Varie, 30 marzo 2005
CONTI
CONTI Quirino Amandola nelle Marche 1951. Architetto. Stilista. Scenografo. Costumista. Autore di Mai il mondo saprà • «Partendo dall’’abito di Dio”, offerto dal Creatore ad Adamo ed Eva al momento della cacciata dal Paradiso, approda a Coco Chanel, Charles James Worth, Yves Saint Laurent, Kenzo, Castelbajac, Missoni, Miyake. Chiama Balenciaga ”la luminosissima tenebra”. Versace per lui è il seduttore massimo, Galliano è l’incantatore. Divide gli stilisti in Indistinguibili, Addobbatori, Raccattatori, Pleonastici a seconda del loro operare. Ma, si ferma soprattuto su Giorgio Armani: il re regicida. L’innovatore, colui che traghetta il mondo del caos creativo dalla fantasia che produce il vestito unico e iperdecorato al nuovo ordine dell’abito multiplo e destrutturato. ”La moda aveva bisogno di un suo Piccolo generale, e con lui tutto cambiò. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che l’autore di quel regicidio di lì a poco si sarebbe fatto imperatore”. Così Quirino Conti, architetto, stilista, scenografo e costumista racconta uno dei momenti che hanno fatto da spartiacque nella moda [...]. Attimo saliente, di rivoluzione. Di ristrutturazione. Perdita dell’atelier e del couturier che lavora come un artista di corte, tra boiserie e contesse, birignao e sete, per cedere il passo a un nuovo personaggio, il designer, che inventa il ”costume” moderno. Di più, guida un reggimento di nuovi soldati dello stile: nasce così la fabbrica della moda. Sono gli enervés , i nervosi, coloro che esprimono il proprio genio tra sofferenze che gli altri ignorano. Tra loro ci sono anche i sarti. [...] Conti adora la moda, ci lavora e la considera arte. Arte misteriosa. Arte vilipesa dai bottegai che considerano gli stilisti niente, visto che per lo più sono gay e fanno vestiti. [...] ha collaborato con Valentino, Krizia, Fendi, Inghirami. E la studia come un anamopatologo. Conti sa tutto. [...]. Traccia le connessioni tra moda, arte, cinema, musica, filosofia. Cita Wallis Simpson e il duca di Windsor, Cecil Beaton e Alexander McQueen, il poeta Costantin Kavafis e Martin Margiela, Gertrude Stein accanto a Rei Kawakubo. [...]» (Paola Pisa, ”Il Messaggero” 30/3/2005).