Varie, 20 marzo 2005
MORGAN
MORGAN Piers Newick (Gran Bretagna) 30 marzo 1965. Giornalista • « un sabato, nel 1994, e Piers Morgan, il ragazzo prodigio del giornalismo appena nominato da Rupert Murdoch direttore del ”News of the World”, il tabloid della domenica letto da dieci milioni d’inglesi, deve preparare il numero di domani. Sa che l’ammiraglia del gruppo, il ”Sunday Times” , lancerà la biografia del principe Carlo, con la rivelazione dell’adulterio con Camilla. Chiede uno stralcio, ma riceve un netto rifiuto. Che fare? Morgan, 28 anni e l’incoscienza di chi l’ha sempre fatta franca, chiama Rebekah Wade, cronista appena assunta, e la manda, travestita da donna delle pulizie, nella redazione del giornale più nobile. Rebekah ruba una delle prime copie e la porta di corsa al suo capo: ”Ricevetti il ’Sunday Times’ prima di tutti, ed era roba sensazionale”, racconta lui ora. Sbatte tutto sul ”News of the World”, e fa lo scoop. ”Bastardo, il furto non è giornalismo!”, lo sgrida furioso il direttore del ”Times”, derubato. Davvero? Passano dieci anni e, ormai veterano a 38 anni, Piers Morgan, passato a dirigere il rivale ”Daily Mirror”, sta prendendo un drink con la direttrice del ”Sun”, il tabloid di Murdoch dei giorni feriali. Chi è costei, se non l’audace Rebekah Wade? l’estate del suicidio Kelly che fa tremare Tony Blair e Morgan capisce che i fogli che Rebekah ha sul tavolo davanti a sé, a faccia in giù, sono l’anticipazione del rapporto Hutton, il dossier temuto dal premier, che il ”Sun” sta per pubblicare. Racconta: ”Mi bastava metterci sopra le mani, scappare dal ristorante e passare le carte in redazione: avrei preso ancora la prima edizione”. Quando Rebekah si distrae, Morgan allunga la mano. Ma lei è svelta: per un lungo attimo i direttori dei due tabloid più venduti del regno, come ragazzini, cercano di strapparsi di mano alcuni fogli formato A4. ”Dammeli”, dice lei. ”Balle! Pure tu li hai rubati”, risponde lui. Ma cede, e Rebekah guarderà con aria sfottente il suo maestro, fregato. Non sono scene da Prima pagina, caricatura dei giornalisti firmata da Billy Wilder. [...] roba vera, dei nostri giorni: Piers Morgan non dirige più giornali, perché è stato licenziato dal ”Mirror” per avere pubblicato false foto di torture commesse da soldati britannici, [...] 16 maggio 1996, [...] Morgan è invitato a colazione dalla principessa Diana, a Kensington Palace. A tavola c’è pure il tredicenne William, macchinetta ai denti, che critica una foto in cui la nonna Elisabetta ha le unghie sporche ”come se fosse stata in giardino tutto il giorno”. Diana lo sgrida, ma di sé non ha alcun pudore. Davanti al figlio parla liberamente dei suoi amanti, Will Carling, Oliver Hoare, James Hewitt. E sfida Morgan a trovare l’ultimo: ”Non l’indovinerà mai!”. Naturalmente, se fosse solo per Diana, o per i cantanti, gli attori, le celebrità che pagano la popolarità con il rischio quotidiano di vedere la propria vita - droga, alcool, sesso - svergognata da ipocriti tabloid, il racconto di Morgan sarebbe un campionario di pettegolezzi. Ma se entra a Downing Street, assediando anche il premier, il gossip ha rilievo politico. Qui Morgan se la vede con gente più furba perfino di Diana. Nel 1998 Bill Clinton viene a Londra e il ”Mirror” pensa di chiedergli un articolo che incoraggi alla pace in Irlanda del Nord. Ottima idea, dice Alastair Campbell, braccio destro di Blair: scrivetelo voi, poi lo sottoponiamo al presidente. un