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 2005  marzo 25 Venerdì calendario

«Ecco quel che ho fatto un giorno del mio corpo: A Leysin, nel 1945, per farmi un pneumotorace da pleurite, mi hanno tolto un pezzo di costola, che mi hanno restituito solennemente, avvolto in un pezzo di garza (i medici svizzeri sostenevano che il mio corpo mi appartiene e che sono proprietario delle mie ossa, nella vita come nella morte)

«Ecco quel che ho fatto un giorno del mio corpo: A Leysin, nel 1945, per farmi un pneumotorace da pleurite, mi hanno tolto un pezzo di costola, che mi hanno restituito solennemente, avvolto in un pezzo di garza (i medici svizzeri sostenevano che il mio corpo mi appartiene e che sono proprietario delle mie ossa, nella vita come nella morte). Ho conservato per lungo tempo in un cassetto questo pezzo di me stesso, una sorta di pene ossoso, simile all’osso di una cotoletta di agnello, non sapendo che farmene e non osando nemmeno di sbarazzarmene per paura di attentare alla mia persona: così finii di riporlo in un secrétaire tra molti oggetti "preziosi" come vecchie chiavi, un libretto scolastico, il carnet de bal e il portacarte in taffetà rosa di mia nonna B. E poi, un giorno, sapendo che la funzione di tutti i cassetti è quella di addolcire, rendere più accettabile la morte degli oggetti, facendoli passare attraverso una specie di posto pietoso, come dentro una cappella polverosa, ma non osando gettare, nella mondezza comune del palazzo, un pezzo di me, buttai questa specie di cotoletta e il suo involucro giù dal balcone, come se disperdessi romanticamente le mie ceneri, nella via Servandoni, dove qualche cane arriverà attratto dal suo fiuto» ("Roland Barthes par Roland Barthes").