Varie, 23 marzo 2005
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Delay Thomas
• Dale Laredo (Stati Uniti) 8 aprile 1947. Politico • «’Il diritto alla vita vale più del matrimonio”. Con questa frase Tom DeLay, capo della maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti, ha riassunto l’approccio etico della destra cristiana al caso di Terri Schiavo: salvare una vita umana è più importante che rispettare le leggi vigenti se assegnano al marito la custodia della moglie. Paladino di quella che ha definito la ”sacralità della vita”, acerrimo nemico dll’aborto e regista del rifiuto di assegnare fondi pubblici alla ricerca sulle cellule staminali, Tom DeLay è un deputato del Texas, eletto nei sobborghi di Houston, e deve la propria forza politica alla capacità di rappresentare valori ed istanze della destra cristiana. Arrivato a Capitol Hill per la prima volta nel 1984 dieci anni dopo fu uno dei protagonisti della vittoria elettorale che consentì ai repubblicani di riconquistare il controllo della Camera. Nel 1998 avrebbe potuto essere lui a diventare presidente della Camera ma scelse di rinunciare, per dedicare ogni sforzo alla proposta di impeachment contro Bill Clinton per il Sexgate. […] Protagonista durante la crisi irachena di duri scontri in aula con i democratici, è noto per riferirsi alle truppe americane impegnate nella guerra al terrorismo come ”soldati in marcia per la libertà” ed è fra i più determinati difensori dei diritti di Corea del Sud, Israele e Taiwan fra i banchi del Congresso, considerando questi Paesi democrazie circondate da ”nemici minacciosi”. […] Considerato da commentatori liberal e conservatori come una delle figure più polarizzanti della scena politica […]» (’La Stampa 23/3/2005). «[…] deputato del Texas, capo della maggioranza repubblicana alla Camera, uno dei personaggi più potenti della Washington di questi tempi e noto per i suoi modi bruschi e arroganti, oltre che per i suoi metodi a dir poco disinvolti. La sua azione più famosa è quella di avere ”ridisegnato” i confini del distretto in cui viene eletto in modo da raggruppare tutti insieme, quasi uno per uno, i suoi sostenitori in vista del voto […]. Non si poteva fare, perché i confini dei distretti elettorali vengono aggiornati solo ogni dieci anni, a seconda delle variazioni nel numero di abitanti che emergono dal censimento che è appunto decennale. Ma siccome il concetto di DeLay è che chi ha la maggioranza fa quello che gli pare (e nel Congresso texano locale la maggioranza è saldamente repubblicana anzi ”delayana”), la ridistribuzione fu fatta lo stesso. La cosa prese aspetti anche molto singolari, come la ”fuga” dei deputati locali democratici nel vicino Oklahoma per sfruttare una norma che non consente di legiferare se un certo quorum di deputati è irreperibile nello Stato, ma poi tutto passò e DeLay poté festeggiare questa ulteriore dimostrazione di potere che aveva saputo dare. Altre storie che lo riguardano sono il fatto che in Texas ci sono tre suoi stretti collaboratori inquisiti per strani traffici di riciclaggio di denaro sporco. […] è riuscito a sostenere che lui non c’entra […]. Poi c’è il fatto che la ”commissione etica” della Camera, rigorosamente bipartisan, lo ha ripetutamente ammonito e poi […] esplicitamente ”censurato” per ben due volte in una sola settimana. La prassi, il buon gusto e anche le stesse ”regole interne” del gruppo parlamentare repubblicano avrebbero voluto che DeLay, per via di quelle censure, si dimettesse da capogruppo. Ma lui se n’è ben guardato ed anzi ha preteso che i suoi colleghi di partito votassero un ”emendamento” alle loro regole interne in cui si diceva che le censure non contavano più e che quindi lui poteva conservare il suo incarico. In pratica, lo stesso meccanismo che è stato seguito (a prescindere dalla portata, ovviamente) nella legge ad personam approvata per il caso di Terri Schiavo. L’idea che un personaggio del genere possa essersi lanciato sulla vicenda dolorosa di Terri Schiavo in seguito a un moto irrefrenabile del proprio cuore generoso è la meno condivisa che ci sia, al Congresso. Lui ha semplicemente ”fiutato” la possibilità di sfruttare questa storia in vista delle elezioni di mid-term del 2006, dicono un po’ tutti (alcuni per lodare la sua abilità, altri per indignarsi del suo cinismo). […] Che ci sia nel futuro di DeLay un destino simile a quello di Newt Gingrich, l’ex speaker della Camera fatto fuori dai repubblicani proprio per il suo estremismo?» (F. P., ”il manifesto” 22/3/2005).