Varie, 23 marzo 2005
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TANGE Kenzo Osaka (Giappone) 4 settembre 1913, Tokyo (Giappone) 22 marzo 2005. Architetto • «Prima di andare all’Università imperiale di Tokyo, a metà degli anni Trenta […] aveva studiato a Hiroshima
TANGE Kenzo Osaka (Giappone) 4 settembre 1913, Tokyo (Giappone) 22 marzo 2005. Architetto • «Prima di andare all’Università imperiale di Tokyo, a metà degli anni Trenta […] aveva studiato a Hiroshima. E fu lui a vincere il concorso per progettare il Segno della memoria, il Museo e la Biblioteca dei ragazzi che, costruiti tra il 1949 e il 1955, compongono il Centro della Pace in quella città martire. Un’opera che non solo per il suo significato ma per la sua qualità lo fece conoscere al mondo. In Giappone si era già affermato. Aveva ottenuto il primo premio in tre importanti concorsi, ma nessuno di questi progetti era stato realizzato. L’espansione economica, con la ripresa dell´attività edilizia, e l’evoluzione politica del paese diedero poi modo a Tange di concepire con criteri innovativi sedi di prefetture e municipi in molte città importanti. Lasciando libero il primo piano percorribile dai pedoni, distinguendo volumetricamente il blocco più alto degli uffici dal corpo basso degli ambienti a contatto con il pubblico, apriva gli edifici destinati a queste istituzioni. Non più palazzi ma centri civici, dove si abbattevano le frontiere che tradizionalmente avevano separato popolazioni e apparati amministrativi. La fama di Tange si diffuse a livello internazionale. Nel ”59 ricevette il Grand Prix d’Architecture et d’Art della rivista L’architecture d’aujourd’hui e nel ”60 fu chiamato a tenere un corso al Massachusetts Institute Technology. Questo periodo, il più felice della produzione di Tange, durante il quale realizzò anche la Cattedrale cattolica di Tokyo, culmina nelle splendide attrezzature per le Olimpiadi del 1964. Secondo un giudizio autorevole di William Curtis sono state progettate ”con un’efficacia architettonica eguagliata, a quel tempo, solo da Utzon, Nervi ed Eero Saarinen”. Forse persino in misura più notevole di quelli. Altrettanto noto quanto discutibile è il piano urbanistico che nel 1960 in gruppo con altri Tange propose per Tokyo, immaginandone un’espansione che si prolungava nelle acque della baia. Vano tentativo di dare un ordine a una città di dieci milioni di abitanti sembra aver segnato nella parabola della sua vita una sensazione di inadeguatezza, di perdita di speranza progettuale. Se egli allora si è sentito incapace di prevedere concretamente l’avvenire della città, si può spiegare come mai in tempi successivi Tange abbia prestato il prestigio del suo nome a garanzia di operazioni urbanistiche a dir poco non convincenti. Purtroppo anche in Italia in vari luoghi della nostra penisola e almeno in un caso con esito nient’affatto positivo. Il valore dell´eredità di Tange resta affidato soprattutto alla fase di attività alla quale appartengono, insieme con altre contemporanee, le opere che abbiamo ricordato. Con una forza che prima di allora non si era avvertita, esse annunciarono in quale misura lo spazio dell’architettura moderna, nata in Europa, si fosse dilatato e ancora nel globo si sarebbe ingrandito. La qualità di quelle opere è data dallo straordinario equilibrio con il quale Tange riusciva a comporre le esperienze della nuova architettura europea - e in particolare di Le Corbusier, che parallelamente lavorava in India - con elementi della tradizione giapponese. Il rifiuto di cancellare la propria cultura per riprodurre passivamente e il più delle volte malamente modelli importati e il proposito di dare con l’architettura un contributo a migliorare le condizioni sociali distinguono nettamente la modernità di quelle opere di Tange dai brutali interventi della modernizzazione. […]» (Carlo Melograni, ”la Repubblica” 23/3/2005). «’Ho avuto due maestri: Michelangelo e Le Corbusier”. Amava dire così Kenzo Tange[…] Con lui il Giappone aveva imboccato la strada della modernità, grazie a lui il mondo aveva imparato a conoscere l’architettura giapponese del dopoguerra (un mix di eleganza orientale, estetica occidentale, nuovi materiali): quella che cercava di coniugare Mayekawa con Michelangelo e Le Corbusier (magari con un tocco di Gropius), quella che avrebbe poi formato allievi come Arata Isozaki o Fumihiko Maki, quella che ora proseguirà (attraverso il figlio Paul) nel megastudio vicinissimo al Palazzo Akasakà, residenza del principe ereditario, o nelle filiali di Parigi, New York, Sydney, Singapore, Madrid. […] Tange era nato il 4 settembre 1913 a Osaka ma aveva trascorso la sua infanzia nell’isola di Shikoku, a Imabari, laureandosi in ingegneria alla Statale di Tokio nel 1938 e cominciando a lavorare nello studio di Kunio Mayekawa (’Ho deciso di fare l’architetto dopo aver visto i lavori di Le Corbusier su una rivista”). Le sue prime opere ”significative” sono il Parco e il Centro della pace di Hiroshima (1955-56), destinati a diventare ”il cuore spirituale’ della ricostruzione della cittadina distrutta dalla bomba del 6 agosto 1945. Così il Giappone in qualche modo ”risorgeva dalle ceneri della guerra” come staranno poi a dimostrare il municipio di Tokio (1957) e quello di Kagawa (1958), il complesso Imabari a Shikoku (1957-58) e il palazzo della Dentsu a Osaka. Dopo una breve esperienza di insegnamento americana al Massachusetts Institute of Technology, Tange era rientrato in Giappone per realizzare (nel 1960) il municipio di Kurashiki e per firmare il piano urbanistico di Tokio (secondo alcuni la sua opera più importante) che ”prevedeva l’espansione della città lungo un asse rettilineo che partendo dalla terra ferma si sviluppava per l’intera profondità della baia”. Il suo modello di architettura, d’altra parte, ”era verificabile solo su scala urbana” (più volte aveva detto di non aver mai voluto disegnare la propria casa ”perché non voglio che mia moglie e i miei figli se ne possano lamentare”). Con ogni edificio che rappresenta uno dei tanti tasselli ”di un discorso spaziale che deve investire l’intera città”. Come dimostrano il centro culturale di Nichinan (1964) e quelle strutture (piscine, stadio coperto, palazzetto) per le Olimpiadi a Tokio che fecero di lui uno degli architetti più celebri del mondo e che lo ”aprirono” a un linguaggio sempre più internazionale: la cattedrale cattolica di Santa Maria a Tokio (1964) […], gli uffici della televisione a Tokio (1965), il centro di comunicazione della regione Yama nashi a Kofu (1966-67), la sede della Shizouka (1967-68) e quella Park Tower di Shinjuku (1994) che farà da sfondo alle angosce esistenziali di Bill Murray in Lost in translation. Il mondo intanto imparava a conoscere Tange, che è stato uno degli architetti più premiati del Novecento: dall’Asahi all’Onoreficenza imperiale al Pritzker (il Nobel dell’architettura) che gli verrà consegnato nel 1987. E imparava anche che il Giappone non era più soltanto la villa imperiale di Katsura e che si poteva reinterpretare quella tradizione magari utilizzando materiali moderni come il calcestruzzo. Non c’era più solo il Giappone per le opere di Tange […]: la Società delle Belle Arti a Minneapolis (1974), il Royal State Palace a Gedda (1982), l’Università Yarmouk ad Amman ( 1986), il Centro Oub a Singapore (1986), l’Università del Golfo Arabo in Bahrain (1988) e quella di Orano (1989), il Grand Ecran a Parigi (1991), il President International Tower a Taipei (2001). E poi l’Italia: le Torri di Bologna (1967), il quartiere Librino (1971), il Centro amministrativo di Napoli (1995), il Quartiere Affari a San Donato milanese (1990-99) e il progetto per il mai realizzato Sdo di Roma, la cittadella degli uffici che avrebbe dovuto essere costruita tra Pietralata e Centocelle. Da grande urbanista Tange (’un piccolo uomo elegante dall’aria delicata che parlava sempre a bassa voce”) aveva avuto parole dure per la città eterna: ”’ho visitata almeno centocinquanta volte. Sono innamorato di Roma ma così com’è oggi è destinata a morire. Non c’è più tempo da perdere”. La sua era, in fondo, una saggezza da vero orientale. Che spesso lui sintetizzava in frasi semplici ma efficaci: l’architettura? ”deve avere qualcosa che attrae il cuore degli uomini ma anche forme e spazi logici”; il progetto? ”è un trampolino per il progetto successivo”. […]» (Stefano Bucci, ”Corriere della Sera” 23/3/2005). «[…] Allorché approdava in italia, a Venezia per mostre-omaggio e per le Biennali Lagunari, a Napoli per il Centro direzionale, a Catania per Librino, una sorta di new town, così come a Bologna, dove le sue due alte torri svettano dal centro, o ancora a Roma per i lavori progettati anche con Renzo Piano, Kenzo Tange si dichiarava assai soddisfatto. Amava il nostro Paese con tutto il suo