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 2005  marzo 27 Domenica calendario

Bonaviri parla del dormiveglia Dormiveglia, Corriere della Sera 27/03/2005. Presi dalla vita affannosa di ogni giorno, non abbiamo tempo per pensare a certi argomenti che potrebbero sembrare strani mentre, invero, investono tutto il nostro essere

Bonaviri parla del dormiveglia Dormiveglia, Corriere della Sera 27/03/2005. Presi dalla vita affannosa di ogni giorno, non abbiamo tempo per pensare a certi argomenti che potrebbero sembrare strani mentre, invero, investono tutto il nostro essere. Né ci accorgiamo di frequente della nostra fragilità di uomini avendo una percezione subconscia di immortalità (illusoria). Comunque parlerò, per sommi capi, del nostro pensiero diurno, e, di più, di quello notturno. Del pensiero diurno sappiamo che si tratta di una successione seriale, coordinata e in genere armonica di idee finalizzate verso cose concrete. Il pensiero notturno si può dividere in onirico e memorizzabile, mentre il pensiero del dormiveglia è più aggrovigliato. In ambedue domina la fase allucinativa. inutile parlarne perché grandi studiosi come Freud, Jung, o Adler hanno, fra l’altro, teorizzato sul sogno, detto oggi fase Rem, ossia "Regular movements eyes". Il pensiero del dormiveglia è poco conosciuto. Anche questo sottosta alle leggi fondamentali della natura, ossia del mondo subnucleare. Qui, per esempio, gli elettroni girano perennemente su orbite prestabilite mossi, diremmo, a tipo ossessivo da forze elettromagnetiche che danno anche al nostro pensare un gioco compulsivo ossessivo. Teniamo almeno presente che la massa encefalica e il mantello cutaneo derivano dallo stesso foglietto embrionale e che la cute, guscio protettivo del nostro corpo, si può considerare una espansione all’infuori del nostro cervello. La pelle, quindi, potrebbe avere una funzione minipensante, o meglio, di stimolo-minipensante. Nel dormiveglia il grappolo ideario subconscio e vagante a seguito di input viscerali per lo più cutanei (prurito, vellichìi, posizione di un braccio, ecc.) dà luogo a una fase preonirogena da cui sorgono, scomparendo rapidamente, presogni, o flash allucinativi. Così noi vediamo, ma per la loro rapidità dimentichiamo subito, delle luci, dei segmenti geometrici (porte, finestre), dei suoni (allucinazioni acustiche) e così via. Bisognerebbe avere la forza di autocontrollarsi per memorizzare qualcosa, allorchè ci invade potente il sonno. Altrimenti non ci resta nessuna memoria. Ho fatto per anni delle osservazioni, chiedendo dell’anamnesi recente onirica, di pazienti da me seguiti. Da quanto sentito e raccolto, viene subito da pensare che, nella cute, perfino in visceri interni potrebbero esistere dei punti minionirico-genetici che danno luogo a un grappolo ideario, come detto. Da questo si possono staccare, come da un gruppo di palloncini, i flash allucinativi che preludono al sogno senza però riuscire a realizzarlo. Ossia il punto di partenza è sempre un input, o stimolo preonirogeno, cutaneo, o interno-viscerale. A seconda della tipologia di questi minisogni (presenza di luce, di aspetti geometrici, di movimenti continui di cose viste come un lampo) si può fare una vera mappa del mantello cutaneo: collo, arti, area perivisiva attorno agli occhi, addome, inguine, ecc. In tutto questo il meccanismo di fondo è il "pescaggio" che la nostra mente in addormentamento opera su un immenso materiale. Il quale, a onor del vero, ha un altissimo grado di dispersione o una forte entropia, come capita in tutte le cose del mondo. Un solo esempio di tale entropia: ogni volta un uomo ha un rapporto con una donna per fecondare un solo ovulo perde duecentoventi milioni di spermatozoi. I minisogni del dormiveglia potrebbero ricordare le misure, oggigiorno usate, del nanogrammo, cioè di un miliardesimo di grammo. A tale commisurazione potrebbero essere paragonati i presogni per la loro estrema labilità che non lascia traccia di memoria. Non si dimentichino i sogni e i presogni colorati. Altro argomento da trattare. Un altro problema è quello dello spazio e del tempo che ruota attorno ai sogni e ai presogni. Ci veniamo a trovare di fronte a uno spazio tempo aperto, aggrovigliato, comparente in un attimo. Diverso assai, insomma, da quello che usualmente ci investe e che noi percepiamo. Altro argomento che bisognerebbe trattare. Giuseppe Bonaviri