Ennio Caretto, "Corriere della Sera" 20/3/2005, 20 marzo 2005
Ragazzo prodigio suicida Corriere della Sera, domenica 20 marzo 2005 WASHINGTON - L’ America piange la morte del suo "piccolo prodigio", Brandenn Bremmer, quoziente d’ intelligenza 178, un ragazzo di 14 anni che a due leggeva, a tre suonava il pianoforte, a dieci aveva finito il liceo, e che aveva appena inciso il suo secondo cd
Ragazzo prodigio suicida Corriere della Sera, domenica 20 marzo 2005 WASHINGTON - L’ America piange la morte del suo "piccolo prodigio", Brandenn Bremmer, quoziente d’ intelligenza 178, un ragazzo di 14 anni che a due leggeva, a tre suonava il pianoforte, a dieci aveva finito il liceo, e che aveva appena inciso il suo secondo cd. Si sarebbe laureato quest’ anno. Gli americani non capiscono perché Brandenn, a cui la vita sorrideva e avrebbe dato tutto, si sia ucciso, martedì sera, solo nella sua stanza, mentre i genitori erano al supermercato. Il suo tormento è sempre stato quello: l’ incapacità di appartenere nello stesso tempo a due mondi diversi: quello degli adolescenti e quello degli adulti. Mancanza di normalità, isolamento. Che Brandenn, da un decennio celebre in tutto il Paese, avesse programmato i dettagli della sua morte lo conferma il foglio con le sue ultime volontà: "Donate i mieri organi ai bambini malati". Un piccolo di 22 mesi porta adesso il suo fegato. Due altri hanno ricevuto i suoi reni. Un bambino di 11 anni avrà il suo cuore. Patti, la mamma di Brandenn, non fa che piangere. Il suo ragazzino aiuterà gli altri, adesso è questo ciò che conta: "Non vedo l’ ora di mettere la mano sul petto del ragazzo che porterà il cuore di mio figlio - dice -. Voglio sentirgli battere il cuore". Nella città di Brandenn, Venango, nel Nebraska, quasi ai confini del Colorado, nessuno sa darsi pace. Quel ragazzino era conosciuto da tutti. Tutti sapevano di quanto fosse geniale e triste assieme. E per lui i coetanei provavano un po’ di invidia ma anche un bel po’ di solidarietà: non doveva essere cosa facile affrontare ogni giorno la vita da adulto in un corpo di bambino. Era il loro orgoglio, comunque. Sidney Smith di 13 anni, la migliore amica, lo descrive come "il più generoso, simpatico, intelligente compagno che si possa mai desiderare". Un vicino, Steven Stucker, lo ricorda come "un bel ragazzo, biondo, attivo, che brillava sugli altri, ma di modestia straordinaria". Jim Schielfebein, l’ ex presidente del liceo, riferisce che "intimidiva più noi insegnanti che non gli alunni". Alla maturità, spiega, Brandenn fece un breve discorso "poi si mise a giocare con gli altri". Patti Bremmer, un’ autrice di gialli, piange inconsolabile, abbracciata al marito. Insiste: "Mio figlio era felice. E’ nato alcuni anni dopo le nostre prime due figlie, e si è rivelato subito come un bambino eccezionale. Ha imparato a leggere e a suonare il piano da solo. Quando ci siamo resi conto delle sue enormi doti, le abbiamo coltivate come abbiamo potuto. Ma non lo abbiamo mai spinto, neppure quando è diventato una celebrità, anzi abbiamo cercato di proteggerlo dall’ assalto dei media". Il marito, Martin, è un allevatore di cani. A suo figlio ha insegnato l’ amore per gli animali e per lo sport: "Andava a cavallo e in bici, giocava a golf". La sua passione era la musica, il pianoforte, e ha incido anche un cd. Alla Colorado State University, parla il professore di fisica Brian Jones: "Brandenn mi sembrava riservato, forse perché si trovava con ventenni che lo giudicavano ancora un bambino, ma non ha mai dimostrato alcuno squilibrio. In apparenza era a suo agio con tutti, anche gli anziani, come se non avesse un’ età precisa". Il ragazzo prodigio voleva diventare medico, aggiunge Jones, "per dare un contributo alla società", e lavorava al secondo cd, inspirato al musicista greco Yanni, per distribuirlo negli ospedali. Patti Bremmer dice piangendo: "Da tempo, la sua musica viene ascoltata dai malati di cancro durante le terapie e dalle suore mentre pregano. Sperava di poter lenire le sofferenze degli altri". Nel tentativo di darsi una spiegazione del suicidio, i genitori di Brandenn si soffermano sulla sua spiritualità. "In un certo senso - ricorda Patti - era un mistico. I media scrivevano di lui, ma non voleva pubblicità. Sovente pregava da solo. Non sapremo mai perché si è tolto la vita, non ha lasciato una lettera che ne spiegasse i motivi, nulla". E ancora: "Lo scorso martedì, quando siamo tornati a casa, lo abbiamo trovato in una pozza di sangue sul suo letto". Brandenn si era sparato alla testa con la pistola del padre, una ferita orrenda, e respirava ancora. Lo hanno portato all’ ospedale e di là in elicottero a Denve, nel Colorado. Ma era troppo tardi. Il piccolo genio è morto nelle braccia della madre. Venerdì, dopo una breve inchiesta, la polizia ha chiuso il caso. Ennio Caretto