cuore e la sua mente, Roma in particolar modo, più volte ha ripetuto di ammirare e sentirsi in qualche modo figlio di Michelangelo e di Le Corbusier, i prediletti. Kenzo Tange era nato nel settembre del 1913 a Osaka, cresciuto nell’isola di Imabari, laureato a Tokyo nel 1938 con tesi di impronta razionalista. Era entrato nello studio di Kunio Mayekawa, famoso architetto allievo di Le Corbusier per 4 anni. Insieme elaborarono una sorta di Werkbund giapponese. Era poi entrato a insegnare all’Università di Tokyo. Via via Tange andava meditando la lezione razionalista, operando scelte personali che lo liberavano dall’eccessiva lezione occidentale, pur rimanendone indissolubilmente legato. Sapeva in pratica unire i due universi, discorsi e tradizioni lontani di luoghi remoti e legati dalle tecnologie più avanzate. Tange ebbe modo di incontrarsi con Le Corbusier e con Gropius, eventi di cui parlava e rimasero incisi nell’avventura della sua esistenza e architettura. Negli Anni 50 sempre più attento a un’estetica di purezza, di simbolico ”minimalismo” in anticipo, con occhi puntati alla tradizione giapponese, condusse a termine importanti committenze quali la Fiera dell’Industria e del Commercio a Kobe, nel 1950; il Municipio di Shimizou nel ”54 e l’importante Parco e Centro della Pace di Hiroshima, in ricordo dei morti per la bomba atomica, (nel ”49 vinse il concorso i lavori si conclusero nel 1955-56). Il municipio di Tokyo nel 1957 fu uno dei lavori che lo resero celebre in tutto il mondo, in altri complessi o palazzi d’uffici in giro per il Giappone, Osaka compresa. L’America presto lo chiamò:, il Massachuttetts Institute of Technology gli affidò un corso di urbanistica, e con gli allievi progettò il piano di un gruppo residenziale per 25.000 abitanti nella Baia di Boston. Al rientro nel suo Paese, l’interesse principale fu per lavori su grande scala, con attenzione all’urbanistica. Nel 1960 approntò quella che è tuttora ritenuta forse la fatica maggiore e più rilevante verso un nuovo strutturalismo: il piano urbanistico per Tokyo. Poi fu la volta, nel ”65-67, del piano per la ricostruzione di Skopje, con abitazioni tipo che verrano in parte realizzate poi in Giappone. Nel frattempo riconoscimenti e premi si moltiplicavano da varie parti del mondo, ebbe la prima laurea honoris causa all’Università di Buffalo nel ”59, la ricevette pure al Politecnico di Milano nel ”64, poi in diverse parti del mondo, fino a ottenere nell’87 il Pritzker, che è un po’ il Nobel dell’architettura Al 1970 risale il piano generale del nuovo Centro direzionale di Bologna, mentre progettava importanti edifici al livello urbano in Giappone quali il Municipio di Kurashiki, con azzardato inserimento nel tessuto di casupole ed edifico di notevole altezza come soluzione plastica; segue il Centro Culturale di Nichinam, nel ”65 gli uffici della Tv a Tokyo, poi il Centro delle Comunicazioni della regione a Kobe e altre sedi a Tokyo. Edifici o insediamenti che si impongono come parte di un discorso spaziale che coinvolge la città intera. Le Olimpiadi del ”64, con stadio coperto e palazzetto dello sport, la celebre piscina a Tokyo, e la Cattedrale cattolica di St Mary resero Tange fra gli architetti più famosi, tanto che le committenze si moltiplicarono al punto che di recente parlava di 20 nazioni dove era attivo il suo studio composto di oltre un centinaio d’ archiettti, con sedi a Singapore, Parigi, New York. Gli Anni 70 registrarono un’attività frenetica, fra cui l’allestimento della zona centrale dell’Esposizione di Osaka nel 1970, dove era presente il giovane Renzo Piano; in seguito l’Ambasciata turca a Tokyo, la Cattedrale cattolica a Tokyo, i lavori in Algeria come l’Istituto di Architettura e Urbanistica a Orano. A Milano dal ”90 al ”98 lo si vedeva talora perché approntò il progetto di urbanistica del Quartiere d’affari di San Donato, realizzando la sede della BMW e la torre dell’Agip. Quanto a Roma gli venne affidato nell’89 lo Sdo, dopo la legge che trasferiva uffici e ministeri in zona più periferica, alte salirono le polemiche al cielo per la scelta dello straniero, gli fu affiancato Renzo Piano ma il progetto ha incontrato solo ostacoli ed è stato più volte fermato. Tange aveva pure formato allievi, come il grande Arata Isozaki e Kurakawa, soprattutto legando Oriente e Occidente con poesia e genialità. […]» (Fiorella Minervino, ”La Stampa” 23/3/2005).