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 2005  marzo 23 Mercoledì calendario

DI PIETRO Cristiano Vasto 1 ottobre 1973. Figlio di Antonio • «[...] non andategli a dire che qui casca l’asino e che una volta o l’altra doveva succedere che perfino il figlio del ”mitico Tonino” sarebbe finito in politica

DI PIETRO Cristiano Vasto 1 ottobre 1973. Figlio di Antonio • «[...] non andategli a dire che qui casca l’asino e che una volta o l’altra doveva succedere che perfino il figlio del ”mitico Tonino” sarebbe finito in politica. Come Bobo Craxi, così bombardato da quel tormento continuo (’ Ma lo sa che lei è tutto il suo papà? Ma lo sa che lei cammina come il suo papà?”) che per un verso lo lusinga e per un altro gli pesa tanto che un dì sospirò malinconico: ”Se non altro abbiamo lo stesso numero di scarpe” Come ”Pippo” Cossiga, il figlio di ”don Ciccio” [...] Come Raffaele Fitto, imposto giovinetto a guidar la Puglia già dominata da papà Totò. Come mille altri di adesso e del passato, da Antonio Martino (fu Gaetano, ministro) a Massimo D’Alema (fu Giuseppe, deputato), da Giorgio La Malfa (fu Ugo, statista pessimista) a Eva Klotz (fu Georg, dinamitardo tirolese). O come, pietanze d’oggi, i figli di Umberto Bossi, Riccardo e Renzo, in coda per raccogliere l’eredità leghista come si eredità un trumò. ”Ma che c’azzecca?”, chiede Cristiano, ”Mica mio padre mi ha raccomandato in un collegio parlamentare! Stiamo parlando delle elezioni comunali di Montenero di Bisaccia! Oh! Montenero, mica Montecitorio!”. Lo fa, spiega, per ”senso del dovere: dopo aver dato una mano in tante campagne elettorali, stavolta gioco anch’io. Per il mio paese. [...]”. [...] caddero pulviscoli di celebrità anche su di lui, Cristiano. Ed ecco le tivù e frotte di cronisti per il giuramento come agente di polizia. E poi per gli esami di maturità all’Itis di Pratola Peligna, dove le agenzie precisavano che aveva commentato una riflessione di Pavese. E poi per un banale incidente d’auto con tanto di allarmate descrizioni: ”Il figlio del giudice ha subito un ’colpo di frusta’”. E tutti a invidiarlo e a immaginare ”chissà quanti privilegi” anche se Maria Grazia Cutuli, che poi sarebbe morta per il ”Corriere” in Afghanistan, spiegava su ”Epoca” che il giornalino del suo corso di polizia scriveva: ”Con un cognome così non potevano che toccargli sei turni di piantone, per giunta di sabato”. Anni dopo, scrollate le spalle dalle polveri di stelle e dai successivi calcinacci caduti addosso al padre (come l’accusa di un coinvolgimento in ”Affittopoli” per quel quartierino di una banca vicino alla Scala), Cristiano dice di essere un poliziotto, un uomo, un marito e un padre contento. [...]» (Gian Antonio Stella, ”Corriere della Sera” 23/3/2005).