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 2005  marzo 31 Giovedì calendario

Banche, L’Unità 31 marzo 2005 Anche se da tempo abbiamo smesso di credere ai poteri taumaturgici della "mano invisibile" del mercato che tutto risolve, non c’è dubbio che le offerte di acquisto presentate da una banca olandese e da una spagnola rispettivamente sulla Banca Antonveneta e sulla Banca nazionale del lavoro siano operazioni rispettose degli azionisti, dei clienti e dei dipendenti dei due istituti

Banche, L’Unità 31 marzo 2005 Anche se da tempo abbiamo smesso di credere ai poteri taumaturgici della "mano invisibile" del mercato che tutto risolve, non c’è dubbio che le offerte di acquisto presentate da una banca olandese e da una spagnola rispettivamente sulla Banca Antonveneta e sulla Banca nazionale del lavoro siano operazioni rispettose degli azionisti, dei clienti e dei dipendenti dei due istituti. La Abn Amro vuole pagare l’Antonveneta con i soldi, il Banco de Bilbao offre ai soci della Bnl uno scambio azionario. I due offerenti vogliono la maggioranza, entro un determinato periodo di tempo, e intendono valorizzare le attività degli istituti italiani. Tocca ora agli azionisti di Antonveneta e di Bnl decidere se il prezzo è congruo, se credere ai programmi dei due compratori, se, in conclusione, aderire o meno all’offerta. Il risultato è incerto: olandesi e spagnoli possono riuscire nel loro progetto o no. Come avviene nelle operazioni di mercato. E l’italianità delle banche? La difesa dell’amato tricolore che sventola sul sistema creditizio? Diciamo la verità: le difese di questi giorni della presunta indipendenza, del valore strategico di Antonveneta e Bnl fanno un po’ sorridere, i difensori d’ufficio sono interessati. Chi può credere all’ex dipendente della Avon, oggi ministro del Welfare, Maroni, quando chiede a Fazio di tutelare "le banche del nord" dall’aggressione straniera? Probabilmente Maroni pensa alle sorti della sua banca leghista, Credieuronord, salvata da quel Fiorani della Bipielle che vorrebbe conquistare l’Antonveneta grazie ai buoni uffici della Banca d’Italia: è comprensibile che i leader leghisti cerchino di evitare uno scandalo e di finire sotto inchiesta della magistratura, ma questo interesse di bottega che cosa c’entra con la riorganizzazione del sistema bancario? Niente. Così come appaiono del tutto trascurabili l’editto di Ennio Doris, socio di Berlusconi nella Mediolanum azionista di Antonveneta ("Non venderò mai agli olandesi", vedremo...) o le tristi lamentele dei politici o delle imprese del nord-est che oggi si rinfacciano, come se fossimo tornati alle beghe di provincia descritte dai film di Pietro Germi, la responsabilità della perdita di una "banca veneta". Per la Bnl la situazione è simile. Un gruppo di palazzinari, dalla trasparenza assai problematica, autodefinitisi "il contropatto", vorrebbero fare argine agli spagnoli e tutelare quindi la Bnl, con la benedizione, pare e speriamo non sia vero, del Governatore della Banca d’Italia. La nostra "linea del Piave" sul fronte bancario, dunque, sarà difesa da Ricucci, Statuto o magari Caltagirone? Moriremo per Ricucci? Gli unici azionisti della Bnl che potrebbero avere qualche cosa dire in questa partita sono le Assicurazioni Generali e il Monte Paschi di Siena. Le Generali, una delle poche istituzioni finanziarie serie e di valore internazionale del nostro Paese, hanno già fatto sapere attraverso le parole sagge del presidente Bernheim che giudicano "una fortuna" che gli spagnoli vogliano prendersi la Bnl. Tra l’altro le Generali, aderendo all’offerta di Bilbao, diventeranno uno dei principali azionisti della banca spagnola. Quindi c’è qualche italiano che ci guadagna, eccome, da questa operazione. Il Monte Paschi, invece, non vuole uscire dai confini di piazza del Campo e non vede l’ora di monetizzare le azioni della Bnl. Certo non è incoraggiante assistere al take over di due importanti banche che non riescono a trovare in Italia qualcuno disposto ad aiutarle. Non parliamo di imprenditori privati, che hanno già i loro problemi di "debitori di riferimento" di molte banche di cui sono azionisti (come scrisse lucidamente in tempi lontani il presidente della Banca Commerciale, Sergio Siglienti), ma dei grandi istituti come Unicredit, Intesa, San Paolo Imi che si guardano bene dall’avvicinarsi alla Bnl o all’Antonveneta. Una ragione, certo, ci sarà. E oggi l’unico vero rimpianto per il Paese riguarda Fazio che, nel 1999, non concesse il via libera a due concentrazioni di mercato (Unicredit che voleva la Comit e San Paolo che puntava alla Banca di Roma). Ma allora la priorità era salvare Cesare Geronzi, non l’efficienza del sistema bancario. Dispiace vedere in quale stato sia ridotta la Bnl, da tempo gestita dai privati. Non che qualcuno abbia nostalgia delle banche di Stato, ma, insomma, bisogna pur ricordare che persino quando era lottizzata dai socialisti la Bnl aveva un ruolo importante nel credito e nell’economia del Paese. C’è stato un periodo, una ventina d’anni fa, che la Bnl, presieduta da Nerio Nesi, era uno dei principali operatori del mercato finanziaro e ricordiamo che proprio la Bnl lanciò la provocazione di un circuito parallelo, utilizzando il sistema Reuter, per consentire la negoziazione "continua", tutto il giorno, sui titoli azionari quando ancora la Borsa chiudeva a metà giornata. Fu il primo passo per innovare il nostro mercato azionario. Altri tempi: poi sono arrivati gli scandali, le indecenti intromissioni politiche, i buchi in bilancio. Oggi, anzichè pensare alla difesa nazionalistica delle due nostre banche, forse bisognerebbe cogliere il vento nuovo che si respira in Europa e che ieri veniva descritto in prima pagina sull’Herald Tribune. Il basso livello dei tassi d’interesse in Europa, la forza dell’euro alimentano un clima favorevole a nuovi processi di acquisizione e di concentrazione tra imprese nell’industria, nei servizi, nel credito, nella finanza. Le imprese italiane, comprese le banche, possono giocare pienamente un ruolo in questa partita, ammesso che lo vogliano. Mentre gli spagnoli puntano la Bnl, la nostra Autogrill ha comprato un grande gruppo iberico, Aldeasa, leader nei duty free. L’Europa è un’opportunità, non è una gabbia. E agli azionisti, ai clienti, ai dipendenti di Antonveneta e Bnl probabilmente non interessa conoscere chi è il padrone, se spagnolo, veneto od olandese: l’importante è sapere se i servizi sono efficienti e competitivi, se i costi sono bassi, se i posti di lavoro sono sicuri, se i bilanci e i comportamenti degli amministratori sono trasparenti e corretti. Proprio come vogliamo noi europei. Rinaldo Gianola