Varie, 19 marzo 2005
Tags : Ayaan Hirsi Ali
HIRSI ALI Ayaan Mogadiscio (Somalia) 13 novembre 1967. Politico • «[...] Femminista [...] ex deputata in Olanda e oggi studiosa dell’organizzazione conservatrice American Enterprise Institute negli Stati Uniti, dove vive sotto scorta [
HIRSI ALI Ayaan Mogadiscio (Somalia) 13 novembre 1967. Politico • «[...] Femminista [...] ex deputata in Olanda e oggi studiosa dell’organizzazione conservatrice American Enterprise Institute negli Stati Uniti, dove vive sotto scorta [...] ha criticato duramente il trattamento delle donne nelle società islamiche. Lo ha fatto nei suoi libri Non sottomessa (Einaudi), Infedele e Se Dio non vuole (Rizzoli). Nel 2004 il suo amico Theo van Gogh, con cui aveva girato un film sulla sottomissione delle donne nell’Islam, fu assassinato in Olanda. Sul suo petto, c’era una lettera af issa con un coltello: una sentenza di morte per Hirsi Ali, autrice della sceneggiatura del film. [...]» (Viviana Mazza, ”Corriere della Sera” 26/4/2009) • «[…] molto bella. Ha grandi occhi neri, una treccia raccolta le incorona l’ovale del viso. Alta, esile, voce di velluto, gesticola in continuazione. L’aspetto gentile contrasta con i suoi propositi, sembra accecata dalla volontà di salvare tutte le musulmane da quella che definisce la ”gabbia delle vergini”. una donna sola e braccata. Vive in una località segreta, è seguita a vista da guardie del corpo. La sua condanna a morte è stata annunciata nella lettera che un giovane fondamentalista islamico ha lasciato conficcata nel corpo di Theo Van Gogh […] ”La prossima sei tu”. Era lei il vero bersaglio. Insieme al pronipote del pittore olandese, Hirsi Ali ha infatti scritto e realizzato Submission, film-denuncia sulle violenze che le musulmane subiscono in nome del Corano. Nelle immagini, cinque donne nude si rivolgono ad Allah e raccontano abusi fisici e sessuali compiuti da mariti, padri, fratelli. Sulla pelle hanno tatuati dei versetti. Quegli undici minuti ”blasfemi” sono costati la vita a Theo Van Gogh e hanno provocato una fatwa contro la sceneggiatrice. […] in fuga da quando è bambina. Suo padre è stato costretto a fuggire dalla Somalia durante il regime di Siad Barre. cresciuta in esilio, tra Etiopia, Arabia Saudita, Kenya. A 22 anni è scappata di nuovo, rifiutando di sposare uno sconosciuto cui era stata promessa. Dall’Olanda è stata adottata: ha studiato, lavorato come interprete. Poi l’approdo alla politica: prima nel partito social-democratico, ora in quello liberale. […] ”Riconosco che ci sono lati positivi nella nostra religione, come la pietà, la solidarietà. Ma per quanto riguarda le donne, in nome dell’Islam vengono tramandate pratiche crudeli e terribili. La donna è proprietà dell’uomo, padre o marito: deve arrivare vergine al matrimonio, cresce segregata in casa, non viene mandata a scuola. Una volta sposata, se viene picchiata o stuprata non ha nessuna scappatoia […] Ho molti sensi di colpa. Chi non li avrebbe? Theo è stato ucciso in un modo orrendo, porterò per sempre questo fardello […] Non ho niente contro la religione in quanto fonte di consolazione. Rifiuto invece la religione come regola di vita e di morale […] Mio padre era contrario. Mia nonna circoncise me e mia sorella di nascosto. un’usanza che non c’entra con il Corano ma se le massime autorità religiose prendessero veramente posizione contro allora l’infibulazione scomparirebbe […] L’11 settembre 2001, vedendo quelle immagini. Ho sentito il proclama di Osama Bin Laden. E ho pensato ”non è possibile!’. Sono andata a prendere il Corano, Bin Laden citava veramente passi del nostro testo sacro. Il rifiuto è stato naturale […] La mia speranza ripone inanzittutto sui 15 milioni di musulmani che vivono in Occidente: tra loro ci potrebbe essere un Voltaire islamico” […]» (Anais Ginori, ”la Repubblica” 19/3/2005).