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 2005  marzo 30 Mercoledì calendario

«Ignari. Sì, questa è la sola verità. Il resto è mistificazione, demagogia spicciola. Quando con un’ora e quarantacinque minuti di ritardo siamo scesi in campo [

«Ignari. Sì, questa è la sola verità. Il resto è mistificazione, demagogia spicciola. Quando con un’ora e quarantacinque minuti di ritardo siamo scesi in campo [...] avevamo solo la lontana percezione di ciò che era successo in realtà. Di quella notte ho sempre cercato di parlare il meno possibile, non tanto per dimenticare quanto per disgusto [...] Non sapevamo di quei corpi lacerati, di quei poveri uomini e ragazzi, calpestati, schiacciati, infilzati dalle reti di protezione spezzate dalla furia [...] Francesco Morini, il nostro direttore sportivo, inizialmente ci aveva riferito di un tafferuglio, poi nel successivo trambusto generale, tra i rumori allarmanti che venivano dai corridoi, tra pompieri e barellieri che correvano freneticamente, avevamo afferrato parole come ”incidente”, ’feriti”, ”crollo di un muro”. stato il nostro medico dottor La Neve, entrando trafelato nello stanzone, a parlarci di un morto, di gente insanguinata, di grande tensione tra le tifoserie che avrebbe potuto sfociare in disordini ben più gravi. Ma nonostante l’inquietudine, il dispiacere, eravamo lontani mille miglie dalla cruda realtà. [...] Non so dire a distanza di tanti anni se sia stato giusto disputare quella partita senza senso, oppure se davvvero un senso l’abbia avuto: quello di evitare un massacro ancora più drammatico [...] Il triplice fischio dell’arbitro Daina: abbiamo vinto. Poi nel nostro cuore abbiamo perso. Anzi, più ci penso e più ho perso. Ci hanno criticato per quel gesto di esultanza finale, la Coppa alzata, ma spero si capisca che, se avessimo avuto l’esatta percezione die fatti, probabilmente sarebbe stato diverso. Non sapevamo come comportarci: abbiamo recitato fino in fondo la nostra parte. Una parte delicata, forse troppo cinica nel suo aspetto esteriore ma solo in quello. Certo che se ci avessero detto anche quello che non dovevamo fare, dopo averci detto quello che dovevamo fare, sarebbe stato meglio. Vedere quel giro d’onore e l’esultanza di una parte del pubblico, in retrospettiva, non è certo così edificante [...]».