Massimo Sideri, ཿCorriere della Sera 12/1/2005; Barbara Ardù, ཿla Repubblica 15/1/2005; Elena Polidori, ཿla Repubblica 14/1/2005; Jacopo Orsini, ཿIl Messaggero 14/1/2005; Francesco Spini, ཿLa Stampa 15/1/2005, 12 gennaio 2005
In Argentina i principali creditori sono fondi pensione. Detengono il 18,5% del debito ed hanno subito aderito in massa
In Argentina i principali creditori sono fondi pensione. Detengono il 18,5% del debito ed hanno subito aderito in massa. Lo stesso potrebbero fare a breve banche e assicurazioni (e si arriverebbe al 30). Anche negli Usa, il debito è in mano a investitori istituzionali. Ci fosse alla fine una risposta da parte dei creditori non di molto superiore al 50% sarebbero guai. Roberto Lavagna, ministro argentino dell’Economia, dice che in quel caso l’offerta sarebbe chiusa, l’Fmi replica che serve almeno l’80%. Siniscalco: "Si aprirebbe uno scenario senza precedenti, con cause di litigio internazionali, e conseguenze difficili da prevedere". A proposito di Fmi: c’è un comitato di creditori che vorrebbe fargli causa. Victor Uckmar: "A mio avviso ha violato norme procedurali nella concessione dei prestiti che dall’89 si sono successi. Ha violato norme interne perché non mi risulta che abbia controllato la destinazione del prestito. Altra regola interna mancata è la verifica che lo Stato abbia i mezzi, soprattutto attraverso la sua struttura fiscale, per ripagare. Quando io ho esaminato tale struttura tributaria l’ho trovata molto disordinata. Si può configurare una responsabilità extracontrattuale in quanto chi ha concesso prestiti all’Argentina, gli obbligazionisti dunque, faceva affidamento al controllo del Fondo che fino al 2001 ha concesso dei crediti a Buenos Aires".