Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  marzo 27 Domenica calendario

Bikram Choudhury, yogi indiano tra i più famosi d’America, è diventato ricchissimo grazie alle 600 palestre di proprietà o in franchise nelle quali si insegna col suo metodo: 26 posizioni in sequenza fissa in un ambiente circondato di specchi e tappeti alla temperatura di 41 gradi

Bikram Choudhury, yogi indiano tra i più famosi d’America, è diventato ricchissimo grazie alle 600 palestre di proprietà o in franchise nelle quali si insegna col suo metodo: 26 posizioni in sequenza fissa in un ambiente circondato di specchi e tappeti alla temperatura di 41 gradi. Choudhury, chiamato anche ”Mr. McYoga”, ha depositato vari marchi (’Bikram Yoga”, ”Bikram Basic Yoga System”) ed ha iniziato una battaglia legale per dotare di copyright il suo metodo: a partire dal 2002 ha preso di mira 1300 palestre che, pur non avendo con lui un accordo di franchise, insegnano le 26 posizioni-Bikram. In alcuni casi, ha chiesto un risarcimento dei danni fino a 150mila dollari. Le piccole palestre hanno reagito utilizzando il modello anti-Microsoft e si sono unite nell’«Open Source Yoga Unit» portandolo davanti al tribunale di San Francisco. Il caso, in giudizio entro questa primavera, potrebbe avere conseguenze su un gran numero di attività, dalla coreografia alle arti marziali: vincesse Bikram, un campione di pallacanestro potrebbe registrare una forma di schiacciata ed impedire che altri la insegnino o la utilizzino. I legali di Choudhury sostengono che il copyright sullo yoga è assimilabile a quello sulla musica (non sono protette le note, dicono, ma la sequenza delle stesse); quelli dell’OSYU (e la quasi totalità degli studiosi di diritto) ribattono che la protezione del copyright non si estende a un’idea o a una procedura, ma solo alla sua espressione: può essere protetto un libro di ricette, non il metodo per fare un piatto. Secondo ”The Economist”, Mr McYoga dovrebbe casomai chiedere un brevetto (’patent”), e anche in quel caso avrebbe ben poche speranze.