vecchio trucco del giornalismo, che funziona sempre. Stavolta funziona troppo: il pezzo pieno di sentimento va dal ”Mirror” a Downing Street, poi in America, e torna con l’ok della Casa Bianca. Ma poi esce sul ”Sun”. Morgan non crede ai suoi occhi. Chiama Campbell, che dapprima nega, poi confessa: ”Sì, Piers, gliel’ho dato io. Cerca di capirmi: l’ho fatto per la pace”. Quale pace? La guerra fra ”Mirror” e ”Sun”, il tabloid più venduto del regno, la dice lunga sul rapporto fra stampa e potere. I giornali manipolano i politici, e viceversa. Nel 1999 Morgan ha la soffiata che per la prima volta dopo secoli a Downing Street nascerà un bambino: Cherie Blair è incinta. Ma deve verificare la storia: chiama il solito Campbell e dice una parola sola: ”Cicogna?”. Campbell ride, non nega con la solita minaccia, ”Stampala e dormirai coi pesci”. Lascerà lo scoop del ”Mirror” e, anzi, promette una dichiarazione di Blair. Morgan prepara undici pagine del giornale, ma Campbell richiama: ”Scusa Piers, il ’Sun’ ha avuto sentore, Rebekah ha chiamato Cherie, che non ha negato”. Poi è Tony Blair in persona a scusarsi: ”Ti garantisco, Piers, che non vogliamo sfruttare politicamente il bambino”. Morgan deve accettare: ” il premier, dopo tutto. Metto giù la cornetta e mi metto a urlare al muro”. Perché sa che Blair non oserà mai fare un dispetto al ”Sun”, il giornale che affossò i laburisti di Neil Kinnock, nel 1992. Quante volte gli ha ripetuto la frase ”Preferisco cavalcare la tigre che farmi azzannare alla gola”? Morgan pensa che le confidenze off the record abbiano una data di scadenza, cadano in prescrizione, perciò non teme di raccontare i colloqui con chiunque, da Al Fayed a Gerry Adams, da Elton John al primo ministro. Chissà perché, Morgan era sempre da Tony Blair: ”Ho contato 22 colazioni, sei cene, 24 altre visite per tè e biscottini, più moltissime telefonate. un sacco di tempo per una persona che è presumibilmente la più importante del regno”. E ancora: ”Ripensandoci, penso ci fosse qualcosa di sbagliato”. Nel premier, ovviamente, che dovrebbe avere cose più urgenti da fare che coltivare un giornalista di tabloid. Curioso il rapporto di Morgan con Cherie: il ragazzo prodigio le piace, lo fa entrare nella sua cerchia, ma poi per un articolo di critica lo respinge, lo accusa di non avere una ”bussola morale”. Ha ragione lei, naturalmente, perché Morgan non ha tempo di pensare a quello che fa: compra azioni che il giorno dopo il ”Mirror” consiglierà ai lettori, raddoppiando di valore, o inventa storie per vendicarsi di Rosie Boycott, la direttrice del ”Daily Express” che gli ha fatto uno sgarbo. la vita pericolosa di chi cavalca la tigre dei tabloid. Al News of the World , Morgan pagava un ”crime correspondent” del ”Mirror”, un cronista di nera, che gli passava le notizie. Quando ne diventa direttore, gli dà un mese per smettere il tradimento, ma poi lo licenzia. Non c’è tempo per valutazioni morali. Morta Diana, Morgan sfrutta le confidenze del suo maggiordomo, Paul Barrell. Poi fa assumere un cronista a Buckingham Palace, per spiare la regina. O scova Divine Brown, la prostituta di Hollywood, per svergognare Hugh Grant. Rupert Murdoch dice di lui: ”Piers ha più palle che cervello”. Ma se avesse più cervello non ci avrebbe consegnato questo rapporto su un ceto rampante - attori, calciatori, celebrità, politici - che vive ogni giorno come se fosse l’ultimo» (Alessio Altichieri, ”Corriere della Sera” 20/3/2005).