di rispedire la questione del corpo del Papa, e addirittura delle sue parti anatomiche, in un ambito delicato e sdrucciolevole, aperto al sacro, ma pure al suo contrario, la profanazione. Da tempo la società occidentale ha smarrito il senso delle reliquie. Né serve poi a molto rammentare che fino all´inizio del secolo scorso gli organi interni dei defunti pontefici venivano conservati in barattolo, dove si trovano tuttora, nella cripta della chiesa di San Vincenzo e Atanasio a Fontana di Trevi. E anche su questo, «l´interiori santissimi», «li precordichi der Papa», esiste un altro mirabile sonetto del Belli, il quale fa esprimere a un popolano la sorpresa rispetto alla divisione logistica, oltre che anatomica, del cadavere pontificale: «Drent´una chiesa er corpo in barzamella,/ e drent´un´antra li pormoni, er core,/ er fedigo, la mirza e le budelle!». Il poeta disapprovava, chiaramente. E comunque Pio X, forse anche perché non gli piaceva l´idea di finire pure lui in qualche terrina là sotto, sospese l´usanza. Ma la congerie per lo più raccapricciante di storie, leggende, miti, riti, santità e dannazioni che vorticano attorno al corpo del Papa morto appare troppo pesante per poterla liquidare con le categorie tardo moderne dell´horror o del pulp. Pareva di cogliere, nelle riprese della Sala Clementina, una qualche suggestione al tempo stesso morbosa e necessaria. Quegli ingrandimenti sul volto restituivano certo i segni di un´agonia prolungata, ma anche il senso di un´esperienza che andava chiudendosi per continuare. Ci furono secoli lontani in cui i cadaveri dei pontefici venivano abbandonati, nudi per giunta, alla furia del popolino nei palazzi apostolici. «Dissacrazioni abituali» le definisce Giancarlo Zizola ne «Il successore» (Rizzoli, 1996). Ma anche in tempi molto più recenti la storia ha offerto l´esempio di oltraggi spaventosi ed efferate profanazioni. Per dire. Nel luglio del 1881, quando Pio IX è morto da più di tre anni, in Vaticano si decide di tumularne le spoglie, da San Pietro, alla basilica di San Lorenzo. E non è un trasporto facile. Il corteo funebre parte in silenzio, di notte. Ma come racconta Spadolini nella sua «Per una storia dell´anticlericalismo» (Le Monnier, 1980) sul Ponte Sant´Angelo scattano gruppi di liberali violenti che cercano di impossessarsi della bara gridando: «Al fiume il Papa porco! Al fiume il Papa porco!». Per poco non ci riescono. Altro esempio, altra violazione adeguata all´imminente trionfo dell´immagine e della visibilità. Nell´ottobre 1958, pochi giorni dopo la morte di Pio XII, compaiono su un rotocalco francese le foto dell´agonia e del cadavere papale. Le ha scattate l´archiatra, Galeazzi Lisi, a scopo dissennatamente venale. Ma l´effetto è dissacratorio. Così come è dissacrante, per un errore dello stesso archiatra, il processo di putrefazione del corpo di Papa Pacelli, che appare color verde smeraldo e lancia effluvi che fanno svenire le guardie nobili durante la veglia. «In questo epilogo meschino d´un regno memorabile - scrivono Cervi e Montanelli ne "L´Italia dei due Giovanni" (Rizzoli, 1989) - qualcuno vide il segno della svolta necessaria». E insomma, il tema resta arduo e denso di implicazioni simboliche. Pochi altri personaggi hanno avuto, già in vita, un´esposizione più ravvicinata del proprio corpo. Pochi altri ne hanno approfittato e poi sofferto, con l´indispensabile collaborazione dei media. Prima il corpo possente dell´«atleta di Dio» che nuotava, sciava, recitava, seduceva. Poi il corpo del dolore e della malattia, incurvato, tremolante, muto, intubato. L´alfa e l´omega, a pensarci bene, della condizione umana. Poi la morte di Karol, e la sopravvivenza del Papato. Una separazione che più compiuta non potrebbe essere nella sua totale unità. Filippo Ceccarelli