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 2005  marzo 22 Martedì calendario

Powell DinaDinaHabib

• Nata al Cairo (Egitto) il 18 giugno 1973. Politico. «[...] La missione affidatale [...] dal presidente Bush è a dir poco monumentale: invertire l’onda di anti americanismo che dilaga nel mondo arabo, ponendosi come il ”nuovo volto” dell’amministrazione nel suo delicatissimo sforzo per riconquistare la fiducia del Medio Oriente, compromessa dopo la guerra in Iraq. Ma in qualità di nuovo sottosegretario di Stato, incaricato dei rapporti diplomatici con il mondo arabo, Dina Powell [...] dovrà superare uno scoglio ancora più alto: farsi ascoltare nei palazzi del potere di nazioni quali l’Arabia Saudita, dove una donna non può neppure essere ammessa in ospedale, senza la firma di un uomo, padre, marito o fratello che sia. [...] Ad aiutarla nel suo compito, non è solo il look da star del cinema (capelli corvini e occhi blu) o il fatto di parlare perfettamente l’arabo. ”Dina è una delle persone più di talento che ho mai conosciuto”, assicura Carlos Gutierrez, l’ex self made man e capo della Kellogg, reclutato dalla Powell come Segretario del Commercio Usa. Il presidente, si sussurra nei corridoi, adora questa giovane mamma [...] e avrebbe assunto tutte le persone da lei raccomandate. ”Il nostro Paese è una vera meritocrazia, - ribatte lei - io sono la prova vivente”. Suo padre, capitano nell’esercito egiziano e sua madre, laurea all’American University del Cairo, decisero di emigrare in Texas [...] per dare un futuro migliore a lei e alla sorella minore. Ma la sua infanzia in un sobborgo di Dallas non è facile. ”A scuola avrei voluto disperatamente mangiare anch’io hamburger e patatine fritte - racconta - ma nel cestino della merenda mamma metteva sempre moussaka, foglie d’uva, hummus e falafel”. Dopo l’università, Dina, già allora volontaria sfegatata per eleggere Bush governatore, decide di partire per Washington, dove lavora come stagista per due politici repubblicani del Texas, Kay Bailey Hutchison e Dick Armey. Nel ’99, guida l’ufficio congressuale della Commissione Nazionale Repubblicana per la campagna presidenziale di Bush. Il resto è storia. Il suo aneddoto preferito riguarda la prima visita dei genitori alla Casa Bianca, sei mesi dopo la sua assunzione. ”Quando il presidente strinse loro la mano scoppiarono entrambi a piangere come vitelli - racconta - . In quale altro paese al mondo la figlia di emigranti può diventare il braccio destro del presidente?”. [...]» (Alessandra Farkas, ”Corriere della Sera” 22/3/2005).