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 2005  aprile 03 Domenica calendario

Creeley Robert

• Nato ad Arlington (Stati Uniti) il 21 maggio 1926, morto a Odessa (Stati Uniti) il primo aprile 2005. Poeta. «[...] grandissimo poeta di grandissime poesie, grandissimo divulgatore e trasmettitore di idee, di cultura, di storia, grandissimo interprete di poeti cosiddetti difficili, grandissimo amico di chiunque avesse bisogno di un consiglio per respingere il suicidio. Ha passato una vita in Giappone a imparare la filosofia buddhista e l’insegnamento zen: [...] a partire dal ’53, con brevi intervalli per ritornare nella sua America. Per andare a fare i corsi al Black Mountain College del North Carolina e per dirigere la rivista dell’Università. E poi per vivere a Taos e a San Francisco e in New Mexico nel ’56 per insegnare ad Albuquerque e poi in una finca nel Guatemala. Questa girandola occidentale basata sulla sua formazione ormai orientale l’ha fatta quasi tutta soffrendo di un enfisema, per il quale ha sempre detto di non avere tempo, nonostante negli ultimi anni vivesse attaccato a una bombola di ossigeno, aiutato nella sua ostinazione da una biopsia ai polmoni risultata negativa. Robert Creeley non era mai riuscito a staccarsi dagli strani, stupendi costumi del Giappone. Né dalla sua America, di cui amava profondamente cultura e civiltà. I suoi interessi non si fermarono mai solo alla poesia. Gentile e dotato di una grazia ospitale, era soprattutto amico dei più importanti artisti moderni e lavorava spesso con loro a libri e progetti di mostre, era pure socio di musicisti jazz: un vero cultore dell’arte. La popolarità gli veniva anche dalle migliaia di letture che faceva: l’ultimo reading, in Virginia, l’ha organizzato due settimane prima di morire. E quando qualcuno si stupiva del suo intenso programma di presenze pubbliche rispondeva con un verso di uno dei suoi più cari amici poeti, il medico William Carlos Williams: ”Mi chiamano e io vado”. [...] Almeno Oltreoceano, aveva una gran reputazione di poeta postmoderno. [...] stato un eroe degli Anni Cinquanta, uno dei momenti più gloriosi della cultura Usa, idolatrato per i suoi esperimenti linguistici e per le libere improvvisazioni nel corso delle sue letture. Quella di Robert è stata una delle voci poetiche più ascoltate e amate: lui, così appassionato ai tentativi di migliorare il linguaggio; lui, tanto lodato da Allen Ginsberg per l’intelligenza dei suoi esperimenti. In America ha pubblicato una sessantina di libri e qualcuno è arrivato anche qui in Europa, dove però era noto soprattutto come direttore delle riviste di poesia americana, specialmente di quella Black Mountain Review in cui sviluppò la sue affinità con Charles Olson: insieme concepirono l’opera poetica come centro di possibilità nuove del ”respiro”, un respiro che divenne componente essenziale di versi trasformati in atto dinamico attraverso la lettura. [...]» (Fernanda Pivano, ”Corriere della Sera” 3/4/2005). «Uno dei massimi poeti del novecento americano [...]. Dopo la laurea all’Università di Harvard, lavora, durante gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, per l’’American Field Service” in India. Nel 1946 pubblica la sua prima poesia nella rivista di Harvard; nel 1949 cominicia la sua corrispondenza con William Carlos Williams e Ezra Pound, e poco dopo con il poeta Charles Olson. Nel 1954 Olson, come capo del ”Black Mountain College”, una scuola d’arte sperimentale in NorthCarolina, invita Creeley al college per curare la ”Black Mountain Review”. Creeley attraverso questa rivista e i suoi scritti concorre a definire una ”contro-tradizione” rispetto a quella dell’establishment letterario ufficiale: una ”contro-tradizione” che ha le radici in Pound, Williams e Zukofsky e che continua con Olson, Robert Duncan, Allen Ginsberg, Denise Levertov, Edward Dorn e altri. Creeley si avvicina al movimento beat nel 1956 dopo la chiusura del ”Black Mountain College” e l’incontro con Allen Ginsberg. Nel frattempo pubblica molte raccolte di poesia come A Snarling Garlandof XmasVerses (1954), A Form of Women (1959), For Love: Poems (1962), Words (1967), A Day Book (1972), Thirty Things (1974), Selected Poems (1976). La produzione poetica di Creeley si è infatti arricchita di altri 30 quaderni di poesia. La sua partecipazione al movimento beat è un vero e proprio spartiacque nella sua vita. Di quell’esperienza conserverà il carattere fortemente anticonformista e ad una continua tensione alla ricerca e alla sperimentazione. Rispetto al riconoscimento della qualità della sua produzione poetica, che anche l’establishment gli riconosce, meno conosciuta rimane invece la sua collaborazione con artisti jazz o con gruppi rock, che ha dato vita a performance e esibizione che hanno inscritto il poeta statunitense tra le personalità più eclettiche del panorama poetico americano. Allo stesso tempo, Creeley ha continuato la sua attività di docente che lo ha portato ad insegnare in vare università americane e a contribuire all’elaborazione di vari ”programmi nazionali per l’insegnamento della poesia”. Premiato più volte, ha ottenuto il prestigioso Walt Withman Citation nel 1988» (’il manifesto” 2/4/2005).