Varie, 1 aprile 2005
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Shriver Maria
• SHRIVER-KENNEDY Maria Chicago (Stati Uniti) 6 novembre 1955. Figlia di Eunice Kennedy (sorella di John, Bob, Ted), moglie (separata dal 2011 dopo 25 anni di matrimonio) di Arnold Schwarzenegger • «L’Effetto Shriver è difficile da ottenere: bisogna avere i denti dei Kennedy, soldi in quantità, un numero di figli da soddisfare la destra conservatrice, un marito star del cinema che diventa governatore e un ex lavoro da giornalista tv che abbia insegnato a comunicare. Però il risultato è da studiare, viene apprezzato, si teme verrà imitato; perché Maria Shriver in Schwarzenegger è un nuovo/vecchio ibrido politico. Una first lady che ha fatto carriera in proprio (come Hillary Clinton ai tempi), che appoggia il marito un po’ più da sinistra (più di Veronica Lario); soprattutto, che mette su una strategia di politica spettacolo da eccellente portavoce consulente di immagine. Che non governa ma conta; per tenere su la popolarità del marito Arnold, per mantenere una sponda bipartisan (lei è di famiglia democratica, nipote di John e Bob Kennedy, figlia di Sargent Shriver, candidato alla vicepresidenza nel ’72). “Sta diventando la prima dama più influente della storia della California”, ha scritto [...] il “New York Times”. “Il suo ufficio è il posto dove andare per i democratici”, ha spiegato un consulente politico. “È saggia e furba come non mai”, dice Gloria Romero, leader di maggioranza al Senato dello Stato, democratica. “Ha reso Terminator tollerabile, gli fornisce una copertura, specialmente con le donne. Che pensano ‘se lei lo ha sposato allora lui è abbastanza ok’”. Lo pensarono [...] anche parecchi elettori; quando lei continuò a sostenerlo mentre i giornali riferivano di sue molestie sessuali ad altre donne. Lei ci gioca parecchio. [...] minimizza il suo pedigree di figlia della classe dirigente liberal, di celebrità per nascita/ lavoro/ matrimonio. Racconta di quando Terminator è stato eletto e lei ha dovuto dimettersi dalla rete Nbc; e si è intristita perché “lì era il mio lavoro, lì c’erano i miei amici, e non sapevo più che fare della mia vita. Poi ho deciso di andare avanti”. Insomma, niente vaste competenze alla Hillary, ma neanche alterigia alla Nancy Reagan; invece, linguaggio da manuali di self help, come quelli che ha scritto [...] (per spiegare la morte ai bambini, per raccontare le sue esperienze, ecc.), e molte storie ben pilotate sui media: Maria che continua a occuparsi dei quattro figli, due femmine e due maschi [...] e gli cucina spaghetti e costolette; Maria femminista light che raccoglie fondi per un museo delle donne nella capitale Sacramento; Maria che “ha un brillante istinto politico, dà consigli ad Arnold; lei sa cosa pensa la gente, è una che porta i figli a scuola”. Verissimo, è un buon modo per saperlo; vero anche che a dirlo è Bonnie Reiss, capoconsigliera di Schwarzenegger e vecchia amica di Maria. La quale Maria, dato che la politica contemporanea non è mai spontanea, ha costruito la sua immagine spontanea con l’aiuto di uno staff, il “Team Maria” appunto: c’è una sceneggiatrice produttrice, un agente lette rario, e un pierre di Giorgio Armani a Beverly Hills. La aiutano a studiare gli interventi, a organizzare gli eventi, a farla sembrare “Maria Shriver, non Maria Schwarzenegger”. Quella che convince il marito a non tagliare i fondi per i disabili, o a nominare un capo di gabinetto con passato ambientalista. Non tutti sono entusiasti, però. La deputata democratica Judy Cho ha detto al Times : “Il governatore ha dichiarato guerra agli insegnanti e ai lavoratori. Dove accidenti è l’influenza Kennedy?”. È modesta, in effetti. [...]» (Maria Laura Rodotà. “Corriere della Sera” 1/4/2005).