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 2005  marzo 29 Martedì calendario

Choudhury Bikram

• Calcutta (India) 10 febbraio 1946. Yogi. «[…] Il più noto e controverso dei nuovi imprenditori dello yoga […], nato a Calcutta e arrivato negli Stati Uniti negli anni’ 60. […] un personaggio singolare che vive in una villa di Beverly Hills circondato da 35 tra Rolls Royce e Bentleys e che ha dichiarato qualche anno fa ad una rivista di avere “due palle come due bombe atomiche da 100 megaton ciascuna”. Il suo impero è costituito da 600 palestre di yoga di proprietà o in franchise nelle quali si insegna “hot yoga” o quello che viene definito il “metodo Bikram”: 26 posizioni yoga in sequenza fissa, accompagnate da un insieme di istruzioni altrettanto rigide da parte del maestro. Il tutto in un ambiente circondato di specchi e tappeti, alla soffocante temperatura di 41 gradi. Bikram ha ritenuto che il suo “business model” avesse bisogno di un’adeguata protezione legale e ha pertanto depositato vari marchi, come “Bikram Yoga”, “Bikram Basic Yoga System”. Protetti legalmente sono naturalmente anche i suoi libri e le videocassette, ma Bikram si è spinto su un terreno dove nessuno era ancora andato. Ritiene infatti che anche la sequenza delle sue 26 posizioni yoga e il “dialogo” […] “Mr. McYoga”, come viene ormai chiamato Bikram ha fatto seguire alle parole i fatti. A partire dal 2002 ha inondato di lettere le 1300 palestre yoga che, pur non avendo con lui un accordo di franchise, insegnano le 26 posizioni-Bikram con o senza variazioni e ha fatto causa ad una piccola palestra di Los Angeles, con una richiesta di 150 mila dollari per danni. Le piccole palestre minacciate hanno reagito utilizzando questa volte il modello anti-Microsoft dell’Open Source. Si sono unite in un gruppo chiamato appunto “Open Source Yoga Unit” (OSYU) e […] hanno portato Bikram davanti al tribunale di San Francisco, chiedendo al giudice di proibirgli di usare il copyright per impedire ad altri di dare lezioni di yoga utilizzando la sequenza-Bikram. […] I legali di Bikram sostengono che il copyright sullo yoga è assimilabile a quello sulla musica di una canzone. Non sono protette le note, dicono, ma la sequenza delle stesse. […] Come ha osservato “The Economist”, quella di Bikram non è un’espressione artistica, protetta da copyright , ma un processo “funzionale” (Bikram infatti rivendica al suo metodo illimitate proprietà terapeutiche) che potrebbe eventualmente essere protetto solo da un brevetto (“patent”). Ma “pur considerando - scriveva The Economist - le stravaganze dell’ufficio brevetti statunitense, Bikram non ha alcuna speranza di ottenere un brevetto”» (Andrea Rocco, “il manifesto” 27/3/2005).