Varie, 22 marzo 2005
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MAYNE Thom Waterbury (Stati Uniti) 19 gennaio 1944. Architetto. Vincitore del Pritzker 2005 • «[
MAYNE Thom Waterbury (Stati Uniti) 19 gennaio 1944. Architetto. Vincitore del Pritzker 2005 • «[...] La motivazione del premio, considerato il Nobel dell’architettura, sottolinea ”la continua ricerca di innovazione” di Mayne [...] che nel 1972 aveva fondato lo studio Morphosis» (’Corriere della Sera” 22/3/2005) • «[...] leader dello studio Morphosis a Santa Monica in California, Mayne è un architetto eclettico, radicale, da sempre ai margini dell’ufficialità. Negli ultimi anni, però, gli sono stati commissionati lavori importanti: il Federal Office Building a San Francisco, un futuristico tribunale a Eugene in Oregon, un centro satellitare nei sobborghi di Washington, il villaggio olimpico e la nuova sede per l’università Cooper Union a New York. Prodotto dell’idealismo utopico degli anni ’60, legato a un’idea di architettura come impegno per una società migliore [...] ”[...] le cose migliori, l’architettura critica, è il frutto di carriere che si sono svolte al di fuori dell’ufficialità. Sta avvenendo lo stesso che nel cinema, dove i film più seri sono prodotti da outsider all’industria [...] In America gli architetti si fanno le ossa con progetti non realizzati ma discussi nelle università. Le commissioni cominciano a arrivare dopo i 50 anni, è successo anche a Frank Gehry [...] Senza dubbio il successo di Gehry ha iniettato nuova linfa nell’architettura, ne abbiamo beneficiato tutti”. C’è stato un momento di svolta nella sua carriera? ”La realizzazione del Diamond Ranch High School a Pomona in California, nel ’99. Il successo di quel progetto sta nell’aver trovato una soluzione a come l’architettura di un edificio scolastico può contribuire a far capire il mondo agli studenti. Entrando, i ragazzi ne avvertono immediatamente la logica: il rapporto con il territorio, con l’ecologia, con la geometria [...] Cooper Union è tra le più prestigiose università di architettura. Da studente ero un avido consumatore delle idee e teorie che avevano origine lì. un onore creare un edificio per questo ateneo [...] il mio interesse per un’architettura che prende in considerazione il sito specifico e il territorio, mi fa sentire più vicino agli europei [...] L’opera di ogni artista riflette l’individuo e il suo tempo. I miei studi di architettura sono avvenuti in sincronia con le aspirazioni sociali, politiche e culturali del modernismo. Per me l’architettura era legata al progetto di cambiare il mondo. I miei eroi sono stati Che Guevara e Fidel Castro, ma anche Martin Luther King e John F. Kennedy [...] Ho perso per strada l’idealismo grandioso, le speranze, ho sviluppato un certo cinismo realista, che però non mi impedisce di rimanere legato alla funzione sociale del mio mestiere. La responsabilità dell’architettura è verso il bene della collettività [...] Se andiamo a studiare i movimenti artistici ci accorgiamo che spesso non sono in sintonia coi movimenti politici. Tra qualche decennio sarà curioso vedere come saranno interpretati gli edifici governativi che Morphosis sta erigendo sotto la cappa grigia dell’amministrazione Bush [...] L’architettura non è altro che il rendere concreta la vita [...] Amo disegnare a mano, e per molto tempo ho attribuito un valore estetico intrinseco ai miei disegni. L’avvento del computer non è stato una rinuncia traumatica, ma un’estensione organica e necessaria. Oggi le nostre presentazioni hanno perso l’impronta personale, sono il risultato di un lavoro di équipe. Ma il rapporto tra l’attività ideativa, e il modello tridimensionale è lo stesso che avevo con i disegni fatti a mano [...] Mi sento più un ideatore che un designer, il mio ruolo è quello di coordinare il pensiero e la creatività di un gruppo. Non sono mai stato interessato alla figura dell’architetto genio e demiurgo. L’architettura è un lavoro di collaborazione che mira a risolvere problemi di una complessità che nessun individuo può affrontare da solo. Appartengo alla generazione che ha visto sviluppare la navicella spaziale che ha portato tre astronauti sulla Luna. Per consentire pochi passi a quei tre su un’altro pianeta hanno lavorato, per anni, circa duecento mila persone. Senza un’équipe non ci saremmo mai arrivati”. Ha ancora dei sogni da realizzare? ”Ne ho tre: vorrei costruire un museo, un aeroporto e un auditorium”» (’L’Espresso” 14/4/2005).