Giovanni Vigo, ཿCorrierEconomia 4/10/2004, 4 ottobre 2004
Contro l’invasione dei prodotti stranieri non restava che invocare un inasprimento dei dazi. Vigo: "Contro la delocalizzazione si potevano invece adottare provvedimenti più incisivi
Contro l’invasione dei prodotti stranieri non restava che invocare un inasprimento dei dazi. Vigo: "Contro la delocalizzazione si potevano invece adottare provvedimenti più incisivi. I mercanti reclamarono infatti un cospicuo alleggerimento del carico fiscale, il divieto di impiantare le industrie più remunerative - in particolare la seta - nel contado, la proibizione di introdurre in città le stoffe prodotte nei centri minori per prevenire, così sostenevano, la loro concorrenza sleale. E per dare maggior peso alle loro rivendicazioni ricordavano anche i disordini sociali che sarebbero potuti nascere dalla disoccupazione. Nell’anno 1663 la Camera dei Mercanti - diciamo la Confindustria dell’epoca - si prese la briga di fare qualche conto per mostrare come i lanieri di Canzo, diventata la roccaforte della produzione rurale, godessero di vantaggi così sostanziosi da mettere fuori gioco le industrie urbane". Le accuse si concentrarono su due voci: imposte e costo del lavoro. Cifre alla mano risultò che la tassazione incideva meno del 6 per cento sui maggiori costi, i salari per il 46.